L'ABC DELLE MALATTIE E DELLE INFEZIONI IN CAMPO PEDIATRICO

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Sherry76
TOPIC_ICON11  view post Posted on 9/11/2007, 13:17




ACETONE
La crisi acetonemica è caratterizzata da vomito e si riconosce dall'odore particolarmente acido dell'alito. La lingua è bianca e patinosa. Il vomito continua malgrado il digiuno. La crisi di acetone è abbastanza normale nei bambini da uno a sei anni ed è dovuta alle ridotte riserve di zuccheri nel bambino di quest'età, il quale, in condizioni di stress, utilizza per le proprie necessità energetiche i grassi che non riesce poi a metabolizzare completamente. Sopravviene abbastanza spesso dopo una rinofaringite o un'otite e lascia il bambino molto spossato. È necessario chiamare il medico e fare seguire al bambino una dieta senza uova né grassi, ma con molto zucchero. Le bibite tipo Coca Cola e Pepsi Cola, in piccole dosi, fanno miracoli.

ADENOIDI
Come le tonsille anche le adenoidi hanno un ruolo molto importante nella difesa dell'organismo contro le aggressioni. Hanno sede nelle fosse nasali e sono molto sviluppate nel bambino piccolo: il loro volume diminuisce in seguito verso i sei-sette anni.
In alcuni casi l'aumento del loro volume può disturbare il bambino: è spesso raffreddato, respira dalla bocca, russa e, talvolta, gli diventa difficile alimentarsi, ha problemi di fonazione e parla col naso.
Dall'età di sei mesi il medico può prendere in considerazione la possibilità di operare. È un intervento facile, praticato da uno specialista (otorinolaringoiatra) con un'anestesia a base di sedativi per i lattanti, generale ma di breve durata per i bambini più grandi. L'operazione, però, non elimina sempre tutti i problemi e non risolve le infezioni croniche, come il raffreddore e le otiti ripetute. Inoltre le vegetazioni adenoidee possono riformarsi.


AIDS
Non in tutti i bambini nati da madri affette da AIDS si sviluppa la malattia. Uno studio effettuato dagli specialisti dell'ospedale Necker-Enfants Malades et l'lnserm mostra come solo il 27% sia sieropositivo. Attualmente, ogni anno nascono in Italia una decina di piccini sieropositivi la cui madre non apparteneva necessariamente a un gruppo a rischio. Se invece il bambino subisce una contaminazione feto-materna durante la gravidanza, la prognosi è grave. L'80% dei bimbi colpiti da AIDS sviluppano rapidamente dei sintomi molto simili a quelli degli adulti.

ALBUMINA
In caso di tonsillite o di vaccinazione antitifoidea, il medico richiede spesso un'analisi delle urine per verificare la presenza o meno di albumina (albuminuria). Un po' di albumina non è, necessariamente, allarmante; un tasso anormale e persistente può invece rivelare una malattia renale spesso con febbre.

ALLERGIA
E' una reazione "anormale" a un agente esterno molto variabile, e che generalmente non ha nessun effetto sulla maggior parte delle persone, dovuta a una probabile ipersensibilità dell'individuo. I fenomeni allergici possono prodursi in qualsiasi momento anche in una persona che non ne aveva mai precedentemente sofferto. Tuttavia nel 70% dei casi la predisposizione all'allergia è ereditaria, con manifestazioni diverse da una generazione all'altra. Fattori esterni, emotività e ansietà possono favorire l'allergia. Le allergie si manifestano con disturbi respiratori, come l'asma o il raffreddore da fieno, con eruzioni cutanee (eczema, orticaria, edema), con disturbi digestivi (nel neonato, soprattutto intolleranza alle proteine del latte vaccino), o con forme oculari, caratterizzate da congiuntiviti. Le sostanze allergizzanti sono innumerevoli: polvere, pollini, peli di animali, piume, acari, prodotti per la casa o per la cura del corpo e, naturalmente, farmaci. La ricerca dell'agente allergenico è, spesso, un problema molto complesso; bisogna quindi consultare uno specialista. Le cure si svolgono in due fasi: prima si elimina ogni contatto con l'agente allergenico, poi si procede alla "desensibilizzazione" .

ANEMIA
Il bambino anemico è sempre stanco, soffre di vertigini e cefalee e presenta un pallore anormale delle mucose, soprattutto a livello delle congiuntive, delle labbra e della bocca. La diagnosi viene fatta controllando l'emoglobina e il numero dei globuli rossi nel sangue. Spesso dovuta a una alimentazione sbagliata perché carente di ferro e di vitamine, può anche essere la conseguenza di una malattia infettiva. Comunque, qualsiasi ne sia la causa, spetta al medico prescrivere la cura necessaria.

ANGIOMA
Vi sono vari tipi di angiomi, comunemente chiamati voglie. Gli angiomi piani sono una dilatazione superficiale dei vasi sanguigni; sono rossi coi bordi ben definiti e senza rilevatezza. Tendono ad attenuarsi col tempo e non ingrandiscono. Spesso localizzati sul collo, sulla parte interna delle palpebre e fra le due sopracciglia, diventano più scuri quando il bambino piange. La cura di questi angioni non dà grandi risultati.
L'angioma tuberoso è una macchia violacea con una certa rilevatezza. Praticamente inesistente alla nascita, compare nelle prime settimane di vita, si allarga rapidamente e si riassorbe spontaneamente in quattro-otto anni. Solo gli angiomi cavernosi, forma più profonda dell'angioma tuberoso, necessitano di controllo ed eventualmente di trattamento chirurgico.


ANORESSIA
Si manifesta col rifiuto costante del cibo, non motivato da disturbi organici. Il bambino perde peso e può anche vomitare "a comando". Questa turba psicologica è il sintomo di un profondo conflitto tra la mamma e il bambino, turbato dall'ansietà materna. Bisogna ricordarsi che vi sono età critiche per l'insorgere dell'anoressia: fra gli otto e i diciotto mesi e nell'adolescenza; può, però, essere anche molto precoce. La cura consiste spesso in una lunga e delicata analisi psicologica, dato che è difficile determinare l'origine della malattia. Ma attenzione: il rifiuto del cibo non è sempre anoressia. Il bambino può mancare di appetito per altre cause. Finché il suo peso rimane nella norma non c'è da preoccuparsi.

APPENDICITE
Infiammazione dell'appendice, piccolo organo all'inizio dell'intestino crasso, che dovrebbe contribuire, in certa misura, a difendere l'intestino dalle infezioni batteriche e virali. È piuttosto rara nei bambini molto piccoli. Difficile da diagnosticare perché il bambino dice spesso di avere mal di pancia.
La crisi acuta è violenta e improvvisa, con forti dolori addominali nella parte destra del corpo, che raggiungono l'inizio della coscia. Il dolore può anche non essere ben localizzato. Il bambino ha nausea e vomito, con febbre non troppo alta, 37,5° - 38°. Bisogna chiamare il medico e se l'attesa si prolunga, mettete un po' di talco e un asciugamano sulla parte destra dell'addome del bambino e ponetevi sopra la borsa del ghiaccio.
Potete anche dargli da bere un po' d'acqua non gasata e ghiacciata.
L'intervento chirurgico è semplice e dura dai quindici ai venti minuti; la degenza è di otto giorni e la convalescenza, a casa, di un mese circa. La peritonite è la conseguenza di un'appendicite non curata. Il dolore si diffonde in tutta la pancia, che diventa dura, "addome a tavola", impossibile da palpare; il vomito è continuo, il bambino pallido e coperto di sudore, la febbre alta, 39° - 40°. Il piccino soffre molto e deve essere ricoverato d'urgenza in ospedale per l'intervento.


ASCARIDIASI
È causata da un parassita intestinale (ascaride), che vive nell'intestino tenue; è un verme rotondo, sfilato alle estremità, lungo dai quindici ai venti centimetri e con un diametro di quattro-cinque millimetri. Penetra nell'organismo sotto forma di uovo contenente un embrione: può venire da frutta o verdura lavata male o semplicemente da mani sporche. L'ascaridiasi è spesso ignorata e si manifesta solo con l'espulsione di vermi dall'organismo. La loro presenza può però portare tosse con difficoltà respiratorie o disturbi dell'apparato digerente. Per eliminarli il medico prescriverà una medicina da prendere in una sola volta e da ripetere tre settimane dopo. È bene controllare le feci degli altri bambini della famiglia.

ASMA
Allergia respiratoria che si manifesta con crisi respiratorie acute, dovute a un momentaneo restringimento dei bronchi (broncospasmo): la prima crisi può essere improvvisa e violenta. Per evitare ricadute bisogna ricercare i fattori, spesso inalati, che l'hanno provocata. Può trattarsi di polvere di casa, polline di fiori, peli d'animali, piume dei cuscini ecc. La ricerca delle cause può essere effettuata soltanto da un allergologo. Anche un lattante può essere soggetto a crisi asmatiche. La crisi è spesso preceduta da tosse o dal nasino che cola; sopraggiungono poi le difficoltà respiratorie: l'espirazione diventa sempre più difficile, rumorosa e sibilante (fischio).
A questi disturbisi aggiunge uno stato di angoscia. La crisi può essere relativamente breve, solo qualche ora, ma può anche durare ventiquattro ore e si conclude con la tosse, come era iniziata. Tra una crisi e l'altra il piccino sta perfettamente bene. La cura viene stabilita in base alla frequenza e all'intensità delle crisi. Ricordatevi comunque che le crisi asmatiche sono generalmente più impressionanti che gravi. L'asma si cura oggi con farmaci preventivi (da inalare o per via orale) e con trattamento in fase acuta, di solito per aerosol.


ASPIRINA
È la medicina più usata per la cura dei bambini. Il suo nome scientifico è acido acetilsalicilico; ha proprietà antipiretiche, antinfiammatorie e analgesiche; le dosi e l'uso vengono stabilite secondo l'età. Sotto i due anni, in caso di febbre si deve somministrare a piccole dosi, ripetute durante la giornata. Alcuni medici, ritenendo che presenti più inconvenienti che vantaggi, la sostituiscono o l'alternano col paracetamolo.


BALBUZIE
Disturbo della pronuncia che consiste nell'articolare certe parole con ripetizioni e arresti. La balbuzie può manifestarsi a qualsiasi età; nella prima età, quando il bambino impara a parlare, non è però preoccupante: a volte il bambino ha da dire più cose di quanto gli permettano le sue conoscenze del linguaggio.
Questo disturbo va, invece, preso in seria considerazione se appare più tardi: è spesso il sintomo di un'angoscia profonda, provocata dall'inizio della scuola elementare o dalla nascita di un fratellino.
Si accentua sempre in situazioni di stress. Talvolta è accompagnata da disturbi respiratori, da difficoltà sul piano dello sviluppo motorio o da enuresi. La balbuzie è curata con l'ortofonia associata a tecniche di relax o alla psicoterapia. Il bambino che balbetta ha soprattutto bisogno di molto affetto e comprensione da parte dei genitori.


BRONCHIGLITE
Caratteristica bronchite del bambino di meno di due anni. Inizia con una rinofaringite, poi il bambino comincia a tossire, respira faticosamente ed espira sibilando e con un rumore che denota la presenza di catarro. A meno di sei mesi, il bimbo ai limiti dell'affanno respiratorio deve essere ricoverato in ospedale, a meno di tre mesi il ricovero deve essere in ogni caso immediato.

BRONCHITE
Malattia infiammatoria dei bronchi. Prima dei sei mesi, il bambino è particolarmente sensibile agli attacchi dei virus e dei batteri, perché ancora insufficientemente provvisto di difese immunitarie. La bronchite, che deve essere immediatamente curata, è spesso la complicazione di una rinofaringite, di un'influenza, del morbillo, della pertosse e può anche avere un'origine allergica.
La bronchite si manifesta con una tosse insistente, secca o catarrosa; generalmente con poca febbre, ma con un'accelerazione del ritmo respiratorio e con una respirazione ansante o rumorosa. La cura deve essere assolutamente prescritta dal medico; l'infezione batterica si combatte con antibiotici. State attenti che il bambino non prenda freddo, ma non copritelo troppo; l'ambiente deve essere temperato e senza correnti d'aria.


CADUTA
Le cadute sono fra gli incidenti più frequenti, in particolare quando i bambini imparano a camminare, e il più delle volte non sono gravi. Sono invece preoccupanti se hanno come conseguenza vomito, sangue dal naso o dall'orecchio, perdita di conoscenza o impossibilità di muovere un arto (segno di frattura o, perlomeno, di una grave slogatura). Da tenere soprattutto sotto controllo per diversi giorni gli esiti di una caduta di testa; ogni manifestazione anormale deve essere segnalata al medico.

CALORE (COLPO DI)
Pericoloso soprattutto per il neonato e il lattante, è dovuto a un eccesso di calore provocato sia dal sole che dal riscaldamento domestico. Le ghiandole sudorifere non regolano più il calore del corpo, il bambino ha mal di testa, vertigini, nausee e il corpo caldo e asciutto. Può anche avere delle convulsioni e, nei casi gravi, perdere conoscenza.
Per prevenirlo non lasciate mai il bambino in pieno sole, né in carrozzina, anche con la capote rialzata, né sotto una tenda o un ombrellone, né in macchina; non copritelo troppo se vicino a una fonte di calore, soprattutto se ha la febbre.
Che fare quando ne è colpito? Stendete il bambino lontano dalla fonte di calore, slacciategli i vestiti, applicategli delle compresse imbevute d'acqua fredda sulla fronte; se è cosciente, fategli bere dell'acqua fresca e lasciatelo in posizione semi-seduta, con la testa sollevata e, comunque, chiamate subito il medico o portatelo a un pronto soccorso.


CARIE DENTARIA
La carie che attacca i denti da latte o quelli definitivi deve sempre essere curata. Le prime carie possono apparire già a diciotto mesi e si sa che il 60% dei bambini di quattro anni ne è affetto. È il risultato dell'aggressione allo smalto da parte di sostanze acide, prodotte da batteri naturali della bocca che si installano sulle lesioni dovute alla fermentazione di alimenti rimasti fra i denti.
La carie si sviluppa molto più rapidamente nel bambino che nell'adulto. La prevenzione consiste in una buona igiene orale e in un consumo modesto di zucchero, caramelle e dolci.


COLICA
È un disturbo piuttosto frequente nel lattante. Si manifesta con pianti apparentemente immotivati, spesso alla fine della giornata; nella maggioranza dei casi i disturbi si attenuano da soli e spariscono verso i tre mesi di vita. In alcuni bambini è dovuta al passaggio di gas nell'intestino con distensione dolorosa delle pareti intestinali; in altri è la conseguenza di una difficoltà di comunicazione tra mamma e bambino. Ci sono poi coliche accidentali dovute ad alimenti mal tollerati, a colpi di freddo e anche ad alcune farine precotte.
Preoccupatevi solo se sono frequenti, durevoli e con vomito. Per calmare il dolore cercate di far rilassare il bambino, coricandolo sulla pancia e massaggiandogli delicatamente il pancino. Potete dargli sollievo anche tenendolo in braccio e cullandolo.


COLPO Dl SOLE
Infiammazione della pelle dovuta a un'eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti. La pelle del bambino è particolarmente sensibile e il colpo di sole, se esteso e intenso, può essere grave e, in questo caso, può anche associarsi al colpo di calore. Il sole può inoltre causare un'anormale pigmentazione cutanea o delle reazioni allergiche, come eczemi e orticarie.
I colpi di sole, come le ustioni, possono essere di diversi gradi. Quello di primo grado compare tre-quattro ore dopo l'esposizione e scompare in due-sette giorni. Si cura con applicazioni locali di pomate calmanti. Per tutti gli altri casi più gravi bisogna chiamare il medico.


CONGIUNTIVITE
La congiuntivite, cioè l'infiammazione della membrana (la congiuntiva) che riveste il globo oculare e l'interno della palpebra, è molto frequente nel bambino piccolo, in particolare se è raffreddato e vive in collettività. Può essere causata da un'infezione virale o batterica, da un'allergia o anche da una lesione provocata da un corpo estraneo.
Gli occhi sono arrossati e lacrimosi; il bambino ha una sensazione di bruciore e di prurito e, al mattino, le palpebre incollate dalle secrezioni formatesi durante la notte. Se la lacrimazione è costante rivolgetevi al medico perché controlli che non vi sia occlusione del canale lacrimale, occlusione che può facilmente provocare delle ricadute.
Nonostante sia di solito benigna, la congiuntivite non deve mai essere trascurata. Per scollare le palpebre passate leggermente su ognuna di esse, dall'angolo interno a quello esterno, una compressa imbevuta di acqua tiepida. Non usate collirio senza prescrizione medica.


CONTUSIONE
Macchia violacea che compare sulla pelle, provocata da una caduta o da un colpo. Si attenua poi passando da varie sfumature di verde e di giallo e scompare in una decina di giorni; è sensibile e dolente per qualche giorno e, se localizzata su un osso, può gonfiarsi leggermente. Per evitare che si allarghi, applicatevi una compressa imbevuta d'acqua fredda.

CONVULSIONI FEBBRILI
Si tratta di una perdita di conoscenza dopo un'agitazione anormale. Il bambino rovescia gli occhi, gli si irrigidiscono gli arti, per qualche secondo gli si arresta il respiro, fa delle smorfie, batte i denti, respira male e si agita in modo incontrollato. Questa agitazione può durare qualche minuto ed è seguita da una perdita di conoscenza. Le convulsioni si presentano, di solito, il primo giorno di una malattia collegata, nel 95% dei casi, a un'infezione virale, durante una febbre alta o dopo un "colpo di calore", particolarmente nei bambini dai sei mesi ai sei anni. La cosa più importante è non spaventarsi e mantenere la calma: le convulsioni sono più spettacolari che pericolose. Se il bimbo è piccino, mettetevelo sulle ginocchia a pancia in giù; se è più grande, coricatelo, ben disteso, su un fianco. Slacciategli i vestiti perché respiri meglio, abbassate la luce e rimanete calmi. Se ha la febbre alta, abbassategliela con un bagno tiepido (circa due gradi meno della temperatura corporea) o con un panno imbevuto d'acqua fredda sulla fronte. Consultate sempre tempestivamente il medico.

CORDONE OMBELICALE
Al momento della nascita il cordone ombelicale viene tagliato e pinzato con un'apposita graffetta; il moncone resterà fino alla formazione dell'ombelico, per cadere cinque o sei giorni dopo. La cicatrizzazione definitiva, però, avviene soltanto dopo il dodicesimo o quindicesimo giorno. Fino a quel giorno bisogna dunque pulirlo con una soluzione disinfettante e proteggerlo con una garza sterile. Se continua a gocciolare, forma una crosta, suppura o si gonfia, consultate il vostro medico. Per un po' di tempo l'ombelico potrà anche essere un po' sporgente, ma si ritrarrà prima dell'età adulta.

CRESCITA (DOLORI Dl)
Anche se i medici contestano il fatto, esiste un particolare genere di dolori diffusi, generalmente localizzati a livello degli arti, che si manifestano abbastanza frequentemente quando il bambino cresce. I bagni caldi hanno spesso un effetto calmante. In caso di dolori persistenti e con febbre, rivolgetevi sempre al medico.

CROSTA LATTEA
Il cuoio capelluto e a volte anche le sopracciglia del lattante si coprono spesso di piccole croste più o meno estese e spesse. Questa seborrea si manifesta soprattutto quando la pelle del piccino è particolarmente grassa, cosa abbastanza frequente nei primi mesi di vita. Per togliere queste brutte croste ungete il cuoio capelluto del piccino con vaselina: le ammorbidirà e basterà poi un leggero shampoo per eliminarle.

DIABETE
È dovuto all'impossibilità dell'organismo di assimilare lo zucchero. È una malattia spesso ereditaria, che si rivela generalmente con un esame delle urine in cui si riscontra la presenza di zucchero.
Nel bambino piccolo è grave e non si può curare con una semplice dieta: bisogna spesso ricorrere a iniezioni di insulina. È una malattia che non guarisce mai completamente e che richiede una cura giornaliera.


DIARREA
Attenzione a non confondere la diarrea con le feci molli. Il bambino nutrito al seno ha più di un'evacuazione per poppata, quello allattato artificialmente più di quattro al giorno. La diarrea è dovuta a un'infezione generale, a un'infezione intestinale (nel 40-50% dei casi), a un'intossicazione alimentare o anche all'intolleranza al latte vaccino.
Qualunque sia l'età del bambino, l'importante è farlo bere. Sopprimete tutti i latticini, dategli in grande quantità brodo di carote, acqua di riso, gelatine di frutta (mela cotogna o mirtilli), mele grattugiate, banane o anche un
preparato di carote che troverete in farmacia. Se la diarrea persiste oltre le dodici ore, consultate il medico, perché può provocare una grave disidratazione.


DISIDRATAZIONE
Importante perdita d'acqua ed elettroliti del corpo, uno squilibrio che può mettere in pericolo la vita di un lattante. La disidratazione può avvenire in caso di diarrea, vomito, intenso sudore dovuto a febbre o eccesso di calore. Più il soggetto è giovane, più le conseguenze sono gravi. Il piccino non si muove quasi più, le sue grida sono deboli e rare; ha il volto segnato dall'ansietà, il colorito grigiastro, la fontanella incavata, la pelle che la ricopre flaccida, gli occhi infossati.
Chiamate il dottore perché la reidratazione non è sempre facile. Deve essere fatta gradatamente dandogli, a breve distanza uno dall'altro, dei biberon di una speciale preparazione in quantità ridotte o ricorrendo alla perfusione, se ha perso più del 10% del suo peso. Un bambino disidratato deve essere sempre ricoverato in ospedale.


ECZEMA
La pelle è secca e granulosa al tatto. L'eczema si presenta come un insieme di piccole vesciche e dà un forte prurito, talvolta insopportabile. Si distingue dalle altre malattie della pelle per la sua localizzazione simmetrica sulla pelle. Può comparire verso i tre mesi di vita, con sede soprattutto sul viso; nel bambino di due anni compare alle pieghe delle ginocchia e dei gomiti, oltre che al viso.
L'eczema può essere dovuto a reazioni di tipo allergico, ma può anche prodursi senza vere ragioni. La sua intensità è variabile. Fortunatamente sparisce quasi sempre intorno ai tre anni. L'eczema dei lattanti viene detto "costituzionale" e se ne trovano precedenti nella famiglia. La cura medica ha vari obiettivi: ridurre l'eczema, calmare il prurito e prevenire le ricadute.


EMICRANIA
I mal di testa o cefalee, frequenti nei bambini, possono essere un sintomo rivelatore di varie affezioni benigne. Prima dei tre anni il bimbo non riesce a determinare con precisione la sede del male: dovete dunque farvi guidare dalle circostanze in cui questo male compare. Se il mal di testa del vostro piccino è occasionale e di breve durata, l'emicrania è priva di gravità e dovuta a una stanchezza passeggera. Per fare una diagnosi nel caso di dolori intensi, bisogna basarsi su altri sintomi: febbre, disturbi digestivi, vomito, intolleranza alla luce, rinofaringite.
I mal di testa del bambino vengono quasi sempre da un'infezione del seno nasale, da leggeri difetti di vista, da una forma di emicrania su base alimentare e, talvolta, da antecedenti familiari.
Possono anche essere provocati da stitichezza o eccesso alimentare. Tenete il bambino tranquillo nella semioscurità; dategli un leggero sedativo e se il malessere persiste consultate il vostro medico.


ENURESI
Questo termine indica generalmente il fatto di "fare la pipi a letto" di notte, nei bambini dai tre ai quattro anni, ma in realtà si applica a ogni forma di minzione incontrollata.
L'enuresi è detta primaria se di notte il bambino non è mai stato asciutto, secondaria se invece lo è stato per un certo tempo e poi ha ricominciato a bagnarsi. Anche se le cause di questa forma secondaria sono quasi sempre psicologiche, prima di iniziare una cura in questo senso è bene accertarsi che non vi sia nessun problema organico.
L'enuresi è un sintomo affettivo: le sgridate, le punizioni, le prediche non ottengono nessun risultato, bisogna mettere in luce le cause profonde di questo disturbo. Il problema non si risolve con una limitazione dei liquidi o con medicine, ma con un trattamento profilattico: bisogna dare al bambino una sensazione di fiducia e renderlo partecipe in modo attivo alla cura, e particolarmente a minzioni controllate quando va in bagno.
Nel caso di enuresi primaria, spesso esiste una familiarità, nel senso che almeno uno dei genitori hapresentato questo problema.


EPATITE
Infiammazione del fegato relativamente frequente, può essere provocata da due virus difficili da distinguere: quello A e quello B. Si manifesta inizialmente con febbre e stanchezza, poi la pelle acquista una colorazione gialla più o meno intensa, che permette di diagnosticare la malattia; il fegato s'ingrossa ed è dolente alla palpazione. Dopo due settimane circa di cura, tutti i disturbi spariscono.
L'epatite A, o epatite epidemica, è generalmente benigna; l'epatite B, o epatite da inoculazione, può portare delle complicazioni. Il virus A si trasmette col contatto o con gli oggetti toccati dal bambino o dall'adulto durante la malattia. Il virus B è trasmesso generalmente con una trasfusione di sangue infetto o con l'uso di siringhe contaminate ecc. Grave è l'epatite B trasmessa per via placentare, che si manifesta nei due mesi successivi alla nascita. In Italia la vaccinazione contro l'epatite B è attualmente obbligatoria.


EPISTASSI
L'epistassi, cioè il sanguinamento nasale, può essere dovuta a un corpo estraneo introdotto nelle fosse nasali e che non provoca dolore. Il bambino dimenticherà la sua presenza, ma questo corpo estraneo dopo un certo periodo
di tempo provocherà sanguinamenti. Se sono di sangue scuro c'è il pericolo di un'infezione e bisogna portare subito il bambino dal medico.
Può anche verificarsi durante un raffreddore o essere dovuto a una fragilità dei vasi sanguigni della mucosa nasale. Nella maggior parte dei casi, però, è la conseguenza di una caduta o di un colpo. Tenete il piccino seduto, leggermente chinato in avanti, con la testa alta; col dito comprimete per qualche minuto la narice che sanguina fino a che il sangue non coaguli; non fatelo tossire, non lasciate che si soffi il naso subito dopo il colpo. Se la perdita continua, inumidite una garza con un emostatico o con acqua ossigenata, arrotolatela e introducetela nella narice del bimbo tenendone fuori l'estremità. State attenti a evitare due errori: non fategli piegare la testa all’indietro (il sangue scorrerebbe in gola) e non usate delle compresse di cotone perché le fibre possono restare nel naso.
Causa del sangue da naso può anche essere un'insolazione, spesso abbastanza grave in un bambino piccolo; portatelo dunque subito dal medico, dopo avergli messo sulla testa e sulla nuca un asciugamano bagnato con acqua fredda. Se le perdite si ripetono, apparentemente senza ragione, consultate il medico, potrebbe essere il sintomo di una malattia più grave.
Quando l'emorragia è dovuta a un colpo alla testa o a un incidente grave, fatelo stendere raggomitolato su un fianco, col collo non schiacciato, la testa leggermente piegata all'indietro per liberare le vie respiratorie, il naso e la bocca verso il basso e portatelo in questa posizione all'ospedale più vicino: può talvolta essere il sintomo di un trauma cranico.


ERITEMA
Il lattante ha la pelle delicata: basta la minima aggressione per provocarne un arrossamento più o meno intenso. L'eritema del sederino o da pannolini è dovuto a varie cause: prolungato contatto con le urine, mutandine impermeabili, pannolini di fibre sintetiche o lavati con un detergente o un ammorbidente e mal sciacquati. Si tratta di piccole macchioline rosse leggermente in rilievo che si localizzano per lo più nelle pieghe dell'inguine estendendosi talvolta alla parte bassa dell'addome e all'inizio delle cosce. Il sederino del bambino è caldo e dolente. Appena rilevate il minimo "arrossamento" cambiate il bambino il più spesso possibile. Per evitare la macerazione dovuta alle urine usate del sapone acido diluito; quando lo cambiate, asciugategli bene il sederino e le pieghe dell'inguine e applicategli poi uno strato protettivo di pomata a base di ossido di zinco. Se il problema è persistente consultate il vostro medico: potrebbe essersi verificata una soprainfezione da funghi.

ERITEMA DA CALDO
L'eritema da caldo (o sudamina) è un'eruzione temporanea di vescichette bianche sulle tempie, collo, spalle e, qualche volta, su tutto il corpo. E dovuto alla traspirazione causata da caldo eccessivo: vestiti troppo pesanti, temperatura esterna elevata, e talvolta febbre. E consigliabile asciugare le piccole lesioni, mettere del talco mentolato e fare indossare al bambino indumenti di cotone.

ERNIA
Nome generico che serve a indicare due tipi diversi di ernia. L'ernia ombelicale, più frequente e meno grave, è dovuta a un'eccessiva lunghezza dell'anello ombelicale che deve generalmente chiudersi dopo la nascita. Si manifesta con un ingrossamento vicino all'ombelico e, se non si riassorbe da solo, può essere necessario un intervento chirurgico, che si pratica generalmente verso i tre-quattro anni.
Anche l'ernia inguinale è abbastanza frequente e benigna. È dovuta alla mancata chiusura del canale peritoneovaginale: da quell'orifizio esce un pezzetto d'intestino a livello dell'inguine. Può essere sempre visibile o comparire e scomparire. Bisogna aspettare otto mesi per essere sicuri che non sparisca da sola; se questo non avviene, si deve ricorrere all'intervento chirurgico. Questo tipo d'ernia può comportare una complicazione, cioè strozzarsi. L'ernia strozzata si rileva dalla impossibilità di farla rientrare nell'intestino e dalle grida di dolore del bambino. Bisogna operare d'urgenza.



FEBBRE
La temperatura normale del corpo è di 37°. Nel bambino si può cominciare a parlare di febbre quando raggiunge i 37,8°C. La febbre indica che l'organismo si sta difendendo da un'infezione o un'infiammazione, ma il fatto che sia alta o bassa non ne indica la gravità. Infatti può anche succedere che i lattanti abbiano un'infezione grave senza febbre.
Il bambino ha un aspetto diverso dal solito: ha il volto leggermente arrossato, il respiro accelerato, gli occhi lucidi, suda abbondantemente e può anche avere delle convulsioni. Il vostro primo obiettivo deve essere quello di far scendere la febbre: non riscaldate troppo la camera (19° circa), mettetegli un fazzoletto bagnato sulla fronte e somministrategli un comune antipiretico in dosi pediatriche (solo con febbre persistente oltre i 38,5°). Se la febbre persiste, chiamate il medico.


FERITA LACERO-CONTUSA
Comunemente detta "sbucciatura", si tratta della ferita più comune e meno grave, dovuta a una caduta o a un gesto maldestro contro un oggetto più o meno tagliente.
Curatela con delicatezza. Lavatevi bene le mani, pulitela con acqua ossigenata andando dal centro alla parte periferica, applicatevi poi una pomata anallergica o antibiotica e controllatela dopo qualche ora, per assicurarvi che non vi sia pericolo d'infezione. Attenzione alle sbucciature sulla bocca e sul naso, bisogna sorvegliarle con cura.


FIMOSI
Ristrettezza dell'anello prepuziale, che ostacola la scopritura del glande; richiede un intervento chirurgico. Questa circoncisione può essere praticata solo quando il bambino è in grado di controllare le sue funzioni urinarie, cioè verso i cinque anni circa. La fimosi può provocare infezioni e alterazioni della vita sessuale dell'adulto.

FONTANELLA
Area molle sulla sommità della testa del bambino tra le lamine ossee del cranio non ancora saldate.
La più importante e più grande dal punto di vista medico è quella anteriore, sulla sommità della testa. È coperta da una robusta membrana
che può sembrare sottile perché sotto la fontanella si percepisce un battito. Questa membrana deve essere sempre ben tesa, se si ammoscia indica una disidratazione; una fontanella convessa è il sintomo di un bambino malato. Le fontanelle si chiudono con l'età: quella posteriore molto rapidamente (verso le due-tre settimane), quella anteriore verso i dodici-diciotto mesi.


FORUNCOLO
Ogni pelo è dotato di un follicolo pilifero che ha sede nello strato profondo dell'epidermide. Il foruncolo è un'infiammazione di questo follicolo dovuta allo stafilococco aureo. Il foruncolo si manifesta con una tumefazione rossa e dolorosa in mezzo alla quale se ne forma poi un'altra, piccola, bianca e con pus. Il pus fuoriesce quando il foruncolo è maturo e sulla pelle, ormai secca, rimane una cicatrice. Attenzione, i foruncoli sono contagiosi e possono espandersi su tutto il corpo. Pulite con un antisettico la pelle attorno ai foruncoli, che coprirete poi con una garza sterile; se si localizzano sul sederino, le ascelle, le pinne nasali o il condotto uditivo, chiamate il medico. In ogni caso non schiacciateli mai e non applicatevi impacchi caldi.

FRATTURA
Violenta rottura di un osso. Può essere diretta, cioè conseguenza immediata di un colpo, o indiretta, cioè dovuta a un movimento del corpo (trazione, flessione, torsione). La frattura più comune nel bambino è quella detta a "legno verde", cioè incompleta come avviene quando si rompe un ramo verde. Il bimbo soffre molto, non può servirsi dell'arto, gonfio e contuso. Per determinare la gravità della frattura è necessaria una radiografia. Dovete portare il piccino all'ospedale, cercando di muovere il meno possibile l'arto leso. Se il bimbo è steso a terra e non riesce ad alzarsi, cercate soltanto di metterlo comodo senza però spostarlo: lo faranno gli specialisti, medici o infermieri. Se la frattura è aperta o esposta, cioè vi è anche una ferita, coprite quest'ultima con una garza sterile, prima di portarlo all'ospedale.
Evitate comunque di dargli da bere o da mangiare: è molto probabile che le cure richiedano la somministrazione di un anestetico.



GASTROENTERITE
Infiammazione contemporanea dello stomaco e dell'intestino, che si manifesta con dolori addominali, vomito e diarrea.
Nel bambino piccolo deve essere immediatamente curata perché può provocare una grave disidratazione.
Le forti diarree sono spesso dovute a un'infezione intestinale di origine virale (rotavirus) oppure batterica (salmonelle o stafilococchi).
Raramente si associano a certe forme infettive, come l'otite. Il piccino è pallido e abbattuto; consultate immediatamente il medico.


GELONE
È una reazione anormale al freddo. Si manifesta con lesioni rosse, gonfie, a macchie o placche,che diventano poi lucide e liscie e, in seguito, violacee. Il freddo umido contribuisce alla formazione di geloni e il sole li peggiora; danno prurito. Con una cura medica spariscono in due o tre settimane.
Per prevenirli, scegliete per il bambino un abbigliamento ampio, impermeabile, che non lo stringa e che lo protegga grazie alla sovrapposizione di vari indumenti e quindi di vari strati d'aria. D'inverno mettetegli delle calze pesanti e dei guanti.



IMPETIGINE
Infezione superficiale della pelle dovuta a streptococchi o stafilococchi. È una malattia molto contagiosa, la cui trasmissione è facilitata da scarsa igiene. È caratterizzata dalla formazione di vescicole-pustole dalle quali fuoriesce un liquido che si rapprende in croste giallastre che si localizzano soprattutto sul viso, in particolare attorno al naso e alla bocca, ma anche sulle dita e sulle ginocchia, fino a estendersi a tutto il corpo. La cura deve essere prescritta dal medico. L'impetigine richiede prima di tutto un'accurata disinfezione locale, poi un trattamento locale che, in caso di ricaduta, potrà essere per via generale.

INCUBAZIONE
Il tempo che intercorre tra il momento in cui il bambino contrae la malattia e quello in cui la si può diagnosticare.
Questi sono i tempi d'incubazione delle principali malattie:
- pertosse: da 8 a 14 giorni
- parotite: da 14 a 25 giorni
- morbillo: da 8 a 14 giorni
- rosolia: da 14 a 21 giorni
- scarlattina: da 1 a 5 giorni
- varicella: da 17 a 21 giorni.


INFEZIONE Dl UNA FERITA
Per evitare l'infezione, le ferite devono sempre essere prima lavate e poi coperte con una garza sterile. C'è un inizio d'infezione appena la ferita diventa dolente, gonfia e infiammata. Occorre allarmarsi se compaiono striature rosse attorno alla ferita, se la cute circostante è tesa e soprattutto se il dolore è persistente e lancinante.

INFEZIONE URINARIA
Si può localizzare nei reni, nella vescica o all'uretra. Relativamente frequente, non è sempre grave e puo essere associata a una malformazione (per esempio, un reflusso vescico-ureterale). Nel lattante si manifesta con un arresto o un rallentamento dell'accrescimento ponderale e con febbre. Il bambino un po' più grande si lamenta in genere di dolori addominali o di dolori quando urina: si tratta allora di cistite. Le infezioni urinarie recidivanti fanno generalmente pensare a una malformazione che potrebbe richiedere un intervento chirurgico. Una cura a base di antibiotici combatte efficacemente l'infezione.

INFLUENZA
Malattia infettiva molto contagiosa da non confondere con una semplice rinofaringite. Benigna nella maggioranza dei casi, può però avere delle complicazioni (otite, bronchite o broncopolmonite) soprattutto nel lattante e nel bambino piccolo.
Generalmente si manifesta all'improvviso con una sensazione di intensa stanchezza e di avere "le ossa peste". La febbre è alta (40°), il piccino si lamenta di avere mal di testa e dolori muscolari, può tossire o avere disturbi digestivi. La malattia guarisce in pochi giorni, ma la convalescenza è lunga.
Chiamate il medico e richiamatelo senza esitazioni se compaiono delle complicazioni (mal d’orecchie, difficoltà respiratorie, convulsioni). Lasciate il bambino a letto, soprattutto finché ha la febbre: il riposo è indispensabile. Alimentatelo normalmente, ma con cibi leggeri; dategli spesso da bere, soprattutto succhi di frutta e acqua minerale.


INSOLAZIONE
A seguito di un'eccessiva esposizione al sole il bambino può diventare pallido e sudato e la sua temperatura superare i 38°C. È indispensabile tenerlo in un ambiente fresco, spogliarlo, dargli da bere dell'acqua leggermente salata (un cucchiaio di sale per litro), o meglio una soluzione idroelettrolitica, e misurargli la temperatura ogni mezz'ora. Se la febbre non scende, chiamate il medico.

INTOSSICAZIONE
Le più frequenti sono dovute a "incidenti domestici": cibi avariati, medicine o prodotti per la casa.
Le intossicazioni di origine alimentare si manifestano con vomito, nausea, coliche e diarrea, spesso accompagnati da disturbi nervosi o febbre. Se il vomito dura più di mezz'ora, le coliche più di due ore e le condizioni generali del piccino si aggravano, chiamate il medico e cercatene le cause.
Mettete il bambino a letto, conservate, se possibile, quello che ha vomitato e non dategli nessun alimento e nessuna medicina senza il parere del medico.
Le intossicazioni da farmaci possono essere dovute a una posologia errata o al fatto che il piccino ha commesso l'imprudenza di ingerire un prodotto nocivo per lui. Telefonate al medico o al più vicino centro anti-veleni. Cercate la scatola della medicina per indicarne la composizione agli interessati e, se possibile, ritrovate la ricetta del medico.
La maggior parte dei prodotti per la pulizia della casa e per il bucato, come pure gli insetticidi, i topicidi o i pesticidi, sono pericolosi se ingeriti. Alcuni, però, sono particolarmente tossici:
candeggina (concentrata), ammorbidenti, prodotti per lavare i piatti, per togliere la ruggine e il tartaro, per il decapaggio, cera, lucido per le scarpe, antigelo, smacchiatori, antitarme, sturalavandini. Lo sono anche alcuni prodotti per l'igiene e le cure di bellezza (deodoranti per il corpo e creme da trucco). I disturbi variano a seconda dei prodotti e delle quantità ingerite. Alcuni danno nausea, vomito, salivazione, lacrimazione, tosse; altri, disturbi generali: circolatori (topicidi), renali (insetticidi), polmonari (smacchiatori, benzina), nervosi (smacchiatori, pesticidi). Non perdete la testa: cercate di determinare rapidamente la causa dell'intossicazione e, di massima, non date da bere al piccino, soprattutto non del latte (può accelerare il diffondersi del prodotto nell'organismo), senza aver prima consultato il medico. Non cercate di farlo vomitare, soprattutto se ha assorbito dei prodotti detergenti o caustici o se è incosciente, e portatelo invece immediatamente al pronto soccorso o al più vicino centro anti-veleni. In tutti i casi cercate di sapere cosa ha assorbito, in quale quantità e quando, prendete nota del suo peso e stabilite, con calma, come si comporta. Un'intossicazione può anche essere causata dall'inalazione di un gas tossico; il più comune è l'ossido di carbonio prodotto da uno scaldabagno che perde o da una stufa a carbone. Queste intossicazioni si manifestano con mal di testa, vertigini, una grande stanchezza che può diventare coma. Arieggiate immediatamente il locale e chiamate i pompieri.


ITTERO FISIOLOGICO
Nei primi tre giorni di vita molti neonati e prematuri sono gialli. Questa colorazione è dovuta al fatto che il fegato non ha ancora acquisito le sue capacità funzionali normali o a un'incompatibilità del gruppo sanguigno fra il feto e la madre. Nella maggioranza dei casi questo ittero non viene curato, fatta eccezione per i prematuri che vengono trattati con fototerapia o, nei casi più gravi, con exsanguinotrasfusione. Rare sono nei neonati le altre forme di ittero, dovute a epatiti infettive. Tutte le infezioni o malformazioni del fegato possono provocare un ittero.


LABBRO LEPORINO
Il labbro leporino (o palatoschisi) è una malformazione congenita, costituita da una fessura del labbro e del palato. Oggi si opera con facilità. Il bambino potrà avere qualche problema nell'imparare a parlare, problemi che scompariranno, però, con la rieducazione.

LARINGITE
Spesso, in seguito a un raffreddore, i virus penetrano nella laringe e nella trachea. La laringite può presentare delle complicazioni, come una tonsillite o una bronchite, da seguire con molta attenzione nel bambino piccolo. Il piccino si sveglia tossendo, una tosse stancante e dolorosa ad accessi rauchi e stridenti, piange e ha la voce roca.
Chiamate immediatamente il medico e cercate intanto di calmare il bambino preso dal panico perché ha l'impressione di soffocare. Portatelo in bagno e fate scorrere l'acqua calda per creare un ambiente umido.
Attenzione, se la difficoltà respiratoria è accompagnata da febbre alta, la voce del bambino è soffocata e la salivazione intensa, si può trattare di un'epiglottite, che richiede il ricovero in ospedale.


LENDINI
I lendini sono le uova dei pidocchi. Si attaccano ai capelli e spesso alla nuca e la mancanza d'igiene ne favorisce la proliferazione. Lavate spesso i capelli dei piccini e al minimo allarme ricorrete a un trattamento adatto. Ricordatevi che vi sono anche degli shampoo preventivi, se avete il sospetto di un contatto con un portatore.

LINFONODO
Nel corpo vi sono molti linfonodi (comunemente detti ghiandole), ma i più "utili" dal punto di vista diagnostico sono quelli del collo, della nuca, delle ascelle e dell'inguine. Nel bambino di meno di due anni sono palpabili solo quelli del collo e delle ascelle, sempre che il piccino non sia troppo robusto. In caso di malattia e d'infezione i linfonodi s'ingrossano, indicando così quale sia la parte lesa.

LUSSAZIONE
Si usa questo termine per indicare che un osso è uscito dalla sua cavità articolare. Le lussazioni senza frattura sono rare. Le più frequenti sono quelle della spalla e della mascella: devono essere diagnosticate e curate dal medico.

LUSSAZIONE CONGENITA DELL'ANCA
Può essere dovuta a due cause: la predisposizione genetica o uno stiramento prodottosi durante la vita intrauterina. Oggi l'individuazione viene fatta al momento della nascita con un'ecografia, ripetuta dopo due mesi: infatti più precoce è il trattamento, migliore è il risultato. A volte, se l'intervento è precoce, basta fasciare il piccino con le gambe larghe (per esempio utilizzando un doppio pannolino), per mantenere la testa del femore centrata rispetto alla cavità acetabolare, e la cura richiede a volte qualche mese.

MAL D'AUTO
Il mal d'auto (o cinetosi) è un malessere dovuto a movimenti della testa provocati da una macchina in marcia e che ha la sua origine sia in una momentanea rottura di un equilibrio fisiologico sia nella paura di partire e nella noia del viaggio. Alle prime curve, ai primi rollii, alle prime turbolenze d'aria il piccolo viaggiatore si lamenta di avere la "nausea", cioè male allo stomaco. È pallido, gli gira la testa, goccioline di sudore gli imperlano la fronte. Il suo stomaco si contrae, ha voglia di vomitare, soffre di forti nausee.
Tutto è dovuto a un unico fenomeno: l'eccitazione anormale e ripetuta di una parte dell'orecchio interno (il vestibolo), da cui parte il nervo dell'equilibrio. Quando il viaggiatore è sottoposto a brusche variazioni di posizione in senso orizzontale e verticale, il suo centro d'equilibrio viene fortemente scosso: prova allora una specie di vertigine che gli dà la nausea. Inoltre, nel bambino, il centro d'equilibrio non è ancora ben stabilizzato. Per combattere questi disturbi, mettete al piccino degli indumenti ampi e adatti alla stagione, fate frequenti fermate, rispettate le pause dedicate al bere. Oppure viaggiate di notte: disteso e addormentato il bimbo non avrà problemi.


MALATTIA DA GRAFFIO Dl GATTO
Il graffio del gatto provoca un'infezione con linfoadenite (infiammazione dei linfonodi vicino al graffio). Disinfettate la ferite; se i graffi sono numerosi e profondi, se la ferita ha un aspetto poco rassicurante e se rilevate dei gonfiori nel cavo dell'ascella o nelle pieghe dell'inguine e il bambino accusa dei dolori, chiamate il medico.

MALATTIE CONTAGIOSE
Nel bambino le più frequenti sono il morbillo, la parotite (orecchioni), la scarlattina, la varicella e la rosolia. Non gli è concesso di frequentare né il nido, né l'asilo. I bimbi sono particolarmente contagiosi verso la fine dell'incubazione e nei primi giorni della malattia. Comunque, dato che il periodo d'incubazione è molto variabile, è difficile evitare il contagio.

MENINGITE
Un nome che spaventa sempre, la meningite è caratterizzata da cefalee, vomito, febbre e soprattutto contrattura della nuca. Sono sintomi che si possono rilevare più facilmente in un bambino grande che in un lattante, il quale manifesta semplicemente il suo malessere lanciando grida acute; la fontanella sarà abnormemente tesa. Per confermare la diagnosi si esegue una puntura lombare per analizzare il liquido cefalorachideo.
La meningite può venire in seguito a una rinofaringite, ma anche essere causata da svariati batteri. In ogni caso richiede sempre un ricovero urgente. Le meningiti di origine virale, meno gravi e rare nei bimbi molto piccoli, sono spesso complicazioni di malattie come la parotite, la sesta malattia, la varicella. Si curano cercando di alleviare il dolore e di abbassare la febbre.


MICOSI
Affezione provocata da un fungo microscopico a livello della pelle, che si localizza generalmente nelle unghie e nel cuoio capelluto. Le micosi si presentano sotto forma di placche rosse ben delimitate, spesso con una desquamazione, e non danno prurito. Si trasmettono per contatto diretto o indiretto, come per esempio scarpe, federe, pettini, sabbia o pavimentazione delle piscine. Si curano con applicazioni locali di pomate.

MILIARE
Nome scientifico dei puntini bianchi o giallastri che compaiono sul naso e sugli zigomi del lattante, dovuti all'immaturità delle sue ghiandole sudorifere. Non richiedono nessuna cura e spariscono da soli.

MIOPIA
Difetto ottico che non permette di vedere distintamente gli oggetti lontani le cui immagini appaiono confuse e "non a fuoco". Per accomodare le immagini il bambino deve strizzare gli occhi e tende ad avvicinare il viso a quello che legge o scrive. La miopia è causata da un difetto di forma del globo oculare, troppo allungato: le immagini si formano così davanti alla retina. La miopia aumenta in modo abbastanza regolare per alcuni anni, durante l'adolescenza, poi si stabilizza. Viene corretta con lenti concave.

MORBILLO
Malattia contagiosa con un'incubazione di dieci-quattordici giorni, una delle malattie esantematiche più frequenti. Compare nei bambini di ogni età. Generalmente benigno, anche se lascia il bambino molto spossato, può però avere delle complicazioni che vengono annunciate da alcuni sintomi: febbre persistente o che aumenta dopo il terzo giorno, tosse estenuante e ribelle, mal d'orecchio, violenti mal di testa.
Nei primi tre giorni gli occhi sono arrossati e lacrimano, il naso cola, c'è una tosse violenta e secca, con attacchi sempre più frequenti. Il bambino è noioso, assonnato, si lamenta di avere mal di testa; la febbre sale fino a 39° e talvolta anche di più. L'esantema compare prima sulla mucosa orale, poi sul viso, dietro le orecchie, sul collo, sul torace e sugli arti, senza provocare prurito. Si presenta sotto forma di macchioline rosse che in ventiquattro-quarantotto ore si estendono a tutto il corpo, per poi scomparire. La tosse cessa a poco a poco. Due o tre giorni dopo la comparsa dell'esantema la temperatura ridiventa normale e il bambino guarisce dopo circa otto giorni.
Chiamate il medico. I primi tre giorni tenete il piccino a letto, fatelo bere abbondantemente.
Attenzione: il morbillo può portare delle complicazioni di tipo nervoso e respiratorio.


MORSICATURE
Non bisogna mai trascurare una morsicatura, può essere grave; c'è il pericolo del tetano per il bambino non vaccinato e della rabbia se il cane ne è affetto. Se si tratta del morso di un cane, localizzate il punto della morsicatura e controllatene il numero e la profondità. Se è semplice, pulitela e disinfettatela; se appare grave e profonda, consultate il rnedico o il pronto soccorso dell'ospedale più vicino. Se il piccino è stato morso da un cane sconosciuto, cercate di sapere se è stato vaccinato contro la rabbia. Se si tratta di un roditore (topo, criceto, cavia ecc.), dato che questo animale vive in un ambiente relativamente sporco, disinfettate bene la ferita e consultate un medico.

MORSO Dl UN SERPENTE
In Italia l'unico morso di serpente da temere è quello della vipera. È estremamente pericoloso, soprattutto nei bambini. Pochi minuti dopo il morso, la parte si gonfia formando un edema duro, il dolore è intenso e accompagnato da un senso di stordimento, vertigini, affanno, disturbi respiratori e digestivi.
Quando andate in vacanza o a fare un'escursione tenete sempre a portata di mano del siero antivipera. Ricordatevi che nel bambino piccolo il veleno si propaga molto rapidamente: per evitare che ciò avvenga mettete un laccio abbastanza stretto tra la punture e la radice dell'arto. Ricordatevi di allentare il laccio di quando in quando. Fate stendere il bambino in posizione orizzontale (non deve né camminare, né correre) chiamate aiuto o trasportatelo immediatamente in una farmacia o all'ospedale.


MORTE IMPROVVISA DEL LATTANTE
Nei paesi industrializzati la "morte bianca" colpisce circa un lattante su cinquecento, soprattutto fra il primo e il quinto mese.
In Francia un'équipe del reparto di maternità di Port-Royal a Parigi ha effettuato per due anni una ricerca sui disturbi del sonno del lattante e in particolare sulle fasi di sonno profondo. Questo studio fatto su mille bambini non ha però permesso di trovare una spiegazione positiva per questa sindrome.
La maggior parte dei ricercatori è d'accordo nell'affermare che non vi è "una" morte improvvisa ma "delle" morti improvvise e che alcune delle cause che le determinano non sono individuate per mancanza di esami approfonditi ante e post mortem. Una forte percentuale di questi decessi "non spiegati" dovrebbe essere dovuta a malformazioni cardiache o polmonari o a infezioni batteriche o virali.
Diverse équipe si orientano attualmente verso un'individuazione precoce di un eventuale riflusso gastro-esofageo che, in certi casi, potrebbe inibire completamente i riflessi respiratori (apnea ostruttiva), un fatto favorito da una particolare sensibilità del nervo vago (ipertonia del vago). A Sheffield, in Gran Bretagna, e alla Pitié-Salpetrière di Parigi si "dà la caccia" all'acetilcoenzima A desidrogenasi che trasforma gli acidi grassi in energia: dei bambini piccini muoiono perché il loro organismo non sa utilizzare i grassi della loro alimentazione per produrre energia e ne priva gli organi vitali (cervello, cuore, muscoli). L'unica misura di prevenzione è l'installazione di monitor vicino ai bambini nati in famiglie a rischio.


MUGHETTO
Infezione dovuta allo sviluppo di un fungo su alcune mucose, in particolare la mucosa orale. Il bimbo rifiuta il biberon e vomita, la mucosa orale è rossa, la lingua liscia e quasi lucida. In breve la bocca si riempie di placche biancastre; inizialmente della dimensione di una capocchia diventano sempre più grosse, si diffondono e acquistano un colore giallastro.
Il mughetto deve essere curato dal medico. Il trattamento locale è minuzioso: bisogna pulire la bocca con una soluzione di acqua e bicarbonato e spennellare parecchie volte al giorno la cavità orale con una compressa di garza imbevuta di una soluzione antimicotica.


NASO (CORPO ESTRANEO NEL)
Se si tratta di un oggetto abbastanza grande che non è entrato completamente nel naso, calmate il bambino e cercate di togliere il corpo estraneo con delicatezza. Se, invece, è penetrato in profondità nella narice, non fate niente perché rischiereste di peggiorare la situazione.
Se il bambino è abbastanza grande da soffiare con forza, senza tirar su col naso, chiedetegli di farlo tenendogli un dito sulla narice libera.



OBESITA’
Le principali cause dell'obesità sono: la sovralimentazione (alimentazione troppo abbondante e troppo ricca), la mancanza di attività fisica, gli antecedenti familiari di obesità, dovuti a un fattore ereditario o alle abitudini dietetiche della famiglia. 1130% degli adulti obesi era già obeso da bambino. L'obesità è un eccesso di peso dovuto a una quantità eccessiva di grasso che, per lo più, si accumula nei tessuti sottocutanei. Si considera obeso un bambino che supera del 20-30% il suo peso teorico, cioè il peso medio stabilito in base al sesso, all'età e alla statura. Contrariamente a quanto molti pensano, l'obesità è raramente dovuta a una disfunzione ormonale: solo il 510% dei casi è provocato da disturbi ghiandolari.
Nel bambino il problema è soprattutto estetico, ma se l'obesità non è curata può comportare parecchi disturbi nell'età adulta (vascolari, endocrini, reumatologici). Nella maggior parte dei casi si prescrive una dieta alimentare associata all'esercizio fisico.


OCCHIO (ARROSSAMENTO DELL')
L'arrossamento è sempre un segno di irritazione o di infiammazione della congiuntiva, membrana trasparente che ricopre il globo oculare e l'interno delle palpebre. La lacrimazione è dovuta all'eccesso di secrezione lacrimale o all'ostruzione di un dotto di deflusso verso le fosse nasali (canale lacrimale). Asciugandosi, le lacrime in eccesso formano delle croste che provocano "l'incollarsi" delle ciglia, fenomeno che si rileva soprattutto al mattino, al risveglio, perché durante il sonno le palpebre sono rimaste in contatto impedendo alle lacrime di scorrere. Quasi sempre questi sintomi sono accompagnati da sensazioni dolorose: pizzicore, bruciore, prurito. Spesso questi disturbi sono causati da una congiuntivite infettiva o virale. Controllate che il piccino non abbia un granello di polvere o un ciglio nell'occhio oppure un orzaiolo.
Per scollare le palpebre passatevi delicatamente (dall'angolo interno a quello esterno) una garza bagnata con infuso di camomilla o di fiordaliso, con soluzione fisiologica o semplicemente con acqua bollita tiepida.


OCCHIO (CORPO ESTRANEO NELL')
Si tratta generalmente di un granello di polvere, o di un ciglio, infilatosi sotto la palpebra o sulla cornea, che fa pizzicare e lacrimare l'occhio.
Come toglierlo? Prima di tutto dite al bambino di chiudere bene l'occhio e fategli soffiare il naso dalla narice che si trova dalla stessa parte: spesso il liquido lacrimale trascina con sé il granello nel dotto che lo porta alle fosse nasali. Se il granello si trova sotto la palpebra superiore, dite al piccino di guardare verso il basso, afferrate le ciglia tra pollice e indice, rivoltatene la parte media e togliete il corpo estraneo servendovi di un angolo di garza leggermente bagnato; se si tratta della palpebra inferiore, abbassatela con l'indice.
Se il corpo estraneo è sulla cornea, si muove e non rischia di pungere o di grattare, chiedete al piccino di strizzare parecchie volte l'occhio: normalmente quel granello o ciglio finirà nell'angolo interno dal quale potrete toglierlo, sempre con della garza umida. Se invece si è infilato nella cornea, consultate immediatamente uno specialista, impedendo nel frattempo al bambino di muovere troppo l'occhio e le palpebre. Comunque, in tutti i casi, evitate di strofinare l'occhio. Se si tratta dello schizzo di un prodotto chimico, sciacquate l'occhio abbondantemente con acqua corrente per circa quindici minuti, dall'angolo esterno a quello interno e se il piccino ha ancora dolori, applicatevi una garza umida e portatelo al più vicino pronto soccorso.


OCCLUSIONE INTESTINALE
Conseguenza di un'ernia strozzata e, nel lattante, di una malformazione del tubo
digerente. Il piccino presenta vomito biliare e grida, rifiuta di alimentarsi e il progresso del contenuto intestinale si arresta. Bisogna ricoverarlo d'urgenza.


ORECCHIO (CORPO ESTRANEO NELL' )
Portate in ogni caso il bambino dal medico: se si tratta di un oggetto tipo giocattolo gli farà un semplice lavaggio. Se si tratta di un insetto, bisogna prima di tutto ucciderlo, o facendolo annegare con qualche goccia di olio auriculare o asfissiandolo (chiudendo l'orecchio del piccino con del cotone imbevuto d'etere), poi portare il bambino dal medico.

ORECCHIO (MAL D'ORECCHIE)
Nel lattante si rileva da manifesti segni di malessere: gira la testina sul cuscino da una parte all'altra senza trovare una posizione che gli dia sollievo, e talvolta si frega l'orecchio con la manina. Quando saprà parlare potrà esprimere quello che sente. Nel bambino la principale causa del mal d'orecchio è certamente l'otite; può, però, essere dovuto anche all'introduzione di un corpo estraneo nel canale uditivo, da eczemi o da impetigine.
Disinfettate e tenete libero il naso, dal quale spesso iniziano le infezioni delle orecchie; instillategli qualche goccia auricolare e consultate il vostro medico.


ORTICARIA
Eruzione improvvisa caratterizzata da rilevatezze lucide rosee o rosse, che si accompagnano a un senso di prurito e di bruciore. Si tratta di un'allergia soprattutto di origine alimentare, conseguente all'ingestione di uova, fragole o pesce o di alcune medicine. Le placche rosee, più o meno in rilievo, con un diametro di due-tre centimetri, spariscono in ventiquattro-quarantotto ore. Bisogna cercare la causa dell'allergia, calmare il prurito con pomate calmanti e chiamare il medico se compaiono altri disturbi.

ORZAIOLO
Foruncolo sul bordo della palpebra inferiore o superiore, che si trasforma spesso in tumefazione rossastra. L'occhio del bambino può diventare gonfio, arrossato e dolente, anche non nel punto esatto dove si trova l'orzaiolo e il piccino accusa una spiacevole sensazione di calore.
Maturando l'orzaiolo prende un aspetto diverso: al centro della tumefazione rossa compare un punto giallo. Consultate il vostro medico.


OTITE
Vi sono due generi di otite: esterna e media. L'otite esterna, infiammazione del canale uditivo esterno è dovuta a un eczema, a un foruncolo nel canale, a lesioni da grattamento. Il canale è molto dolente, la febbre può essere presente o meno.
L'otite media si manifesta dopo un raffreddore, una rinofaringite o una malattia infettiva. Il bambino accusa dolori a una o a entrambe le orecchie e vi è una diminuzione dell'acutezza uditiva. Nel lattante l'inizio di un'otite passa generalmente inosservato. State dunque attenti ai vari sintomi che possono verificarsi nel vostro piccino dopo un raffreddore: non ha appetito. stenta ad addormentarsi, piange durante la notte, si lamenta senza ragioni apparenti, la sua temperatura non è normale, continua a girare la testa da una parte e dall'altra e si strofina le orecchie.
L'otite può manifestarsi anche semplicemente con uno spurgo purulento di un'orecchio, di cui potreste accorgervi per caso: si tratta allora di otite media acuta perforata.
Chiamate il medico che, secondo le condizioni del piccolo malato, gli prescriverà degli antinfiammatori, degli antibiotici e, se necessario, gli praticherà una paracentesi.


PAROTITE
Malattia comunemente chiamata "orecchioni", generalmente non grave, che si manifesta raramente prima dei due anni e colpisce soprattutto i bambini in età scolare. Rare anche le complicazioni: l'orchite nei maschi (infiammazione dei testicoli, gonfi e molto dolenti), che non si verifica mai prima della pubertà; l'ovarite, più rara, nelle bambine; la pancreatite, che si preannuncia con dolori addominali e vomito; e soprattutto, la meningite (da orecchioni) che può complicare, al terzo o al quarto giorno, il decorso di una banale forma di parotite.
La parotite si manifesta con febbre più o meno alta, mal di testa, dolore quando si apre la bocca. Il bambino ha difficoltà a inghiottire, a mangiare e a masticare. Le ghiandole salivari, ai due lati delle orecchie, davanti e sotto, si gonfiano, l'angolo della mascella non si vede più; il gonfiore si estende talvolta sotto la mascella inferiore e il mento. Tutta la parte, dolente al tatto, è tesa, calda, ma non arrossata. La tumefazione dura da due a cinque giorni per poi scomparire rapidamente. Chiamate il medico e tenete il bambino a letto: il riposo è la migliore terapia per combattere la febbre.


PAVOR NOCTURNUS
Quando è in preda a un terrore notturno, il bambino sembra sveglio, ma non riesce a ricalarsi nella realtà. Ha paura e non si riesce a consolarlo. Il suo stato di coscienza è molto ridotto e al mattino non ricorda nulla. Se questi terrori sono frequenti e si associano ad angosce diurne, è consigliabile chiamare il medico.

PERTOSSE
Malattia contagiosa con un'incubazione di otto-quindici giorni; colpisce il bambino molto piccolo, anche il neonato, e raramente il bambino vaccinato. Nel neonato è pericolosa per i suoi accessi asfissianti con la chiusura delle vie respiratorie e i possibili danni neurologici. La tosse compare qualche giorno dopo una banale faringite; si fa sempre più frequente, ad accessi, con il suo tipico urlo e si conclude spesso con un vomito mucoso, con catarro trasparente. Queste manifestazioni possono durare da tre a sei settimane. La pertosse è generalmente senza febbre. Isolate il bambino e, se in famiglia vi sono altri bimbi o adulti non vaccinati, segnalatela al medico che prenderà tutte le necessarie misure preventive. State attenti che il piccino non prenda freddo: questo potrebbe causare della complicazioni .

PIDOCCHI
Basta venire a contatto con qualcuno perché s'impiantino. La femmina depone e cova le sue uova (i lendini) alla base dei capelli; si aprono dopo otto giorni e "colonizzano" la capigliatura del piccolo portatore e di tutti quelli che gli si avvicinano. Il mezzo per combatterli è sempre lo stesso: lozioni, shampoo attivi e preventivi, lavaggi con aceto caldo. Il trattamento dei capelli, però, non basta, bisogna anche pensare agli indumenti e ai cuscini.

POLMONITE LOBARE
Infiammazione di un lobo polmonare dovuta a un batterio, il pneumococco; raggiunge i bronchi e gli alveoli polmonari. Colpisce il bambino soprattutto dopo i due anni. Il piccino ha brividi, mal di testa, dolori addominali, talvolta un dolore al fianco, vomita, ha febbre, la tosse è moderata, poca la difficoltà di respirazione. Grazie agli antibiotici, la malattia non ha più oggi la stessa gravità di un tempo, ma richiede comunque l'intervento del medico.

PUNTURA DA PIANTA
La pianta più irritante è l'ortica: un po' di pomata antistaminica calmerà i bruciori che essa provoca.
Se il bambino non è stato vaccinato contro il tetano, bisogna stare attenti alle punture o graffiature di piante come il rosaio e l'acacia: in certi piccini producono reazioni allergiche. La prima puntura di questo genere, e la reazione che provoca nel bambino, indicherà ai genitori quali medicine dall'effetto immediato portare sempre con sé.


PUNTURA Dl INSETTO
Le uniche punture pericolose sono quelle delle api e delle vespe, sia per il loro numero che per i punti in cui si localizzano. Il veleno è inoculato dal pungiglione, spesso provvisto di piccole protuberanze acuminate, per cui si stacca dal corpo dell'insetto e resta attaccato alla pelle del bambino; la puntura si presenta come un leggero rigonfiamento dolente e biancastro con un edema rosso.
Se c'è una sola puntura controllate se è presente il pungiglione; in questo caso cercate di toglierlo senza schiacciare la sacca del veleno che ad esso è attaccata; servitevi. per farlo, di un ago (o di uno spillo) che avrete sterilizzato al fuoco. Per diminuire l'irritazione usate qualche goccia d'alcool, di ammoniaca o anche di aceto. Se rilevate una variazione nelle condizioni generali del piccino, fatelo stendere e chiamate il medico. Una puntura alla bocca può essere pericolosa perché può produrre un edema che ostruisce le vie respiratorie portate allora il bimbo in ospedale.
Le punture multiple sono gravi per la quantità di veleno inoculato. Stendete il bambino e portatelo in ospedale.
In Italia, la zanzara non è molto pericolosa: punge per nutrirsi, succhia il sangue attraverso una tromba che, al momento della puntura, emette una piccola quantità di veleno; la sua saliva contiene un anticoagulante e un sensibilizzante. La piaghetta si gonfia e provoca prurito che stimola il piccino a grattarsi.


RAFFREDDAMENTO
Generalmente un piccino che non riesce ad avere il calore che gli è necessario si agita, ha il respiro affrettato, le mani e i piedi freddi e si calma appena lo si mette in un luogo più caldo. Un piccino che ha veramente troppo freddo se ne sta silenzioso e tranquillo e ha la pelle del petto fredda. Mettergli delle coperte non basta, bisogna prima riscaldarlo: mettetelo in una camera più riscaldata e dategli da bere del latte caldo.

RAFFREDDORE E RINOFARINGITE
Il raffreddore è un'infiammazione delle fosse nasali; si parla di rinofaringite (vero e proprio flagello in certi bambini per il continuo ripetersi) quando si estende alla faringe nasale o alla gola. Il piccino tossisce giorno e notte e ha la febbre, che scompare generalmente in quarantotto ore. La rinofaringite, piuttosto rara nei bambini sotto i sei mesi, è molto frequente e precoce nelle comunità, come per esempio gli asili nido. Compare in forma epidemica alla fine dell'autunno, durante l'inverno e all'inizio della primavera. Nel lattante è più grave che nel bambino un po' più grande, perché, stando sempre in posizione supina, il piccino inghiotte il catarro, che può provocargli il vomito; l'infezione può estendersi alle orecchie e ai polmoni. La durata della malattia è variabile.
Per prevenirla la cosa migliore è prendere delle misure preventive: evitate al bambino il contatto con persone affette dalla malattia e copritevi il naso e la bocca con una mascherina da infermiera se siete raffreddati o influenzati. Al primo raffreddore del bambino chiamate il medico che vi indicherà la cura e il comportamento da seguire: ogni volta che si ripeterà, anche in forma leggera, vi basterà attenervi alle sue prescrizioni. Tuttavia, al primo cenno di complicazione, consultatelo nuovamente.
Per dar sollievo al piccino instillategli nel naso qualche goccia di soluzione fisiologica e dopo avergli pulito le fosse nasali mettetegli le gocce prescritte dal medico.
Se la pelle attorno al naso e al labbro superiore è irritata, proteggetela con della pomata alla glicerina. Si potrà inoltre somministrargli uno sciroppo mucolitico per fluidificare il catarro e naturalmente, un farmaco antipiretico per far scendere la febbre. In alcuni bambini soggetti a ricadute le gammaglobuline possono dare dei buoni risultati. Anche l'omeopatia si è rivelata efficace nella cura di queste infiammazioni.


RIGURGITO
Si manifesta con l'uscita non violenta di un po' di latte dalla bocca del lattante ed è spessoaccompagnato da un'eruttazione abbastanza forte. L'odore acido e l'aspetto cagliato del latte sono normali perché la digestione comincia molto rapidamente. Per evitarlo, non muovete troppo il piccino dopo la poppata e non mettetelo immediatamente disteso, aspettate almeno un quarto d'ora. In alcuni bimbi il rigurgito è più forte a causa di un'immaturità della giunzione gastro-esofagea.

RINITE ALLERGICA
Raffreddore provocato da un'allergia a qualcosa che c'è nell'aria, come per esempio polvere o polline. Il bimbo starnuta, ha gli occhi rossi e lacrimosi. Si cura con la desensibilizzazione come ogni altra forma di allergia.

SCABBIA
È una malattia cutanea dovuta a un parassita animale, l'acaro, che depone le sue uova e le sue deiezioni sotto la pelle; si produce quindi un piccolo rigonfiamento che provoca prurito. Si localizza soprattutto nelle pieghe calde del corpo: all'inguine o fra le dita. Quando le uova si aprono gli acari contaminano anche altre persone. Grattandosi si producono delle piaghe che si infettano facilmente.
La scabbia si cura con l'applicazione locale di una lozione e tutta la famiglia dovrà farne uso; la biancheria deve essere messa all'aria e lavata.


SCARLATTINA
Malattia contagiosa dovuta allo streptococco, con un'incubazione di tre-cinque giorni; deve essere curata subito e bene per evitare complicazioni. Inizia in modo violento con febbre a 39°, tonsillite molto dolorosa, mal di testa e vomito. L'esantema compare dopo ventiquattro ore: dapprima sul basso ventre e all'inguine, poi su tutto il corpo. Le macchie sono rosse, granulose e rugose al tatto, molto ravvicinate tanto da sembrare un rossore uniforme. La pelle è calda e scotta; i bordi della lingua sono rossi, il centro è bianco. La pelle comincia a squamarsi una settimana circa dopo l'inizio della malattia.
Chiamate subito il medico; allontanate il bambino dai fratellini o dalle sorelline e tenetelo a letto. Dopo una settimana fategli fare un esame delle urine per accertarvi che non vi sia presenza dialbumina.


SCOLIOSI
Curvatura laterale anomala della colonna vertebrale, senza deformazione delle vertebre, spesso dovuta a una leggera differenza della lunghezza delle gambe. Se il vostro piccino presenta una deviazione anche leggera della colonna vertebrale, consultate il vostro medico: qualunque forma di scoliosi deve infatti essere curata per prevenire complicazioni; si ricorrerà, secondo il caso, a degli esercizi ortopedici o a una rieducazione muscolare.

SENI (LATTE NEI)Alcuni bambini nascono con del latte nei seni. Non cercate di toglierlo, si riassorbirà da solo. Se i seni sono un po' troppo gonfi, applicatevi delle compresse di garza imbevute di acqua tiepida con qualche goccia d'alcool.

SESTA MALATTIA
Detta anche esantema critico, è una malattia infettiva di origine virale che si manifesta inizialmente con una febbre alta e inspiegabile che, malgrado le cure, continua per tre giorni, trascorsi i quali tutto il corpo del bambino si copre di macchioline rosse. L'unica cura è quella di far scendere la febbre con un antipiretico.

SINCOPE
È il sintomo di varie malattie. Può essere dovuta a un malessere passeggero o essere il segno di un grave problema. Del resto questo termine serve a indicare molte cose, dal normale svenimento (perdita di conoscenza breve o prolungata) all'arresto della respirazione e della circolazione (battito alla carotide e nella parte interna del polso non rilevabile). Il comportamento da prendere dipende, in pratica, dai segni presentati dal bambino.
Se il piccino respira ed è cosciente (cioè ha il respiro più o meno normale, ma può essere agitato, delirare o essere molto abbattuto) mettetelo ben disteso in posizione orizzontale, chiamate il medico o il pronto soccorso più vicino. Se il bambino respira, ma è incosciente (cioè ha il respiro più o meno normale ma non parla, sembra non sentire, non risponde alla pressione della mano, se gli si solleva la mano questa ricade) mettetelo su un fianco e chiamate il medico.
Se il bambino non respira, non bisogna perdere un attimo, può essere questione di secondi: cercate di liberargli le vie respiratorie con la respirazione bocca a bocca e chiedete l'intervento urgente del pronto soccorso.


SINUSITE
Infezione dei seni facciali, molto rara nei lattanti in cui questi non sono ancora completamente formati. Nel bambino più grande si verifica spesso dopo raffreddori infettivi o allergici; si manifesta con arrossamento e gonfiore delle palpebre, spurgo purulento dal naso e febbre alta.
La più "classica" è generalmente accompagnata da mal di testa. Si cura con antibiotici e antinfiammatori.


SOFFOCAMENTO
Si verifica soprattutto durante i pasti quando un alimento invece di andare nell'esofago finisce nella trachea, provocando degli accessi di tosse difficilissimi da calmare.
Se il viso del bambino non diventa cianotico non c'è ragione di preoccuparsi: il bambino tossisce, ma l'aria passa ugualmente. Dategli dei colpettini sulla schiena e fategli alzare le braccia sopra la testa perché riprenda a respirare bene. Potete usare anche un'altra tecnica: stendetelo sulle vostre ginocchia, o sull'avambraccio se è molto piccino, e dategli dei colpettini sulla schiena fra le scapole: lo aiuterà a espellere il corpo estraneo. Se avete l'impressione che stia soffocando non esitate a mettergli la mano in bocca per estrarre l'oggetto responsabile; vomitando può anche espellerlo. Molto efficace è il metodo di Heimlick, che si adotta quando il bambino non riesce né a tossire, né a parlare, né a respirare. Mettetelo seduto o in piedi su un tavolo; stando dietro di lui, cingetelo con le braccia e ponete le mani, una sull'altra, tra il fondo del torace e l'ombelico; premete con forza dal basso verso l'alto con un rapido movimento di pressione/spinta: l'aria contenuta nei polmoni viene spinta violentemente e provoca l'espulsione del corpo estraneo.
Attenzione, il bambino molto piccolo può rischiare di soffocarsi anche con le coperte. Per evitare il pericolo, eliminate cuscino, trapunta, coperte pesanti e soprattutto le pinze per le coperte; per i primi mesi la soluzione migliore è farlo dormire in un sacco a pelo per bambini.


SPASMO AFFETTIVO
Può verificarsi nel bambino dai sei mesi ai tre anni, in seguito a un attacco di collera, a un dispiacere, ma anche a una forte emozione. Dopo una crisi di pianto il piccino respira con sempre maggior difficoltà, poi la respirazione si blocca, il bimbo diventa cianotico e finisce con l'avere una sincope che dura al massimo quindici minuti. La cosa è più impressionante che grave: il piccino riprende conoscenza senza nessun particolare intervento.

STANCHEZZA
Può succedere che sia il bambino a lamentarsi di essere stanco, ma in genere i genitori se ne rendono conto da soli: i più piccini si addormentano continuamente, nei più grandi si nota un rallentamento generale di tutte le attività. Molti sono gli elementi che possono essere ritenuti "cause" della stanchezza: il ritmo di vita, l'entità dello sforzo intellettuale o fisico richiesto al bambino, un'alterazione psicologica o affettiva, l'inizio o i postumi di una malattia, come l'influenza, l'epatite o la toxoplasmosi. Nella maggior parte dei bambini la stanchezza è dovuta a mancanza di sonno: vanno a letto troppo tardi per la loro età o devono alzarsi molto presto per adattarsi al ritmo di vita dei genitori. Ricordatevi che i primi giorni d'asilo sono particolarmente stancanti per il bambino a causa del rumore e del cambiamento di ritmi.

STITICHEZZA
Il bambino soffre di stitichezza (o costipazione) quando le sue feci sono dure o poco frequenti, due sintomi che del resto sono spesso associati; se l'emissione è dolorosa il piccino può anche rifiutarsi di evacuare. La stitichezza può essere causata da un problema digestivo di origine dietetica, per esempio la cattiva ricostituzione del latte in polvere. Può verificarsi nel momento del passaggio dall'alimentazione liquida a quella solida o in un bambino che mangia troppo o troppo poco o che ha una alimentazione poco diversificata.
La stitichezza può anche avere delle cause psicologiche: alcuni bambini si rifiutano di andare di corpo provocando così una stitichezza riflessa. Cause di questo rifiuto possono essere un'educazione precoce alla "pulizia" personale, la paura del water, lo smarrimento di fronte ai gabinetti collettivi dell'asilo nido o anche un'affezione o una malformazione intestinale.
Le supposte di glicerina o i micro-clisteri hanno un ottimo effetto a patto di non farne un'abitudine; molto efficace, per il bambino molto piccolo, il succo d'arancia non zuccherato. Si consiglia una dieta alimentare ricca di frutta e di verdura. Se la stitichezza permane, consultate il vostro medico.


STOMATITE AFTOSA
Le afte sono piccole lesioni localizzate in bocca, sulla lingua, sulle gengive, sulla mucosa delle guance e delle labbra. Possono comparire dopo l'ingestione di certi alimenti. come formaggi e frutta fresca o secca, o di farmaci. Il bambino mastica con difficoltà, ha male in bocca, dove presenta vescichette grandi come la capocchia di uno spillo, trasparenti, circondate da un cerchio rosso.
Molto più impressionante è la stomatite erpetica: le afte riempiono tutta la bocca, i linfonodi submascellari sono dolenti, il bambino ha la febbre. È un disturbo da prendere molto sul serio, soprattutto nel lattante.


STORTA
La storta è uno stiramento dei legamenti di un'articolazione, generalmente della caviglia.
Abbastanza rara nel bambino, se trascurata può però provocare una fragilità cronica della parte lesa. Il trattamento consiste nell'immobilizzazione dell'articolazione, fino al ginocchio nel caso della storta alla caviglia, solo su specifica indicazione medica.


STRABISMO
Non va confuso lo strabismo vero con l'atteggiamento degli occhi del neonato, al quale manca la capacità di convergere. Si può parlare di strabismo quando quello iniziale continua ancora dopo i due anni. Si caratterizza per la deviazione di un occhio rispetto all'altro. Vi sono due forme di strabismo: quello convergente (deviazione in dentro) e quello divergente (deviazione in fuori).
La gravità dello strabismo è dovuta al fatto che la visione dell'occhio deviato peggiora poco a poco: infatti, non essendo nell'asse della retina, le immagini non si formano, l'occhio non lavora e se non si interviene molto precocemente rischia di perdere gradualmente, ma progressivamente la sua funzione. Se il bambino presenta una seppur leggera forma di strabismo, portatelo immediatamente da uno specialista.


TAGLIO
Piaga fresca nella pelle e nel tessuto epidermico, la cui gravità dipende dalla profondità. Se il taglio è piccolo vi basterà disinfettarlo e proteggerlo con un cerotto; se è più profondo può sanguinare abbondantemente, dovrete quindi comprimere la ferita con una garza o un pezzetto di tela pulita e portare il bambino al pronto soccorso. Ricordatevi di verificare le date della vaccinazione antitetanica e del relativo richiamo.

TONSILLE
Piccole masse linfatiche situate dietro la lingua ai due lati dell'istmo della faringe, in parte visibili, in parte incastrate nella volta del palato. La loro funzione non è ancora ben conosciuta. Si è scoperto che secernono anticorpi che contribuiscono alla protezione delle vie aeree superiori.
Nella maggior parte dei casi la loro affezione, tonsillite o angina, non è grave. Se però si ripete frequentemente e in forma acuta si può prendere in considerazione il ricorso alla tonsillectomia, benché oggi sia molto meno praticata di un tempo. È un intervento che non si fa generalmente prima dei quattro anni e che richiede il ricovero del bambino; per la cicatrizzazione ci vogliono da otto a dieci giorni.


TONSILLITE
La faringotonsillite, o angina, è provocata da un batterio o da un virus. Colpisce i bambini sopra l’anno, in qualsiasi stagione, ed è contagiosa. È spesso il sintomo di altre malattie come il morbillo, l'influenza, la scarlattina.
Il bambino non si sente bene, ha male alla testa, la febbre è alta (39°C - 40°C), la deglutizione dolorosa. Se presenta questi sintomi, controllategli le tonsille, mettendovi di fronte a lui e illuminandogli la gola con una pila, dopo che il bambino avrà aperto la bocca e tirato fuori la lingua. Le tonsille saranno così perfettamente visibili: se l'infezione è in corso, saranno arrossate e ingrossate o coperte da placche o puntini biancastri. La tonsillite richiede sempre l'esame e la cura efficace del medico, che prescriverà probabilmente un antibiotico; la
guarigione avviene generalmente dopo qualche giorno. Alcuni bambini, però, hanno frequenti ricadute e, in questo caso, genitori e medico devono considerare l'opportunità di ricorrere a una cura radicale (tonsillectomia, o asportazione delle tonsille), soprattutto se si verificano frequenti infezioni tonsillari streptococciche (almeno cinque all'anno). Queste provocano al bambino un ritardo nell'accrescimento e, se è in età scolare, frequenti assenze. E un intervento che si fa generalmente dopo i quattro anni e in anestesia totale. Dopo i nove anni la tonsillite tende a diminuire e il volume delle tonsille non costituisce, se queste sono sane, un sintomo patologico.


TOSSE
La tosse nel bambino piccolo è un fenomeno piuttosto banale: non è una malattia, ma un sintomo fisiologico di difesa delle vie respiratorie. Spesso benigna, la tosse può, a volte, essere grave. Nel neonato è dovuta soprattutto a un'infezione batterica o virale, spesso dopo una rinofaringite, o a una malattia infantile, come per esempio il morbillo e la pertosse.
La tosse secca è caratterizzata da accessi brevi, spezzati e ripetuti. La tosse catarrosa è molto meno violenta ma più profonda.
Per stabilire se dare al bambino dei semplici rimedi sintomatici o chiamare il medico, bisogna tener conto della natura della tosse, della sua frequenza e della contemporanea presenza di febbre.

TRAUMA CRANICO
Risultato di una violenta caduta; nel bambino piccolo è frequente soprattutto dopo una caduta dal fasciatoio o dal seggiolone. Se il piccino perde conoscenza, anche per poco tempo, e se vomita parecchie volte, è indispensabile chiamare immediatamente il medico che spesso ordinerà il ricovero all'ospedale. Un'emorragia intracranica può rivelarsi subito dopo il colpo o anche nelle settimane seguenti.

UDITO (DlSTURBI DELL')
Numerosi sintomi permettono di individuare la cattiva ricezione uditiva del bambino: il lattante non volta la testa in direzione dei rumori, dorme molto, non reagisce alla voce della mamma sussurrata all'orecchio, non presta attenzione ai giochini musicali. Dopo l'anno al balbettio si sostituiscono suoni disarticolati; il piccino vive in disparte, ha un brutto carattere.
I disturbi dell'udito si diagnosticano con l'audiofonologia che determina una scala dell'acuità uditiva e dei tipi di suoni che il piccino riesce o meno a percepire. In Italia molti pediatri effettuano come screening il Boel test a 7-8 mesi. Si può applicare al bambino un apparecchio fin dai sei mesi di vita, evitandogli cosi ritardi psicologici e intellettuali.


USTIONE
Varie sono le cause delle ustioni: liquido bollente, sostanze chimiche, fiamma, contatto con metallo caldo, elettricità e anche il sole.
La loro gravità è determinata da quattro fattori: l'estensione (nel bambino piccolo soprattutto se supera il 5-10% della superficie del corpo); la profondità (di primo grado se è semplicemente arrossata, di secondo grado quando si forma una vescica, di terzo grado se raggiunge il tessuto sottocutaneo); la localizzazione (le più pericolose sono quelle al viso, alle mucose, alle articolazioni e agli organi genitali); il tipo di ustione (le più temibili sono provocate da vapori e sostanze chimiche).
Nel caso di un'ustione di primo grado, calmate il dolore con garza medicata e, se necessario, pulite la piaga con un antisettico delicato. Quelle di secondo grado possono presentarsi in due modi diversi e richiedono quindi due diversi trattamenti: se la vescica non è scoppiata, proteggetela con una medicazione asciutta; se si è aperta, medicatela come una normale piaghetta, usando gli stessi principi di disinfezione e di protezione.
Se le ustioni di terzo grado sono provocate dal fuoco e se il fuoco si è attaccato ai vestiti del bambino, spegnete le fiamme facendo rotolare per terra il piccino avvolto in una coperta o in un lenzuolo; non svestitelo, non mettete niente sulle ustioni, copritele semplicemente con una garza sterile per evitare eventuali infezioni e portatelo subito all'ospedale più vicino. Per le ustioni da vapore o prodotti chimici, tenete presente che l'effetto dell'agente causale continua anche dopo che è cessato il contatto; svestite comunque il bambino. Per quelle da prodotti acidi o basici lavatelo abbondamente con acqua tiepida per dieci-venti minuti. Portatelo comunque al pronto soccorso. Se un prodotto chimico schizza negli occhi del bambino, lavateli, sempre con acqua tiepida, per dieci-venti minuti e poi portatelo da uno specialista o all'ospedale. Per calmare il dolore usate aspirina o paracetamolo.


VACCINAZIONI
Calendario delle vaccinazioni in Italia:
- 3°, 5° e 12° mese: obbligatorie DT (difterite e tetano), antipoliomielite e antiepatite B; facoltativa l'antipertosse.
- 15°-18° mese: facoltativa l'antimorbillo (o meglio antimorbillo-parotite-rosolia).
- 3° anno: richiamo obbligatorio antipolio.
- 5° anno: richiamo obbligatorio DT.
- 10° anno: obbligatoria, se non effettuata al 3° mese, l'antiepatite B (3 dosi); facoltativo il richiamo antimorbillo (o antimorbillo-parotite-rosolia); facoltativa, per le bambine che non abbiano ancora contratto la rosolia, la vaccinazione antirosolia.
Le vaccinazioni antitetanica e antiepatite B vanno in seguito richiamate ogni 5 anni.
Per i viaggi all'estero
Tra i dodici e i diciotto mesi: consigliabile la vaccinazione contro morbillo, rosolia e parotite.
A partire dai diciotto mesi: la vaccinazione contro la meningite (AC); viene raccomandata a seconda del paese di destinazione.
A partire dall'anno: la vaccinazione contro la febbre gialla (può essere obbligatoria).
La vaccinazione provoca normalmente una leggera febbre nelle ventiquattro ore successive all'inoculazione e un lieve arrossamento locale. Le reazioni sono oggi sempre più modeste perché sempre più puri sono i vaccini usati.
Esistono attualmente da venti a ventiquattro vaccini, la cui maggiore o minore utilità dipende dal paese in cui si vive: vaccino contro la tubercolosi, la difterite, il tetano, la pertosse, la poliomolite, la febbre tifoidea, il morbillo, la rosolia, l'influenza, la varicella, la febbre gialla, il colera, il vaiolo e anche contro la meningite cerebrospinale, certi pneumococchi, l'epatite virale. E le ricerche continuano: circa una dozzina di questi vaccini interessano i genitori e i bambini: alcuni sono obbligatori, altri solo consigliati.


VARICELLA
Malattia contagiosa, benigna, raramente con complicazioni, e con un'incubazione di dieci-quattordici giorni, che colpisce il bambino soprattutto dopo i due anni. Si manifesta con bolle sierose che prudono e bisogna impedire al bambino di grattarsi e di togliersi le croste, perché rischierebbe di infettare le pustole e di avere più tardi delle cicatrici indelebili.
Il bambino è in perfette condizioni di salute quando, improvvisamente, appare l'eruzione,
accompagnata da febbre più o meno alta (generalmente modesta) e caratterizzata da foruncolini rossi, poi da vescicole molto distanti una dall'altra, come "gocce di rugiada", che poi si asciugano formando una crosta che sparisce in circa dieci giorni, senza lasciare cicatrici, sempre che il piccino non si gratti. Le pustoline si formano sul viso, sul corpo, sulle mani e anche sulla pianta dei piedi e sul cuoio capelluto.
Chiamate il medico. Mettete del talco mentolato su tutto il corpo del piccino e impeditegli di grattarsi. Non fategli né bagno, né shampoo prima del decimo giorno, quando le croste si staccheranno da sole. Esiste oggi un vaccino contro la varicella non commercializzato, ma raccomandato per i bambini particolarmente soggetti a rischi se colpiti da questa malattia.
Attenzione: i foruncoli grattati lasciano delle cicatrici che con gli anni diventano sempre meno visibili, ma che non si possono cancellare con nessuna cura.


VERMI
I parassiti intestinali più frequenti nel bambino sono gli ossiuri, gli ascaridi, la tenia e la giardia lamblia. Non date mai al bambino dei vermifughi senza il parere del medico: un prodotto usato per una data forma in dosi appositamente calcolate può diventare inefficace o tossico se somministrato senza prescrizione medica. Oggi le medicine per eliminare i vermi sono molto efficaci, basta rispettare la posologia. La scrupolosa pulizia delle mani, soprattutto dopo aver giocato con la sabbia, è il più efficace sistema di prevenzione. L'ossiurasi: l'ossiuro è un piccolo verme bianco, rotondo, lungo da 5 a 10 millimetri. Le uova sono ingerite per via orale. Gli ossiuri adulti si accoppiano nell'intestino crasso e le femmine fecondate depongono le uova nella regione anale. Spesso la malattia è inapparente (cioè senza sintomi); i suoi sintomi, rari, possono essere: prurito nella regione anale, disturbi digestivi, nausee, mancanza di appetito, vomito, diarrea, dolori addominali, disturbi nervosi, tristezza, irritabilità, turbolenza, insonnia. La cura è somministrata per via orale.
L'ascaridiasi: l'ascaride è un verme rotondo, sfilato alle estremità, lungo 20-25 centimetri. Le larve penetrano nel tubo digerente con l'acqua sporca o con le verdure contaminate da concimi o dal colaticcio del letame che contiene uova già sviluppate. Attraversano la parete intestinale, arrivano al cuore e si dirigono poi verso i polmoni, poi risalgono lungo le vie respiratorie per essere deglutite e passare poi nei tubo digerente dove diventano adulti. La femmina depone le uova che passano poi nelle feci.
Anche il verme adulto passa generalmente con le feci ma, molto raramente, può anche dirigersi verso la bocca e uscire con un vomito particolarmente spettacolare. Come l'ossiurasi, anche l'ascaridiasi è difficile da diagnosticare. Sintomi della sua presenza sono i disturbi digestivi: diarrea, vomito, muco o sangue nelle feci, dolori addominali, prurito anale, disturbi nervosi e generali. Il medico prescriverà delle medicine da prendere per bocca e richiederà un controllo delle feci, ripetuto per parecchie settimane, per rilevare la possibile presenza di uova.
La teniasi: la tenia è un verme piatto, a forma di nastro, lungo dai 4 ai 10 metri formato da anelli, l'ultimo dei quali contiene le larve. La testa si attacca al tubo digerente per mezzo di ventose. La contaminazione nel bambino avviene con l'ingestione di carne cruda o mal cotta (generalmente la carne di bue o di maiale). Per lo più il piccino non presenta alcun sintomo e la diagnosi potrà essere confermata solo dalla presenza di anelli nelle feci, nelle lenzuola o nelle mutandine. Tuttavia, la teniasi può dare, a volte, stanchezza, vertigini, palpitazioni, fame intensa, dolori addominali.
Consultate il vostro medico.
La lambliasi: la giardia lamblia è un parassita microscopico che penetra nell'intestino tenue con l'ingestione di acqua o di cibi sporchi. Può dare dei disturbi digestivi.


VERRUCHE
Provocate da un virus e formate da un accumulo di cellule morte sulla superficie della pelle, sono contagiose e possono comparire molto presto. Hanno spesso sede sulle dita, sui gomiti e sulle ginocchia. A volte molto evidenti, spariscono da sole. Le verruche plantari, trasmesse per contagio indiretto, localizzate soprattutto sul tallone e sulla base degli alluci, sono dolorose e richiedono l'intervento di un dermatologo. Attenzione, sono frequenti nei bambini che vanno in piscina.

VITAMINE
Forniteci in maggioranza dalla nostra alimentazione, sono prescritte in caso di anemia, di stanchezza e di perdita d'appetito. Soltanto la vitamina D è sistematicamente somministrata ai lattanti e ai bambini fino ai diciotto mesi.
- Vitamina A: si trova nel burro, nel formaggio, nel fegato, nel pesce, negli spinaci, nelle arance, nelle ciliege. Influisce sulla pelle, la vista e la crescita .
- Vitamina C: è risaputo che è presente negli agrumi, ma lo è anche nelle albicocche, nelle cipolle, nel prezzemolo. È la vitamina dell'energia e della resistenza e influisce anche sulla ricostituzione delle mucose.
- Vitamina B1: si trova nel pane, nelle uova, nelle banane e agisce sul sistema cardiovascolare e nervoso.
- Vitamina B2: presente nel latte, nei formaggi, nella carne, nel pesce, nella verdura, contribuisce alla crescita.
- Vitamina D: presente nell'olio, nel latte, nel burro, nei formaggi. Indispensabile per la crescita. È attivata nella pelle per effetto dei raggi solari.
- Vitamina H: si trova nel fegato, nel tuorlo d'uovo, nei cereali, nelle verdure. Contribuisce a rendere resistente la pelle e a mantenere un tasso normale di emoglobina .
- Vitamina K: si trova nel cavolo, negli spinaci, nei pomodori, nelle fragole. Indispensabile per la buona coagulazione del sangue.
- Vitamina B5: presente nella carne e nei cereali. Contribuisce a proteggere la pelle e alla crescita.
- Vitamina B6: presente nella carne e nel pesce. Ha quasi la stessa funzione della vitamina B5.
- Vitamina B12: presente nei tuorli d'uovo e nei frutti di mare. Ha una funzione antianemica.


VOMITO
Non confondete il vomito con il rigurgito. Le cause del vomito e le condizioni in cui compare sono svariate. Si tratta generalmente di vomito alimentare, talvolta acquoso, raramente con bile. Può essere isolato o associarsi ad altri sintomi digestivi; accompagnare la febbre alta; essere il sintomo di una malattia infettiva acuta nel lattante o nel bambino piccolo. Accompagnato da cefalee può essere il segno premonitore di una meningite. Ci limiteremo a indicarvi le cause puramente digestive, numerose e variabili secondo l'età del bambino.
Nel neonato: il vomito che si ripete dopo ogni tentativo di alimentazione, con una rapida perdita di peso, può essere segno di una malformazione del tubo digerente (la più frequente è la stenosi del piloro) o di una malformazioe delle vie biliari, se il bimbo vomita bile verdastra.
Nel lattante: il vomito dopo ogni biberon indica una difficoltà della digestione gastrica. Bisogna allora adattare alla situazione la dieta del piccino e la decisione spetta solo al medico. Sceglierà il latte dei primi mesi caso per caso e poi vi farà aggiungere degli speciali prodotti dietetici per renderlo più solido. Nel bambino più grande: dato che l'alimentazione è ormai abbastanza varia, il vomito può essere dovuto a una dieta sbagliata.


TRATTO DA: www.camspa.it/mestiere_di_mamma/glossario.html

Edited by Sherry76 - 26/7/2011, 14:25
 
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Sherry76
view post Posted on 7/7/2008, 11:04




Alcune aggiunte:

La dermatite atopica (o eczema) è una malattia delle pelle caratterizzata essenzialmente da secchezza e prurito. L'aspetto clinico varia a seconda dell'età: nel lattante le lesioni sono arrossate, rilevate, umide e localizzate prevalentemente al volto (fronte e guance, risparmiando il naso) e alla superficie estensoria degli arti.

Nel bambino più grande, le lesioni si localizzano prevalentemente alla piega del gomito e del ginocchio, anche se potenzialmente tutta la pelle può essere coinvolta (è facile vedere localizzazioni specifiche: piega sottoauricolare, palpebra, labbra, dita). Di frequente, alle lesioni iniziali si sovrappongono i segni del grattamento (graffi, croste) e di successive infezioni da questo causate.

La terapia consiste di diversi stadi:

di base, occorre rimediare alla secchezza della pelle con prodotti che la idratino e non la irritino (saponi specifici, emulsioni dopo-bagno, creme idratanti), da usare sempre

per calmare il prurito, antiistaminici per bocca al bisogno

sulle lesioni, l'applicazione di creme cortisoniche leggere per cicli brevi

in caso di sovrainfezione, terapia antibiotica locale o generale

è sicuramente utile l'esposizione al sole.

La maggior parte dei lattanti con dermatite atopica migliora crescendo (verso i tre anni), ma la malattia può continuare durante l'infanzia fino all'età adulta.

La dermatite atopica viene compresa fra le malattie allergiche, ma spesso non si riesce a dimostrare una vera e propria causa scatenante. Nel lattante può essere utile considerare un'eventuale intolleranza alle proteine del latte; quando il bambino sarà più grande, il Pediatra curante valuterà, anche sulla base della familiarità, se effettuare esami diagnostici per l'allergia.
fonte: www.mammaepapa.it/




La fotodermatosi
Sono sempre di più gli italiani che soffrono di fotodermatosi, un’irritazione della pelle provocata dalla semplice esposizione al sole ed erroneamente chiamata eritema solare, che negli ultimi quattro anni è raddoppiata: se nei primi anni del Duemila erano infatti il 3-4% gli italiani intolleranti ai raggi solari, oggi si attestano al 10%. Un problema soprattutto femminile, tanto che le donne rappresentano l’80% di tutti i pazienti con questa patologia. Colpa, probabilmente, di nuovi stili di vita, con la maggiore diffusione, in tutti gli strati sociali, della mania della tintarella e della possibilità di fare viaggi in Paesi tropicali. Da non escludere, poi, l’effetto del sole diventato ’più cattivo’ per l’assottigliamento della fascia d’ozono che filtra meno i raggi.
’’Siamo di fronte ad un incredibile aumento delle fotodermatosi, una patologia emergente, quasi completamente ignorata dalla sanità pubblica perché viene considerata, a torto, minore’’, ha spiegato Giovanni Leone, responsabile del servizio di Fotodermatologia dell’Istituto Dermatologico San Gallicano (IRCCS), di Roma e coordinatore del gruppo di Fotodermatologia della SIDeMaST. Le fotodermatosi, infatti, ‘’provocano sfoghi sulla pelle molto fastidiosi - continua Leone - chi ne è colpito deve usare cortisonici nella fase acuta e non può esporsi al sole. La qualità della vita peggiora e questo, generalmente, accade in periodi ‘strategici’ come quelli delle vacanze’’. Per far fronte alla nuova emergenza, all’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, è nato un ambulatorio dedicato alle fotodermatosi, in cui sono a disposizione gli strumenti d'avanguardia per lo screening di queste affezioni.
‘’Nel nostro centro - precisa Leone - facciamo indagini sofisticate, attraverso un apparecchio speciale, il ‘simulatore solare’, in grado di riprodurre in laboratorio i raggi del sole. In questo modo realizziamo il check-up del fototipo, un esame indolore e non invasivo, che può stabilire con precisione come reagisce la pelle al sole. In base al risultato il medico può consigliare il filtro più adatto dell’esposizione solare’’. E’ proprio sull’evoluzione dei filtri solari che puntano i ricercatori per bloccare la crescita esponenziale delle intolleranze al sole ed in particolare tramite l’assunzione di pastiglie per via orale. ‘’Ci aspettiamo molto, nel prossimo futuro, dalla fotoprotezione per via sistemica - continua Leone - cioè da quei prodotti che contribuiscono ad una protezione solare se presi per bocca’’. ‘’Si tratta -prosegue l’esperto - di mix a base di antiossidanti, di derivati del betacarotene, di alcune vitamine. Oggi si cominciano a prendere circa un mese, o anche più, prima di esporsi al sole, ma non sostituiscono totalmente le creme. Piuttosto aiutano a difendere la pelle. Ma questo è un capitolo importante del prossimo futuro. Non a caso le ricerche sulla pillola protettiva contro il sole sono in continuo avanzamento’’.
Cos’è la Fotodermatologia: Reazioni al sole, filtri solari, prevenzione dei danni legati ai raggi solari come l’invecchiamento della pelle, le macchie e persino i tumori cutanei. Sono alcuni argomenti studiati dalla fotodermatologia, quella branca delle dermatologia che si occupa degli effetti dei raggi ultravioletti, sia in negativo che in positivo. La prevenzione, dunque, non è l’unico obiettivo di questa specialità. Ci sono anche le terapie, ovvero la cura di malattie della pelle con i raggi ultravioletti. La fototerapia è molto utilizzata, in particolare, per due malattie: la psoriasi e la vitiligine, anche se oggi viene impiegata per curare persino particolari linfomi, la dermatite atopica, alcune allergie da contatto. L’evoluzione della disciplina è quella di utilizzare i raggi in modo sempre più circoscritto e mirato. Gli studi puntano, infatti, sulla messa a punto di luce molto selettive, che abbiano lunghezze d’onda che curano meglio e più velocemente, con meno danni sulla pelle.


ed ancora:
fotodermatosi fotosensibilità lucite sole danni eritema allergie ROC ubidecarenone pelle fotoinvecchiamento UVA UVB

I raggi ultravioletti naturali (esposizione al sole) o artificiali (lampade abbronzanti) determinano un danno cutaneo progressivo a tutti gli strati della cute e che si accumula di anno in anno. Questo meccanismo patogenetico provoca un processo di invecchiamento cutaneo che può essere considerato un fattore di rischio per la formazione di tumori cutanei.

I raggi ultravioletti sono sicuaramente in grado di promuovere nel derma la formazione di radicali liberi tossici ed estremamente dannosi se in eccesso. Di fatto la nostra pelle reagisce all'esposizione solare producendo un pigmento bruno (la melanina) in grado di assorbire la maggior parte delle radiazioni. Tuttavia la sintesi di dosi adeguate di melanina richiede n certo tempo (almeno alcuni giorni di graduale esposizione) cosicché è fortemente da sconsigliare l'esposizione prolungata ai raggi solari ed il mancato ricorso ad adeguate creme protettive.

In particolare, parlando di fotodermatosi si intende un vasto gruppo di affezioni che hanno come comune denominatore un'anomala reazione cutanea alla luce solare (o artificiale). La classificazione non è semplice ma è possibile suddividere le fotodermatosi in tre gruppi principali:

*fotodermatosi idiopatiche
*fotodermatosi mediate
*dermatosi foroaggravate

Le fotodermatosi idiopatiche prediligono il sesso femminile (circa 80% dei casi) in giovane età (20-35 anni) e la lucite è la manifestazione più frequente. La fotoallergia è caratterizzata dalla comparsa, dopo alcune ore da un'intensa esposizione solare, di piccole papule eritomatose e pruriginose nelle regioni fotoesposte (decolleté, dorso, braccia e gambe). Talvolta le lesioni assumono il carattere vescicoloso, il prurito persiste per tutta la durata dell'eruzione e tende spontaneamente a scomparire in una decina di giorni se si evitano nuove e prolungate fotoesposizioni.
L'orticaria solare è una rara forma di fotodermatosi idiopatica caratterizzata da insorgenza di pomfi fortemente pruriginosi che si sviluppa subito dopo l'esposizione solare. La regressione dei pomfi comincia dopo 15-30 minuti e la loro completa scomparsa avviene nel giro di un'ora,mentre l'eritema può persitere fino a 3 ore.
Fotodermatite tipica degli uomini sopra i 50 anni, specie se con anamnesi di allergia da contatto, è la dermatite attinica cronica; malattia di varia gravità spesso preceduta da dermatite allergica da contatto. Le aree esposte alla luce come cuoio capelluto, viso, nuca, dorso delle mani sono interessate da manifestazioni cliniche come eczema cronico.

Le fotodermatosi mediate comprendono le reazioni fototossiche e le reazioni fotoallergiche in cui il danno cutaneo provocato dai raggi UV è mediato dalla partecipazione del sistema immunitario.
Le reazioni fototossiche sono caratterizzate da bruciore e sensazione puntoria seguiti da eritema e gonfiore, entro qualche ora si ha reazione orticarioide e successivamente possono comparire vescicole e bolle. Tipica è la fotosensibilità indotta da farmaci, i classici esempi sono: antibiotici come tertracicline, antiinfiammatori non steroidei, antipsicotici come fenotiazine e anticoncezionali.
La fotoallergia avviene per contatto diretto tra la cute e l'agente fotosensibilizzante, ad esempio applicazione topica di antibiotici, alcuni profumi, alcune piante... La manifestazione clinica compare 1-2 giorni dopo la seconda interazione tra esposizione solare e agente fotosensibilizzante ed è caratterizzata da reazioni eczematose, inizialmente vescicolo-bollose che possono evolvere con formazione di croste, desquamazione ed escoriazione. La reazione è estremamente pruriginosa.

Le dermatosi fotoaggravate comprendono un gruppo eterogeneo di patologie dermatologiche (dermatite atopica, dermatite seborroica, lupus eritematoso... che rispondono all'esposizione solare in modo arbitrario ed in genere al quadro clinico preesistente si aggiungono altri danni dovuti all'esposizione solare.

Punto cardine della terapia della fotodermatosi sarebbe l'eliminazione della fotoesposizione, poiché questo è spesso impossibile, la fotoprotezione assume estrema importanza.

Un'integrazione dietetica con sostanze ad azione antiossidante ed antiradicalica può favorire un incremento della minima dose eritematosa (MED) aumentando il grado di resistenza cutanea al danneggiamento fotoindotto.

L’ubidecarenone, meglio conosciuto come coenzima Q10, assolve importanti funzioni fisiologiche in tutto il corpo: è indispensabile per la produzione di energia in tutte le cellule del corpo, è dotato di un’elevata attività antiossidante ed antiradicale libera. Recenti studi hanno dimostrato che svolge un importante ruolo protettivo nei processi di irritazione e danno cutaneo da radiazioni. Lo studio condotto dal 1988 al 1993 ha arruolato 81 pazienti affetti da diverse tipologie di fotodermatosi; la valutazione della MED (Minima Dose Eritematosa) nei pazienti prima, durante e dopo il trattamento con Ubidecarenone, per mezzo di esposizione ad una lampada a raggi UV ad erogazione standardizzata. Il trattamento si è dunque dimostrato clinicamente efficace nel migliorare la condizione dell’eritema (arrossamento della pelle) da esposizione sia ai raggi UV, sia alle radiazioni solari dirette in condizioni di assoluta libertà, e si è rivelato del tutto privo di controindicazioni. Nelle gravi forme di fotodermatosi si possono usare fino a 100mg di Ubidecarenone, da ripetere 2-3 volte al giorno. Il razionale alla base dello studio si basa sull’analogia strutturale dell’ubidecarenone ai filtri solari comunemente usati per applicazione topica. Si può ipotizzare che, l’ubidecarenone, assorbito dall’organismo, eserciti un’azione di blocco dei raggi UV che hanno la capacità di penetrare oltre la superficie cutanea.

Il beta carotene è il precursore della vitamina A, e blocca prevalentemente l’azione dei radicali liberi dell’ossigeno che sono tra i più potenti e dannosi per l’organismo. La protezione dai danni solari prevede un dosaggio giornaliero di 50mg.

La vitamina E è un agente antiossidante che controlla e ritarda i processi d’invecchiamento e la produzione di radicali liberi. Può essere usato un dosaggio giornaliero da 30 a 300mg.

Un nuovo principio attivo può essere utile, è l’estratto di arance rosse di Sicilia (RED ORANGE COMPLEX® - R.O.C.): numerosi lavori scientifici dimostrano l’attività antiossidante ed antiradicalica dei componenti presenti nelle arance rosse di Sicilia. Sulla base dell’attività biologica riportata in letteratura per i singoli componenti presenti nell’arancia rossa, l’estratto R.O.C. è stato sottoposto ad una serie di sperimentazione allo scopo di valutarne il profilo antiossidante ed antiradicalico. In uno studio condotto in vivo, l’estratto R.O.C., applicato topicamente, ha dimostrato di proteggere efficacemente la pelle dai danni provocati a questo tessuto da eccessive esposizioni alle radiazioni UVB. In questo caso, per la valutazione della capacità antiradicalica in vivo dell’estratto R.O.C. sono stati impiegati volontari sani, negli avambracci dei quali, sono stati indotti, tramite lampada ultravioletta, eritemi cutanei di opportuna intensità. Dopo l’irradiazione, sui siti cutanei esposti, sono state applicate delle soluzioni contenenti il 2% di tocoferil acetato (usato come formulazione di riferimento: TOC) o l’estratto R.O.C.. Il conseguente eritema cutaneo sviluppatosi è stato monitorato per 72 ore. L’estratto R.O.C. ha determinato una maggiore inibizione dell’eritema, rispetto al tocoferolo acetato (TOC)., dimostrando di possedere una maggiore capacità fotoprotettiva della pelle. Altre sperimentazioni cliniche hanno permesso di individuare che un dosaggio giornaliero di 50mg di R.O.C. può sicuramente aiutare l'organismo a ridurre i danni indotti dall'esposizione solare o da qualsiasi altro tipo di stress ossidativo in particolare in soggetti con stili di vita non salutari (eccessivo consumo di alcool, abuso di sigarette...)

Anche la terapia omeopatica può essere d'aiuto nei casi di fotodermatosi. Muriaticum acidum è il rimedio indicato nel trattamento delle eruzioni cutanee con papule, vescicolose molto pruriginose aggravate dal sole e dal contatto. Specifico per i casi di ipersensibilità e allergia della pelle ai raggi solari. Per questa patologia, definita lucite, è efficace soprattutto a titolo preventivo. La corretta posologia prevede l'assunzione di 2-3 granuli di Muriaticum acidum 9CH due volte al giorno lontano dai pasti.

fonte: http://obesita.forumfree.net/?t=28442728


La fotodermatosi... ecco il nome scientifico della mia allergia ai raggi solari... però l'unica cura che mi è stata prescritta è la prevenzione con la protezione totale della pelle dai raggi solari... o con maglie leggere in lino a maniche lunghe o con protezione molto alta...
in più un capello a falde larghe e occhiali da sole scuri del modello mascherina per proteggere ancora di più gli occhi...


VARICELLA

Qual è la causa?
Un virus della famiglia degli Herpes Virus chiamato Varicella Zoster.

Come ci si contagia?
Attraverso un contatto diretto con la saliva del paziente infetto, oppure con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando oppure con il contatto con il liquido contenuto nelle caratteristiche vescicole. Può anche essere trasmessa, ma con minore facilità, da un individuo affetto da Herpes Zoster.
Il picco di incidenza si verifica nel tardo inverno ed all'inizio della primavera.
In genere colpisce bambini tra i 5 e i 10 anni di vita.
È una malattia molto contagiosa per cui la maggior parte della popolazione in età adulta è immune.

Dopo quanto tempo dal contagio si manifesta?
In genere dopo 14-16 giorni compaiono i primi sintomi ma si possono anche avere casi da 10 a 21 giorni dal contagio.

Come si riconosce?
Inizia con malessere generale e febbre, in genere lieve, ma che può arrivare anche a 39°-40°C.
Dopo alcuni giorni compare la tipica eruzione cutanea (in termine medico esantema), molto pruriginosa, che interessa all'inizio il cuoio capelluto, il viso e il tronco e poi si estende all'addome, ai genitali, alle braccia ed agli arti inferiori.
Le manifestazioni cutanee hanno dapprima l’aspetto di macule-papule, in altre parole appaiono come macchioline di colore rosso, lievemente rilevate al tatto, del diametro di 2-3 mm, che nel giro di poche ore si trasformano in vescicole (contenenti liquido chiaro). Queste in alcuni giorni diventano torbide tramutandosi in pustole e, quando si seccano, diventano croste che si staccano spontaneamente senza lasciare cicatrici (tranne nelle forme con sovrainfezione batterica).
Le lesioni cutanee si risolvono completamente in circa 10-14 giorni.

Quali sono le complicazioni?
Sovrainfezione batterica (da stafilococco o da streptococco) delle lesioni cutanee, secondaria a grattamento delle vescicole
Raramente epatite, encefalite (infezione del sistema nervoso centrale), polmonite, artrite, glomerulonefrite.
La varicella è raramente grave nel bambino sano, ad eccezione dei bambini molto piccoli e in quelli che presentano una grave immunodepressione.

Per quanto tempo il bambino è contagioso?
Da 1-2 giorni prima dell’inizio delle manifestazioni cutanee fino a quando le lesioni sono tutte ricoperte da croste (6-9 giorni).

Come si cura?
Nel bambino sano è solitamente una malattia autolimitantesi e la terapia è solo di supporto. Si somministrano antifebbrili (escludendo quelli a base di acido acetilsalicilico come l'aspirina, che possono provocare gravi reazioni nel paziente) e antistaminici per il prurito. È consigliabile tenere corte e pulite le unghie del piccolo per evitare che infetti le vescicole grattandosi.
Esiste un farmaco specifico per la varicella, chiamato Aciclovir, che, somministrato per bocca entro 24 ore dalla comparsa delle prime manifestazioni cutanee, provoca una diminuzione della durata e dell'entità della febbre, e del numero e della durata degli elementi cutanei. Il suo uso non è raccomandato nel bambino sano, ma può essere preso in considerazione nei bambini maggiormente a rischio di complicazioni come quelli di oltre 12 anni di età, o con malattie respiratorie e cutanee croniche gravi o nei casi secondari che avvengono in famiglia (e che di solito hanno un decorso più grave).

Come si previene?
Con il vaccino anti-varicella, che in genere viene somministrato in un'unica dose sotto i 13 anni di vita e in due somministrazioni sopra tale età. La vaccinazione è indicata nella prima infanzia, nei bambini più grandi e negli adolescenti ancora suscettibili, che non hanno cioè contratto la malattia.

Quanto tempo si deve stare assenti da scuola?
La legge italiana prevede la riammissione a scuola dopo 7 giorni dalla comparsa delle prime manifestazioni cutanee.

Lo sapevate che ...?
Una volta contratta la varicella, il virus rimane per tutta la vita nel nostro organismo, annidato nei gangli delle radici dei nervi spinali, pur senza dare sintomi (si dice, in questo caso, che rimane latente). Può accadere che, soprattutto negli adulti e negli anziani, in corrispondenza di situazioni stressanti o di immunodepressione transitoria, il virus si riattivi, causando lesioni cutanee che prendono il nome di Herpes Zoster o "fuoco di Sant'Antonio" e che sono costituite da grappoli di vescicole spesso dolorosi, localizzati lungo il decorso di un nervo sensitivo.

fonte: www.mammaepapa.it/salute/pag.asp?nfile=sf_varic



Si puo' fare il bagno con la varicella?

Si. Il contatto con l'acqua non peggiora l'eruzione e nemmeno genera particolari complicazioni.
D'altra parte, il fastidioso prurito tipico della malattia certamente peggiorerebbe se il piccolo
non potesse lavarsi per una o due settimane. Ovviamente, andrà garantita una corretta temperatura del bagno
e occorrerà prudenza nell'asciugare, per evitare di rompere le vescicole. (fonte: mammaepapa.it)


Edited by Sherry76 - 1/8/2010, 21:29
 
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Sherry76
view post Posted on 7/7/2008, 12:25




La varicella, come tutte le malattie virali, per manifestarsi necessita di un periodo di incubazione (di 15-21 giorni). La trasmissione del virus normalmente avviene per contatto diretto con la persona infetta (il periodo di contagiosità va da 1-2 giorni prima della comparsa delle vescicole a 5 giorni dopo). La trasmissione indiretta (senza cioè il contatto diretto con il malato) può avvenire solo con oggetti contaminati di fresco dalle secrezioni delle vescicole o dalle mucose delle persone infette, in quanto il virus è molto labile all'ambiente.

Pertanto suo padre può contagiarla solamente se prende lui stesso la malattia. Non sapendo se suo padre è suscettibile a prendere la malattia l'unica cosa veramente sicura per non essere contagiati è di evitare il contatto diretto nel periodo che va tra i 10 e i 21 giorni dall'ultimo contatto con un bambino infetto.

Se la varicella si sviluppa durante la gravidanza, il virus passa facilmente anche al feto, tramite il sangue materno e attraverso il cordone ombelicale.

Però, più che la possibilità di contagio per il feto (alta), è importante conoscere che le conseguenze sono molto diverse in base al periodo di gravidanza nel quale avviene il contagio:

nei primi tre mesi, come anche con altre malattie infettive, si ha il più alto rischio di embriopatia (cioè di malattia dell’embrione);
nel secondo trimestre la percentuale di rischio per il bambino decresce progressivamente con il passar del tempo;
negli ultimi tre mesi la malattia non è pericolosa per il feto, che può sviluppare una banale varicella in utero, con la sola conseguenza di poter avere più facilmente un Herpes Zoster (fuoco di S. Antonio) nei primi anni di vita;
negli ultimi 5 giorni di gravidanza e nei primi 2-3 giorni dopo il parto, la varicella della madre merita particolare attenzione, in quanto può essere causa di una forma grave e disseminata di malattia nel neonato.
In caso di esposizione nei periodi di "rischio" è indicata la somministrazione di Gammaglobuline specifiche contro il virus Varicella-Zoster (VZIG) sia alla madre (in caso di contagio nei primi 3 mesi e negli ultimi 20 giorni della gravidanza) che al neonato (in caso di varicella materna nei 5 giorni precedenti e nei 2 seguenti il parto.

L’eventuale immunità alla varicella può essere accertata solamente con il dosaggio nel sangue degli anticorpi specifici per il virus Varicella-Zoster.

Riguardo al Il citomegalovirus, esso fa parte della famiglia dei virus erpetici, ma è un virus diverso e non ha un'immunità crociata con il virus Varicella-Zoster, pertanto non avere immunità contro il citomegalovirus, non vuol assolutamente dire di essere suscettibili anche alla varicella.

È utile ricordare che il virus Varicella-Zoster è responsabile sia della varicella che dell’herpes Zoster (fuoco di S. Antonio).

Quando si incontra per la prima volta il virus VZ si prende la varicella con il suo tipico decorso: incubazione, malattia, guarigione.

Dopo la malattia però Il virus VZ non viene completamente eliminato dall'organismo, ma rimane (senza dare alcun segno di sé) all'interno dei gangli nervosi (punti di incrocio e di partenza dei vari nervi). Per fattori esterni (stress, malattie…) il virus si può improvvisamente riattivare e dare la tipica sintomatologia del "fuoco di Sant'Antonio": grappoli di vescicole (uguali a quelle della varicella) che si distribuiscono lungo il decorso dei vari nervi (Zoster oftalmico, toracico, lombare…), spesso accompagnate da dolore "urente" (bruciante).

Ne consegue che se un bambino sta a contatto con il nonno affetto dal "Fuoco di Sant'Antonio" può prendersi la varicella, trattandosi dello stesso virus.

Non può essere vero il contrario: dalla varicella del nipotino, il nonno non può prendersi il "Fuoco di Sant'Antonio", in quanto questo si ha solo per l'attivazione di un virus già presente nell'organismo e non per contagio.

fonte: www.mammaepapa.it/salute/pag.asp?nfile=pr_herpes


COLPO DI CALORE, COME AFFRONTARLO...
Il nostro organismo mantiene costante la temperatura corporea indipendentemente dalla temperatura esterna. Se l'ambiente è freddo abbiamo i brividi e ci muoviamo di più per produrre calore, al contrario quando è caldo sudiamo perché l'evaporazione delle gocce di sudore dalla superficie cutanea permette di disperdere calore.

In condizioni estreme questi sistemi non funzionano o non riescono a mantenere una adeguata temperatura corporea, per cui avremo rispettivamente le lesioni da freddo (fino all'assideramento) e le lesioni da caldo (il malessere o esaurimento da calore e il colpo di calore). Il colpo di sole può essere considerato come il colpo di calore, con la sola differenza che in questo caso vi è stata una esposizione diretta ai raggi solari e quindi sono presenti anche i segni della ustione solare.

Le condizioni ambientali determinanti perché si verifichi il colpo di calore sono: temperatura esterna elevata, aumento dell'umidità relativa (che ostacola l'evaporazione del sudore) e ventilazione assente o ridotta. Questi tre fattori si potenziano a vicenda, per cui potremo avere un malessere per temperature ambientali non elevate, ma con alta umidità relativa e ventilazione assente (la cosiddetta afa).

Vi sono delle persone che più di altre corrono il rischio di avere un colpo di calore: i bambini e gli anziani, le persone con ritardo mentale e quelle con malattie croniche, specialmente malattie del cuore o pressione arteriosa alta. Anche alcune sostanze voluttuarie (alcool, cocaina, amfetamine) alterano i meccanismi che regolano la temperatura corporea e possono facilitare un colpo di calore. Ad esempio l'uso dell'ecstasy nelle discoteche affollate e calde associato all'aumento dell'attività motoria e all'eventuale assunzione di alcool rappresenta sicuramente una situazione di rischio per gli adolescenti.


Quali sono i disturbi
Soprattutto senso di mancamento, nausea, vomito, aumento della temperatura corporea, mal di testa, piloerezione (pelle d'oca) al torace ed arti superiori, brividi, respirazione frequente, crampi muscolari, disturbi mentali che possono arrivare allo stato di incoscienza o limitarsi ad una incoerenza nel parlare. L'insieme di questi sintomi variamente combinati tra loro rappresenta l'esaurimento da calore che precede il colpo di calore, il quale è caratterizzato da un peggioramento progressivo, con aumento della temperatura corporea fino a 40°C - 41°C, delirio, coma o crisi convulsive.
È molto importante riconoscere i primi segni dell'esaurimento da calore: in questa fase, infatti, potremo evitare complicazioni cercando un luogo più fresco, interrompendo l'attività fisica e aumentando l'assunzione di acqua. Se i sintomi sono sin dall'inizio gravi o la persona soccorsa stenta a riprendersi occorre chiamare immediatamente il 118.
Nel frattempo dobbiamo portare la persona in un ambiente ombreggiato, fresco, spruzzare acqua sul corpo (possono essere utili gli spruzzatori che si usano per il giardino o per la biancheria), comunque bagnare la superficie corporea con asciugamani; se cosciente il malato deve bere acqua, non altri liquidi, a piccoli sorsi e ripetutamente; usare un ventilatore per favorire l'evaporazione della pelle bagnata, porre la persona stesa a pancia sopra e con le gambe sollevate rispetto al tronco. Infine, se vi è un ambiente con aria condizionata, aspettare in quella sede i soccorsi.

Che cosa dobbiamo fare in una giornata particolarmente afosa
Bere una maggiore quantità di liquidi non alcolici senza aspettare di sentirsi assetati;
Non bere liquidi che contengono alcol, caffeina o molto zuccherati;
Non bere bevande estremamente fredde, possono causare crampi addominali;
Restare in casa nelle ore centrali della giornata o in un ambiente con aria condizionata, oppure passare delle ore in ambienti pubblici che dispongono di aria condizionata;
L'uso dei ventilatori elettrici può essere utile;
Fare un bagno o una doccia;
Indossare abiti leggeri e di colore chiaro, con tessuti che non ostacolano la traspirazione;
Non lasciare nessuno in un veicolo parcheggiato all'aperto;
Controllare con maggior frequenza le persone a rischio (soprattutto i bambini e gli anziani) e accertarsi che stiano in ambienti freschi ed assumano una quantità idonea di liquidi.

fonte: www.mammaepapa.it/salute/pag.asp?nfile=pr_colpocalore


Edited by Sherry76 - 1/8/2010, 21:30
 
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Sherry76
view post Posted on 8/7/2008, 15:10




HERPES ZOSTER (Fuoco di Sant'Antonio)

Sono incappata in questo herpes fastidioso e doloroso...
e visto che era la prima volta mi sono un po' documentata, vi riporto l'articolo dal quale ho attinto le prime notizie al riguardo:


HERPES ZOSTER (Fuoco di Sant'Antonio)
HERPES ZOSTER A cura del dott Fabio Raja

Gli herpes sono una famiglia di virus che si propagano con gran facilità e che causano molte malattie, come il Vaiolo, la Varicella, l’Herpes genitale e quello orale, la Mononucleosi infettiva e l’Herpes Zoster, comunemente conosciuto come fuoco di Sant’Antonio; anzi, il virus del fuoco di Sant’Antonio è esattamente stesso della Varicella, il Varicella-zoster virus.

Quando da bambini o adolescenti si viene in contatto, per la prima volta nella vita, con questo virus, ci si ammala di Varicella e, immediatamente, il sistema immunitario si mobilita per distruggerlo. Questo, consapevole che la reazione dell’organismo non gli lascerà via di scampo, preferisce battere in ritirata; abbandona la pelle e si trasferisce nelle cellule nervose, dove, protetto dalle guaine che rivestono i nervi, al cui interno gli anticorpi non possono entrare, rimane per anni in una forma che i medici chiamano "latente ", in pratica vivo, ma incapace di moltiplicarsi, ospite del nostro corpo, ma come addormentato sino il giorno in cui, profittando di un temporaneo indebolimento delle difese immunitarie, si risveglia, spesso dopo decenni, e comincia a riprodursi, provocando non più la Varicella, ma l’Herpes Zoster. Per questo motivo, chi non ha mai avuto la Varicella, non potrà mai avere il fuoco di Sant’Antonio, mentre tutti quelli che hanno avuto la Varicella corrono il rischio, prima o poi, di svilupparlo.

Lo Zoster insorge di frequente negli anziani ed in persone con malattie del sistema immunitario o sottoposte a cure, come la chemioterapia e la radioterapia, che danneggiano, anche se in modo passeggero, i nostri meccanismi di difesa contro le infezioni. Altre volte, invece, la malattia si manifesta in persone del tutto sane che per fatti banali, come strapazzi, freddo o scottature solari, si indeboliscono e diventano momentaneamente più suscettibili ad ammalare.

L’Herpes Zoster è molto comune. Si ritiene, infatti, che un individuo su dieci lo avrà nel corso della vita, più che altro dopo i 50 anni, ma, seppur di rado, si manifesta, anche nei giovani.

Sintomi e manifestazioni

Il primo segno dello Zoster è un formicolio, od un intorpidimento, in una ben circoscritta parte del corpo. Dopo alcuni giorni, in questa zona, che nel frattempo si è arrossata, compaiono grappoli di bollicine, che ricordano nell’aspetto quelle della Varicella e che si distribuiscono lungo il decorso del nervo o dei nervi in cui il virus era nascosto: più spesso sul torace, lungo le coste. Si viene, così, a formare una mezza cintura che ha dato il nome alla malattia. In greco antico, infatti, Zoster significa cintura, mentre gli inglesi chiamano la malattia "Shingles" che deriva dal latino "cingulum", appunto cintura.

Oltre l’eruzione può esserci malessere generale, febbre, brividi, mal di testa e di stomaco. Lo sfogo cutaneo non procura prurito, come nella Varicella, ma dolore o bruciore.

Lo Zoster è, in realtà, un’infezione che danneggia i neuroni sensitivi, vale a dire quelle cellule del sistema nervoso specializzate nella trasmissione al cervello di tutto ciò che la pelle e gli organi di senso sono in grado di avvertire: caldo, freddo, dolore, sensazioni tattili, pressione e tante altre ancora. I neuroni, lesionati dal virus, in questo caso, inviano al cervello spiacevoli sensazioni dolorose. Il dolore può essere intenso, continuo, penoso e alle volte così forte che la parte interessata, anche solo sfiorata lievemente, scatena violenti attacchi con contrazioni muscolari. Con il passare dei giorni, le bollicine sulla pelle si rompono e si formano delle croste. E’ in questa fase che il malato può infettare altre persone.

Il virus si trasmette attraverso l’aria respirata e perciò per essere contagiati, è sufficiente soggiornare nella stessa stanza dove si trova il malato, anche se non si tocca direttamente. E’ bene, tuttavia, dire in modo chiaro che le persone contagiate dal malato, non avranno il fuoco di Sant’Antonio, ma la Varicella, se non l’hanno avuta in precedenza beninteso, poiché questa dà un’immunità permanente e non si può ammalare due volte nella vita di Varicella. Allo stesso modo, le persone malate di Varicella, possono trasmetterla ad altri, ma non possono trasmettere lo Zoster.
Il fuoco di Sant’Antonio alle volte interessa la testa e poiché ogni tipo di nervo può essere colpito, può interessare i nervi dell’occhio o quelli dell’udito. Nel primo caso, il malato oltre al dolore al volto, potrebbe avere disturbi visivi sino alla cecità temporanea, mentre se sono interessati i nervi dell’orecchio ci saranno disturbi dell’udito. Quella dell’occhio è una forma piuttosto pericolosa, che impone un consulto specialistico immediato, poiché si possono avere infezioni sovrapposte con possibili gravi conseguenze per la vista.

Decorso della malattia
Abitualmente le difese immunitarie riescono, dopo 3-5 settimane, ad avere la meglio sulla malattia: il dolore si attenua e poi si spegne del tutto, le lesioni sulla pelle scompaiono e la maggior parte dei pazienti guarisce senza conseguenze.
Dopo la guarigione, l’individuo è, spesso, completamente immunizzato; in altre parole, protetto per sempre nei confronti di un possibile nuovo risveglio del virus.
Tuttavia questo non sempre avviene e per tale motivo ci sono persone che hanno avuto il fuoco di Sant’Antonio più di una volta nella loro vita.

Lo Zoster, se trattato precocemente, dura meno e dà disturbi più lievi.

Terapia
Le cure comprendono unguenti e lozioni locali, la protezione cutanea con garze sterili, gli antistaminici. Gli antibiotici per bocca sono utili solo se ci sono infezioni sovrapposte, e gli antidolorifici, dall’aspirina a quelli più potenti danno sollievo al malato. Nei casi di dolore molto forte possono essere praticate infiltrazioni locali d’anestetici o impiegate creme e cerotti anestetici. Esistono farmaci antivirali (come Acyclovir e Valacylovir ed il Famcyclovir) che possono, quando assunti precocemente, accelerare la guarigione e aiutare a prevenire una temibile complicazione della malattia: la nevralgia post-erpetica.

Una guarigione molto dolorosa
Negli individui più anziani i sintomi, a volte, continuano a lungo, anche dopo la guarigione delle lesioni sulla pelle. Ci sono persone che lamentano persistenti mal di testa, paralisi dei muscoli della faccia o dolore dove un tempo c’erano le bollicine dello Zoster, anche molti mesi dopo la guarigione; in tutti questi casi che i medici parlano di nevralgia post-erpetica. Si tratta di un disturbo che persiste a lungo e gli scienziati pensano che sia causato dal fatto che i danni provocati dal virus, in alcuni pazienti, persistono per mesi anche dopo che il virus è stato sconfitto. La nevralgia post-erpetica è uno dei dolori più violenti che può affliggere l’uomo e provoca insonnia, perdita dell’appetito, dimagrimento, depressione ed uno stato d’ansia e sofferenza, tipico dei dolori che durano molto a lungo.

Per fortuna, abbiamo oggi mezzi per curare il dolore. I narcotici sono molto potenti, ma possono anche avere conseguenze pericolose e perciò i medici preferiscono ordinare farmaci più moderni, ugualmente validi, e privi d’effetti nocivi. Creme contenenti Capsacina, sostanza ricavata dal peperoncino rosso, sono molto efficaci nel dar sollievo ai pazienti con nevralgia post-erpetica. Si è, inoltre, visto che alcuni farmaci, usati nella cura dell’epilessia, e perciò chiamati anticonvulsivanti, possono essere efficaci nella nevralgia post-erpetica, così come altri, usati per curare la depressione.

Molte persone, infine, hanno tratto giovamento da cure alternative come l’agopuntura o la stimolazione elettrica dei nervi.

I rischi in gravidanza
Le gestanti sono, spesso e giustamente, preoccupate di poter avere malattie infettive, che potrebbero essere trasmesse al feto durante la gravidanza o al momento del parto. Se la futura mamma non ha avuto, durante la sua infanzia o adolescenza, la Varicella, potrebbe contrarla quando è in stato interessante, venendo in contatto con un malato di Varicella o con persona affetta dal fuoco di Sant’Antonio. Se ciò avviene durante le prima 30 settimane di gestazione, ci possono essere rischi per il nascituro, poiché l’infezione potrebbe indurre imperfezioni. Si tratta, fortunatamente, di casi rari e tra gli studiosi non c’è accordo su quanto grande è il rischio per il bambino. Nelle settimane successive, invece, se l’intervallo di tempo tra l’inizio della Varicella nella donna incinta ed il momento del parto, è abbastanza lungo, la madre ha il tempo di produrre anticorpi contro la Varicella e trasferirli al nascituro che può, in questo modo, sconfiggere l’infezione.

Se la madre contrae la Varicella tra il 21° ed il 5° giorno prima del parto, il bambino potrebbe avere la Varicella già alla nascita o svilupparla pochi giorni dopo, ma sarà comunque protetto dagli anticorpi materni. Se, invece, la madre contrae la Varicella subito prima del parto, non potrà trasferire i suoi anticorpi al bambino, per il semplice fatto che non ha avuto il tempo di produrli, né il piccolo potrà difendersi con le sue forze, poiché il suo sistema immunitario è ancora immaturo. In tali casi, fortunatamente rari, la Varicella potrebbe essere fatale per il neonato, che può essere, tuttavia, curato con anticorpi ricavati dal sangue d’adulti che hanno avuto, di recente, la Varicella o lo Zoster.
fonte: www.benessere.com/


Qualcuno di voi ci è già passato???

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Serena



Edited by Sherry76 - 28/8/2012, 07:20
 
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Sherry76
view post Posted on 9/7/2008, 06:24




IL SINGHIOZZO DEL NEONATO

Si tratta di un inconveniente molto comune: quali sono le cause, come evitarlo, cosa fare per farlo passare
E’ un fenomeno molto comune nei neonati, causato dalla contrazione involontaria e ripetuta del diaframma, il muscolo orizzontale che separa gli organi del torace da quelli dell’addome e che ha il compito di regolare la respirazione. Non si conoscono con esattezza i motivi che scatenano questa lieve alterazione della respirazione: in ogni caso non si tratta di un fenomeno preoccupante, ma del tutto naturale. Anche se le prime volte al genitore può sembrare che al bambino manchi l’aria, questo piccolo inconveniente si risolve da solo in pochi minuti, senza lasciare conseguenze per la salute del piccolo. Solo se il fenomeno continua assiduamente con episodi persistenti e prolungati dopo l’anno e mezzo di età, è opportuno rivolgersi al pediatra per capire le eventuali cause all’origine del problema.


Le cause
Secondo alcuni sembra che a provocare il singhiozzo possa essere la sensazione di freddo che prova il bambino in alcune situazioni, come durante il cambio del pannolino o durante la poppata con il biberon, quando il latte comincia a raffreddarsi. Ma il bambino può avere già avuto il singhiozzo nella vita intrauterina e per questo alcuni studiosi ritengono che esso sia un riflesso istintivo del neonato. Il singhiozzo del neonato è dovuto semplicemente all’immaturità del sistema di coordinamento dei riflessi di stomaco e intestino, un sistema delicatissimo che sarà perfezionato nei mesi successivi alla nascita, e che, a differenza degli adulti, non è un disturbo per lui fastidioso.
Sono più esposti alla comparsa ricorrente del singhiozzo i piccoli che hanno maggior facilità al rigurgito.


Come limitarlo
Per limitare la comparsa del singhiozzo è consigliato evitare che durante la poppata il bambino ingerisca troppa aria insieme al latte. Se si allatta al seno è bene controllare che il neonato non succhi con troppa voracità, mentre se si allatta con il biberon, occorre tenerlo in posizione obliqua in modo che la tettarella sia sempre piena di latte. Anche durante lo svezzamento si possono seguire delle misure per limitare la comparsa del fenomeno: per esempio si deve controllare che il piccolo mastichi bene e mangi lentamente, così da ingurgitare meno aria.

Come farlo passare
Il modo migliore per far passare il singhiozzo al bambino è quello di somministrargli col cucchiaino qualche goccia di limone diluita in acqua bollita o semplicemente alcune gocce di acqua bollita lasciata intiepidire. E’ invece sconsigliata la somministrazione di limone puro, in quanto si tratta di un alimento troppo acido per un neonato e molto allergizzante.
Un altro rimedio contro il singhiozzo è quello di sollecitare con delicatezza il nasino del piccolo per farlo starnutire; lo starnuto infatti, fa distendere il diaframma e fa scomparire immediatamente il disturbo. Se il singhiozzo compare durante la poppata, è sufficiente attaccare di nuovo il piccolo al seno: il ritmo naturale con il quale deglutisce infatti, lo aiuta a regolarizzare la sua respirazione, facendo passare il disturbo.


fonte: http://www.guidagenitori.it/

Rigurgito, vomito e diarrea nei primi mesi

Nei primi mesi di vita è possibile che il bambino soffra di disturbi legati principalmente all’alimentazione quali vomito e diarrea. Per i neo-genitori, soprattutto se alla prima esperienza, fenomeni del genere possono essere motivo di ansia e preoccupazione anche se non sempre sono il sintomi evidente di infezioni in atto.
È importante innanzitutto saper distinguere il vomito dal rigurgito: quest’ultimo si presenta quando il bambino espelle, insieme all’aria inghiottita attraverso la suzione, una quantità esigua di latte.
Alcuni bambini rigurgitano il latte dopo ogni pasto e solo se ciò si verifica con una certa frequenza e con un espulsione abbondante, è bene consultare il pediatra.

In genere basta controllare che non vi siano altri disturbi, che il bambino continui a bagnare il pannolino di pipì come al solito e a crescere di peso; in questo caso, con il rigurgito, il bambino elimina il latte in eccesso. Seguendo alcuni semplici accorgimenti è possibile ridurre al minimo i fenomeni di rigurgito:
- è importante tenere il più possibile dritto il bambino mentre lo si allatta in modo da permettere all’aria incamerata con la suzione di salire oltre il livello del latte;
- se il bambino è allattato artificialmente è bene controllare che il flusso del biberon non sia troppo lento e tenere il biberon nella giusta inclinazione in modo che la tettarella sia sempre piena di latte (esistono in commercio dei biberon che riducono al minimo il rischio l’ingestione di aria)
- è necessario fare attenzione a non muovere troppo bruscamente il piccolo subito dopo il pasto

Se il latte eliminato è in quantità notevole e si presenta “a ricottina” si tratta di vomito. Tale sintomo, a prescindere da quale sia la causa del disturbo e soprattutto se accompagnato da diarrea, deve essere considerato un campanello d’allarme da non sottovalutare, perché può provocare una riduzione dei liquidi presenti nell’organismo. Considerate le esigue riserve idriche di un bambino di pochi mesi è importantissimo tenere sotto controllo tali fenomeni per scongiurare il rischio di disidratazione. La presenza di disidratazione nel proprio bimbo si può riconoscere se si notano:

- apatia
- lingua e bocca asciutte
- notevole diminuzione della produzione di urine
- difficoltà nel risveglio

In questo caso è importante cercare di far assumere al bambino molti liquidi in modo da scongiurare il rischio di disidratazione. In ogni caso, se si riconoscono tali segni e il vomito è accompagnato da febbre alta e difficoltà nell’assumere liquidi per bocca bisogna consultare il pediatra.

La diarrea non infettiva può essere il sintomo di intolleranze alimentari, può presentarsi come conseguenza dell’assunzione di antibiotici o può essere dovuta ad un’alimentazione eccessiva. Quando è causata da virus e batteri può accompagnarsi a stati di irritabilità, inappetenza e febbre. In questi ultimi casi bisogna consultare il pediatra, soprattutto se la diarrea si manifesta con frequenti scariche di feci liquide e verdastre le quali, è bene ricordarlo, sono estremamente irritanti per la pelle delicata del bambino.
Per ridurre al minimo il rischio di irritazione della pelle è importante lavare il sederino dopo ogni scarica usando acqua e un detergente delicato, e asciugarlo tamponando leggermente la pelle senza strofinare. Può essere utile in questo caso l’utilizzo di paste protettive contenenti ossido di zinco
Beatrice Spinelli


fonte: http://www.pianetamamma.it/il-bambino/rigu...to-diarrea.html
 
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Sherry76
view post Posted on 12/7/2008, 12:44




Cari amici,
a mio figlio Leonardo è stata riscontrata la sudamina (in gergo sudorina)...
regalo dell'improvviso caldo afoso che si è avuto nei giorni scorsi...
l'unico consiglio è bagnetti frequenti.. e scoperto il più possibile...

questo è quello che dice la Rete:

"sudamina. Si tratta di una irritazione della pelle dovuta ad un'eccessiva produzione di sudore che non riesce ad evaporare: un lattante protetto da troppi indumenti e mantenuto in un ambiente non ben arieggiato e troppo caldo, tende ad accumulare molto calore e, per liberarsene, è obbligato a sudare copiosamente. Il sudore, trovandosi a contatto con la pelle, provoca a causa del contenuto dei suoi sali minerali e dei suoi acidi irritazione e infiammazione. Trattenendosi poi nei pori della cute, forma piccolissime vescichette che sporgono leggermente dalla superficie della pelle rendendola ruvida al tatto. Compaiono inoltre puntini rossi e arrossamenti soprattutto sul collo, sulla nuca, all'inguine e sul pancino, molto spesso accompagnati da un fastidioso prurito.
Per alleviare i disturbi del bambino la mamma può immergere il piccolo, anche più volte al giorno, in una vaschetta ripiena di acqua tiepida a cui verrà aggiunto un cucchiaio di bicarbonato o di amido di riso. Se la sudamina è diffusa e il prurito intenso qualche volta è possibile, consultato il pediatra, somministrare un antistaminico per bocca. Una volta risolta l'infiammazione, per ammorbidire la pelle ruvida e screpolata, è utile applicare più volte nel corso della giornata una pomata a base di ossido di zinco.

Esistono inoltre alcune misure preventive per ridurre l'entità del disturbo:

non coprire troppo i bambini: il neonato non ha bisogno di essere più vestito di noi adulti anche perché fa molta più fatica a smaltire il sudore poiché ha a disposizione una superficie di evaporazione molto ridotta (all'incirca un nono di quella degli adulti). Di conseguenza, se fa molto caldo, è utile togliere ogni tanto anche il pannolino;
non tenere il piccolo per lungo tempo in stanze o in zone non ventilate;
non avere paura di usare l'aria condizionata, sia in casa che in auto.
(http://www.mammaepapa.it)


A presto
Serena
 
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5 replies since 9/11/2007, 13:17   111531 views
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