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Petrolio, il falso mito delle riserve esaurite
Nel sottosuolo il greggio abbonderebbe ma non viene estratto a sufficienza. Una scelta "politica" che fa impennare i prezzi
I prezzi dei prodotti petroliferi non fanno che aumentare da 6 anni a questa parte. Negli ultimi 12 mesi hanno avuto una vera e propria impennata. Superata lo scorso gennaio la soglia “psicologica” tanto temuta dei 100 dollari al barile, in appena sei mesi è cresciuto di altri 30 dollari, raggiungendo cifre record. È ormai prassi condivisa attribuire la responsabilità di questa cavalcata alla scarsità di riserve energetiche mondiali. Ma è davvero così? Il World Statistical Review di Bp, che ogni anno fa il punto sulla situazione, non ha dubbi: il petrolio abbonda ma la produzione è insufficiente. Ed è tutta una questione politica.
“Il problema – ha spiegato Tony Hayward, amministratore delegato di Bp – non sta sottoterra e non è legato alla geologia, ma sta sopra, nel comportamento tenuto dalla politica”. Sul Financial Times, Hayward ha attribuito le attuali difficoltà ai nazionalismi e alle restrizioni ambientali e ha preannunciato che difficilmente domanda e offerta si riequilibreranno. E la colpa non si può attribuire alle speculazioni finanziarie, quanto piuttosto alle tasse e alle barriere all’entrata che vanificano gli sforzi delle grandi compagnie private, intenzionate a portare altro petrolio nel mercato.
In altre parole, le risorse ci sono, ma ci sono troppi vincoli e limitazioni al loro utilizzo. Non a caso, le società petrolifere nazionali controllano circa l'80% della produzione mondiale.
La richiesta di petrolio tra i membri dell’Organisation for Economic Cooperation and Development, che raggruppa i Paesi più ricchi, lo scorso anno è diminuita di 390.000 barili al giorno: un crollo che non si registrava da ben 2 decadi.
I consumi globali di greggio sono aumentati lo scorso anno dell'1,1%, lievemente al di sotto della media degli ultimi dieci anni. La produzione globale di gas da parte sua è cresciuta del 2,4% a 2,94 miliardi di metri cubi e i consumi del 3,1% a 2,92 miliardi. I consumi di carbone sono da parte loro balzati del 4,5%, per il quarto anno consecutivo il tasso più elevato raggiunto da un combustibile.
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