Messaggi dalla Montagna

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Momosatya
view post Posted on 9/10/2012, 12:00 by: Momosatya




E ogni volta che si fa ciò a qualcuno, lo si fa anche a se stessi, e in misura ancora maggiore, perchè qualunque giudizio o limitazione tu imponga a un altro, diventa legge nella tua coscienza.
Una legge che ti limiterà e che ti indurrà a giuduicare anche te stesso.

L'uomo non è cattivo nella sua anima. Anche se sembra vivere sotto l'insegna del male, in una compremnsione più ampia il male non esiste.
Esiste solo il palcoscenico della vita che offre all'uomo la possibilità di creare dal suo pensiero qualunque cosa egli decida.
Questa è l'unica realtà che esiste. In questa realtà Dio permette che si crei l'illusione del male attraverso la superstizione, le fedi dogmatiche e gli atteggiamenti chiusi e limitati dell'umanità. E continuando a osservare, a giudicare e ad aspettarsi il male, esso prende veramente consistenza nella realtà di un uomo, ma solo nella sua realtà, perchè il suo regno è ciò che egli crede.

Le uniche leggi che esistono sono quelle che tu crei affinchè agiscano nella tua vita. Se scegli di credere che esiste il bene e il male, questa è la tua verità, e non hai per nulla torto. Ma ricorda: è la tua verità; non la mia o di chiunque altro. E se è la tua verità, essa appartiene tutta a te, perchè è stata formata secondo la tua opinione.
Fin quando sarai di quell'opinione, essa sarà certamente reale. Quando non ci crederai più, non sarà più una realtà. E' semplicemente così.

Ora, maestro, dimmi, che cosa è per te il male? Che cosa intendi con cattivo?
Studente: Direi che il male è contrario del bene. Ma penso che il male sia soprattutto nuocere a qualcuno.
Ramtha: Davvero? Perchè ciò è male?
Studente: Ad esempio se qualcuno facesse del male a mia figlia, sarebbe male perchè, diciamo, potrebbe anche farla morire.
Ramtha: Questa è la tua valutazione del male. Ma cosa c'è di male nel morire?
Studente: Ma tu pensi che non sia male uccidere qualcuno?
Ramtha: Esatto. Perchè io non ho limitato me stesso credendo che qualcosa abbia una fine, nulla può mai essere distrutto - mai.
Così se un'entità muore, che perdita c'è nella morte? Il Padre nel suo E' e nell'eternità della vita perenne non ha creato assolutamente nulla che fosse più grande di lui, che potesse pregiudicare la sicurezza dell'esistenza. Ciò che il Padre ha creato, maestro, non può essere distrutto da nulla; vivrà eternamente: Quindi tua figlia non sarebbe stata distrutta, perchè nulla può distruggere la vita di Dio.
Studente: Quindi tu dici che nemmeno l'assassinio è male.
Ramtha: esatto.
La vita, maestro, è perenne. essa continuerà sempre. E momento dopo momento esprimendoci sul palcoscenico della vita, abbiamo illimitate opportunità di appagare la nostra sete di felicità. Ma in qualunque modo uno decida di appagare la sete del momento, sarà sempre secondo la sua volontà, il suo desiderio e la valutazione di ciò che è bene per il suo essere. E se nel momento un'entità sceglie di uccidere un altro, poi il momento successivo vivrà in un tremendo senso di colpa e di auto-condanna e nella paura che in qualche modo quell'atto tornerà a lui. Perciò i suoi momenti futuri non sono sicuri finchè egli non si perdona per quell'atto.

Molti di voi saranno inorriditi, e molti condaneranno e malediranno l'assasino. Ma io amo l'entità che ha ucciso l'altro, perchè, come potrei non farlo? E' egli forse al di fuori della provvidenza della vita e della meraviglia di Dio? No, non lo è, maestro:
L'ucciso tornerà, continuerà a tornare, perchè la vita è perpetue ed eterna. Eì l'unica cosa che è perenne, e nello stesso tempo è tutte le cose.

Se ritengo l'azione detestabile e giudico l'uccisore, ho giudicato me stesso. E questo giudizio avrà sicuramente ripercussioni sulla mia vita.
L'uccisore ha già pronunciato da sè il suo giudizio, perchè sarà in balia di quegli atteggiamenti che lo hanno spinto all'azione; con essi dovrà confrontarsi in ogni momento che seguirà, nel regno dei suoi pensieri e delle sue emozioni.
Io non detesto l'atto. Ne conosco le ragioni. La capisco. Sono al di là di esso. Se giudico l'assassino per quell'atto, non sono più grande per questo, ve lo assicuro, e la mia vita sarà condizionata da quel giudizio, perchè l'Io Sono che io sono ha preso una parte di sè e l'ha separata dal mio essere. Quindi non sono più intero. Capite?

Quando vedete cose del genere, sono appagamenti che stanno accadendo. Ogni momento abbiamo l'opzione di realizzarci in un modo verso cui ci sentiamo spinti o in modo che ci sentiamo illuminati. E' nostra scelta. Questa è l'unica repubblica che l'uomo ha, la repubblica dentro di sè. I vostri governi cercheranno di governare la massa con leggi, regole e prescrizioni, ma non potranno mai governare la volontà di un'entità che lavora nel silenzio dei suoi processi mentali.
Solo l'entità può farlo.
E ogni momento che vive egli bilancia il momento secondo il suo proprio essere emozionale.
Io dico in quest'incontro che non c'è maestro più grande di ciò che voi siete e che ognuno è completamente responsabile dell'armonia della propria vita, perchè non siamo forse noi quelli che nel pensiero facciamo una certa cosa, e non è forse la manifestazione di quella certa cosa che insegnerà ai nostri pensieri a essere più raffinati?

Potete prendere un uomo e metterlo in prigione - nel buco più piccolo, scuro, sporco che ci sia - ma non imprigionerete mai la sua mente nel suo pensiero. Ed egli, attraverso il pensiero contemplativo, ragionerà con se stesso e insegnerà a se stesso e giudicherà se stesso.

Io non riconosco bene o male, riconosco solo la vita.

Se questo spinge un'entità a uccidere un altro - o a farlo nel profondo della propria anima semplicemente pensandoci - l'una cosa non è più grave dell'altra, perchè ciò che avete fatto nei vostri pensieri, l'avete già fatto. E non c'è nessuno che non abbia spaccato in due qualcuno nei propri pensieri. Quest'entità in entrambi i casi ha bisogno di esprimere questo per una sua maggior comprensione. Desidero farvi comprendere che colui che partecipa con l'uccisore alla sua espressione, non è la sua vittima, perchè egli ha contemplato la possibilità di essere forse bruciato, o spaccato in due o molestato. E avendolo contemplato e temuto, ha attirato su di sè proprio quel fato. Quindi chi ha bisogno di molestare e chi ha bisogno di essere molestato - perchè gli serve per capirlo - si attraggono a vicenda per farne esperienza.

Per la comprensione chiamata Dio nulla è male.

Tutto è esperienza che procura saggezza. Questa è la mia risposta. Se l'uomo non è più condannato dai suoi fratelli, se comprende di non essere malvagio nel suo essere - di essere Dio nel suo essere - e comprende che è completamente amato e sostenuto dalla forza chiamata Dio, non avrà più bisogno dell'esperienza della guerra, dello stupro, dell'assassinio o di altre azioni del genere per capire la sua dignità e il suo valore.
E quando l'uomo si libera da quella coscienza riduttiva, con le sue leggi, i suoi piani e le sue regole, troverà la gioia e la pace dell'essere che gli permetteranno di amare se stesso e tutta l'umanità e di lasciare a tutti la libertà dei propri piani intenzionali.
Allora amerà come ama Dio.
Allora sarà come Dio, la piattaforma che nutre e sostiene tutta la vita. Così sia.

Edited by Scharden - 9/10/2012, 22:08
 
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