RICERCA USA
Vitamina C contro i tumori
Alimenti che ne sono ricchi aiutano a prevenirli. Iniettarla ad alte dosi forse aiuta a ridurne la crescita
Le arance, ad alto contenuto di vitamina C, aiutano a prevenire i tumori (Ansa)
MILANO — Una spremuta di due arance fresche, un piatto di broccoletti lessati e conditi con olio e limone (o alla pari broccoli, cime di rapa, friarielli, cavolo bianco o nero), un paio di bicchieri di vino rosso, tè verde lontano dai pasti. Tutti i giorni è la migliore difesa dal cancro. Se si riesce con l'aggiunta di una testa d'aglio quotidiana. Ma questo, si sa, crea problemi ai rapporti sociali. Il segreto sono gli anti-ossidanti, e altri principi attivi, presenti in grandi quantità in questi «alimenti-farmaco». In particolare la vitamina C, studiata da anni come prevenzione, e che ora sarebbe stata consacrata anche come potente cura in varie forme molte aggressive di tumore.
ANTI-OSSIDANTE E POR-OSSIDANTE - Ma con un'accortezza: come anti-ossidante difende, come pro-ossidante (ossia in grado di formare radicali liberi e non di combatterli) attacca. Ma per farla diventare killer bisogna non mangiarla, ma iniettarla. Iniezioni di alte dosi di vitamina C. A dare ragione alle teorie di Linus Pauling, Nobel per la chimica nel 1954 per le sue scoperte sui benefici della vitamina C, è la ricerca pubblicata da Proceedings of the National Academy of Sciences ( Pnas) a firma di Mark Levine dei National Institutes of Health (Nih). Levine ha impiantato tre forme di tumori molto aggressivi (del pancreas, delle ovaie, del cervello) in un gruppo di topi che sono stati successivamente trattati con iniezioni di alte dosi di acido ascorbico (la vitamina C). I topi trattati hanno evidenziato una crescita delle cellule cancerose pari alla metà di quelli non sottoposti a terapia. Il peso e la crescita dei carcinomi sono stati ridotti del 41-53%. Precedenti esperimenti che avevano usato vitamina C in forma di pillole non avevano avuto lo stesso successo.
TEST SULL'UOMO - «Siamo molto vicini a far scattare test analoghi sulle persone», ha detto Levine. Esistono, infatti, sistemi naturali di controllo sulla quantità di vitamina C assorbita quando viene introdotta per via orale. Se si consumano due arance e una porzione di broccoli, per esempio, si introducono oltre 200 milligrammi di acido ascorbico: la dose ottimale e preventiva da assumere giornalmente con la dieta. Tutto ciò che eccede, viene eliminato o immagazzinato dal corpo attraverso speciali meccanismi. Ecco perché finora non si riusciva a capire se tanta vitamina C poteva distruggere un tumore. Per by-passare i processi di controllo naturali e tentare di introdurre nei topi alte dosi di vitamina C, oltre 4 grammi per chilo di peso corporeo ogni giorno, gli studiosi hanno iniettato la sostanza direttamente nelle vene o nelle cavità addominali degli animali ammalati. Così, per la prima volta, si è rilevato l'effetto pro-ossidante, invece che anti-ossidante, della vitamina C. Ossia quei radicali liberi, causa dell'invecchiamento e del cancro, usati finalmente come cura.
Mario Pappagallo
05 agosto 2008
fonte:
http://www.corriere.it/INTOLLERANZA AL LATTE Cominciata da chioccoli
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chioccoli 12/2/2008, 11:50
E’ l’alimento primario fondamentale nella crescita dei bambini, ma in alcuni casi può dare dei problemi
I cibi che mangiamo possono nascondere a volte un pericolo. Studi recenti confermano un incremento dell’incidenza globale delle intolleranze e delle allergie alimentari, le ultime stime dichiarano che circa un terzo della popolazione italiana adulta ha problemi di intolleranza a uno o più alimenti regolarmente consumati. La situazione ultimamente ha subito un notevole peggioramento, una delle cause di questo aumento può essere attribuito alle manipolazioni che subiscono i cibi dal momento della produzione a quella del consumo. Per una maggiore conoscenza della problematica è necessario fare una distinzione tra le allergie vere e proprie e le intolleranze.
L'allergia alimentare
Le allergie alimentari sono quelle condizioni in cui l’allergene penetra nell’organismo per via digestiva. La sintomatologia che ne consegue è sostenuta da meccanismi immunologici: un componente degli alimenti (allergene) è lo stimolo che attiva una reazione che coinvolge il sistema immunitario, questo provoca la comparsa di una serie di sintomi a livello cutaneo (orticaria, angiodema, rush cutanei), dell’apparato gastroenterico (vomito, diarrea, coliche addominali), dell’apparato respiratorio (rinite, asma). I segnali delle reazioni allergiche si scatenano all’improvviso. La sintomatologia varia a seconda dell’età: nel lattante per esempio é maggiormente interessato l’apparato gastrointestinale; nel bambino la sintomatologia è prioritariamente a carico dell’epidermide (cute) e successivamente è l’apparato respiratorio. Nell’adulto i sintomi sono più diffusi e vanno dall’orticaria ai disturbi respiratori fino ad arrivare, in qualche caso, al vero e proprio shock anafilattico Il ripetersi di manifestazioni allergiche nella stessa famiglia rivela in modo evidente l’importanza del fattore ereditario, ovvero non si eredita una particolare forma di allergia quanto una generica predisposizione al gruppo delle malattie allergiche. La sintomatologia può manifestarsi in maniera e forme diverse da soggetto a soggetto e a diverse età: nel neonato, nell’adulto, nell’anziano.
Gli alimenti che più di frequente causano allergia sono: il latte (proteine), i cereali ( glutine), la soia, i pomodori, le uova, gli agrumi, i crostacei, cioccolato e noci. Il latte e le uova provocano manifestazioni particolarmente frequenti nel bambino, spesso di tipo immediato, che possono insorgere anche per minime quantità di cibo.
Allergia al latte
A proposito del latte, l’allergene in questione è la betalactoglobulina una delle proteine del latte vaccino. L’allergia alle proteine del latte vaccino può dare manifestazioni extraintestinali come l’eczema, la rinite e l’asma. La sintomatologia a carico dell’apparato gastroenterico di regola appare nei bambini i primi 3-6 mesi quando gradualmente viene aggiunto il latte vaccino al latte materno. Normalmente se ci si trova di fronte ad una allergia questa si manifesta dopo qualche giorno, alcune volte però i sintomi possono comparire in seguito alle prime poppate di latte vaccino. I sintomi più comuni sono: vomito, diarrea liquida o mucosa o muco-ematica, dolori addominali, abbondante presenza di meteorismo.
La diagnosi viene fatta osservando la scomparsa totale dei sintomi con l’abolizione del latte e la successiva ricomparsa alla reintroduzione del latte stesso.
Nel caso di dubbio conviene ricorrere al RAST (Radio Allergo Sorbent Test) e il RIST per il dosaggio della quantità di IgE presenti in circolo,
Il trattamento consiste nell’abolizione del latte vaccino e di tutti i suoi derivati, dopo i 12 – 18 mesi di età il latte vaccino può essere reintrodotto gradualmente.
Intolleranza al latte
Secondo recenti stime circa un terzo della popolazione italiana adulta soffre di intolleranza al latte. E’ questa la forma più comune anche tra i più piccoli.
Nel caso dell’intolleranza al latte, la lattasi, enzima che interviene nella scomposizione del latte riducendolo a galattosio e glucosio , è praticamente assente o quasi nella mucosa intestinale. Il lattosio (zucchero del latte) è presente in ogni tipo di latte sia di mucca, di capra o umano. Quando questo arriva nel colon, non avvenendo la trasformazione non è tollerato, la conseguente reazione è la fermentazione con i sintomi tipici, come gonfiore e crampi addominali, meteorismo, diarrea.
L’intolleranza al lattosio può essere dovuta a una deficienza primaria (una condizione genetica piuttosto rara), oppure, caso più frequente, secondaria e transitoria (dovuta ad una patologia intestinale passeggera). La lattasi è normalmente carente nei bambini prematuri e matura la sua competenza con la crescita.
La diagnosi e la cura
La diagnosi viene fatta mettendo a dieta il bambino per qualche giorno con latte “delattosato”: in caso di intolleranza i sintomi scompariranno e allora la dieta potrà continuare con il latte delattosato, facilmente reperibile in commercio. Attualmente nella pratica clinica vengono usati come sostituti del latte le formule a base di soia o di idrolisati proteici. Sono in commercio delle formule specificamente preparate per fornire i nutrienti essenziali alla buona crescita del bambino, che debbono essere prescritte però, in base alle specifiche esigenze individuali, dal pediatra.
Il più delle volte il difetto può limitarsi ad una carenza non grave della lattasi (e raramente è così forte da costringere ad eliminare tutto il lattosio nella dieta), che può anche facilmente regredire se l’alimento “incriminato” viene sospeso per qualche tempo; quando l’intolleranza risulterà scomparsa si potrà iniziare a riprendere gradualmente il latte.
Il test del respiro
Diagnosticare con certezza se la causa di questi sintomi è l’intolleranza al lattosio è diventato ancora più facile grazie al “breath test”, ovvero il test del respiro.
Questo test, assolutamente non invasivo, consiste nel fare espirare i pazienti in un palloncino ogni 30 minuti, nelle 3 ore successive all’assunzione del lattosio (25 grammi di lattosio per gli adulti, mentre nel caso dei bambini, 1 g pro Kg di peso corporeo); nell’aria espirata poi, con il gas-cromatografo, viene misurata la quantità di idrogeno. In caso di malassorbimento del lattosio, il campione prelevato conterrà un eccesso d’idrogeno, cosa che non avverrà nel paziente che invece digerisce normalmente il lattosio.
GUIDAGENITORI
Sherry7614/2/2008, 22:29
Visto che si parla di intolleranza al latte... può secondo voi insorgere una intolleranza in età adulta, senza essersi mai manifestata prima??
Baci
Serena
chioccoli16/2/2008, 09:40
Tutti i neonati e i bambini piccoli (a parte qualche rarissima eccezione di anomalia genetica) possiedono l'enzima della lattasi.
Verso i quattro anni, tuttavia, alcuni di loro perdono la capacità di produrla e, di fatto, la percentuale degli adulti lattosio-intolleranti finisce per arrivare al 75%.
Una percentuale tanto alta da far ipotizzare ai ricercatori che la capacità di digerire il lattosio da adulti non sia la normalità ma il frutto di una mutazione genetica...
Questo è quello che si dice...
Sherry7620/6/2008, 06:20
Se la diagnosi di allergia alle proteine del latte è certa, ovvero sufficientemente documentata (prick-test o RAST positivi, ma soprattutto evidenza clinica di miglioramento con la dieta), allora è necessario che l'esclusione dei latticini dall'alimentazione sia completa e prolungata.
Vanno assolutamente evitati:
latte
formaggi, ricotta
yogurt
burro
panini al latte, grissini
dolci, creme, budini
biscotti, brioches
cioccolato, caramelle
gelati (permessi i sorbetti e i ghiaccioli)
D'altra parte, ciò significa che tutto quello che non è vietato (controllare meticolosamente le etichette) è permesso. In pratica, quindi, la dieta può variare fra:
carne di tutti i tipi (forse, per affinità con il latte vaccino, è meglio evitare manzo e vitello)
pesce
uovo
pasta, pane e farinacei semplici (polenta, fette biscottate, semolino)
verdure (tutte: consideri i legumi come ottima fonte di proteine)
frutta (tutta)
per condire, olio d'oliva e margarina vegetale.
Per ottenere una alimentazione varia, il suggerimento migliore (che, fatte salve le limitazioni per lei necessarie, va bene per tutti i bambini in età prescolare e, perché no, anche per gli adulti) è di giocare con le combinazioni di alimenti e con i condimenti. Ad esempio, passato di legumi con la pasta, frittata (al forno) con i piselli, polpettine di carne cotte nel sugo di pomodoro, pesce con fagiolini, crema di zucca e patate, risotto al pomodoro, ecc.
Consideri poi con il suo pediatra la possibilità di utilizzare latte di soia al posto dell'idrolisato. Se possibile, ciò consentirebbe il passaggio ad una serie di prodotti a base di soia (farine lattee, biscotti, gelati, budini) sicuramente interessanti per gusto e varietà.
fonte:
http://www.mammaepapa.it/salute/pag.asp?nfile=pr_aplv