L'inappetenza

« Older   Newer »
  Share  
Sherry76
view post Posted on 26/9/2008, 14:15




Cos'è
La mancanza di appetito è un sintomo molto comune nei bambini ed è fonte di ansia e preoccupazione per i genitori.
Può essere transitoria, per un giorno soltanto ad esempio, e non rappresenta in questo caso un problema; oppure è un fenomeno più duraturo ed è allora importante individuarne la causa.

Cause
Normalmente esistono, nella vita di un bambino, dei periodi in cui l'appetito è diminuito: durante lo svezzamento, le funzioni intestinali del bambino presentano delle alterazioni, la crescita rallenta e l'appetito diminuisce; intorno ai 6-12 mesi, è la dentizione che può ostacolare un buon appetito; intorno ai 18-24 mesi di vita si può avere nuovamente una riduzione dell'appetito, legata alla contemporanea diminuzione delle richieste dell'organismo rispetto al primo anno di vita; in età scolare possono subentrare piccoli problemi psicologici, per lo più legati alla scuola, che influiscono sull'appetito del bambino.


Qualunque malattia acuta, come l'influenza e le bronchiti o anche la loro fase di incubazione, possono provocare una riduzione di appetito, che però si risolverà con la guarigione del bambino.
L'eruzione dei denti, come detto prima, rappresenta una causa di inappetenza: le gengive gonfie, arrossate e dolenti ostacolano sicuramente una normale alimentazione.

Quasi sempre, comunque, alla base dell'inappetenza, ci sono errati comportamenti da parte degli adulti e, soprattutto, dei genitori. I bambini vengono influenzati negativamente dall'irregolarità nell'orario dei pasti, dalle tensioni fra i genitori e, principalmente, dai tentativi di forzarli a mangiare. Non c'è niente che riesca a influenzare negativamente l' alimentazione di un bambino quanto le preoccupazioni dei genitori. Se, in caso di rifiuto di un pasto da parte del bambino, la mamma entra in crisi perché pensa che "morirà di fame", si innescherà un circolo vizioso: la mamma cercherà in mille modi di convincerlo o costringerlo a mangiare qualunque cosa; il bambino, spaventato a sua volta dal cibo utilizzato contro di lui quasi come un'arma, lo respingerà ancora di più, rifiutando anche gli alimenti che prediligeva, incrementando così le paure della mamma. Alla fine, il bambino rifiuterà il cibo per abitudine. Ricordate: la più forte arma nelle mani di un bambino per richiamare l'attenzione dei genitori o per punirli è il rifiuto del cibo.

Il bambino può inoltre esprimere con l' inappetenza situazioni di disagio ambientale anche extra-familiare: difficoltà di socializzazione e relazionali; eventi stressanti acuti (incidente, ladri) e carenze affettive protratte.
A volte l' inappetenza, specialmente nel bambino di età inferiore all' anno, è legata alla irrazionale e sfrenata corsa alla prova di nuovi latti ed alimenti.
Non bisogna, comunque, sottovalutare questo sintomo poiché può essere la spia di patologie più rilevanti e gravi; i regolari controlli pediatrici, con la valutazione della crescita, permettono di escludere un'evenienza di questo tipo.

Cosa fare
1. Non preoccuparsi in caso di inappetenza transitoria: un bambino può rimanere digiuno per oltre 24 ore senza conseguenze; l'importante è che assuma liquidi. Questo vale anche in presenza di malattie acute.
2. Effettuare i regolari controlli dal pediatra per assicurarsi che l'accrescimento sia regolare e che non ci siano problemi di fondo.
3. Distribuire i 4 pasti della giornata in modo sempre regolare. Far si che la durata del pasto sia di almeno 20 minuti.
4. Variare il menu del bambino sia per quanto riguarda il sapore e il modo di presentarlo. I bambini si incuriosiscono con le variazioni e sono stimolati ad assaggiare cose nuove.
5. Rispettare i gusti del bambino: non è vero che solo gli adulti hanno preferenze alimentari. Se il bambino per es. non gradisce i formaggi, si possono sempre cucinare piatti in cui i formaggi sono presenti anche se in piccole quantità e non immediatamente riconoscibili.
6. Evitare gli alimenti "fuori pasto" (caramelle, merendine, patatine, ecc.) ed evitare che il bambino beva subito prima del pasto, soprattutto bevande gassate. Lo stomaco dovrebbe essere vuoto nel momento in cui il bambino inizia il pasto.
7. Lasciare, per quanto possibile, che il bambino mangi da solo senza essere imboccato; verso la fine del primo anno di vita al bambino piace affrontare la pappa per conto suo. In questo modo il bambino collegherà al piacere del nutrirsi il piacere del gioco, dell'esplorazione del cibo.
8. Non forzare il bambino né minacciarlo con castighi e privazioni; evitare imposizioni, insistenza e ogni genere di pressione.
9. Far giocare il bambino, possibilmente all'aria aperta e al sole, far praticare nuoto: l' attività fisica serve a stimolare in modo naturale l'appetito.
10. Utilizzare con molta cautela e solo sotto stretto controllo medico i farmaci stimolanti l'appetito, come gli antistaminici, che possono provocare diversi effetti collaterali e, quando sospesi, possono creare una ulteriore diminuzione dell'appetito.
11. Far sì che l'atmosfera intorno al bambino che mangia sia serena e allegra.
12. Non distrarre il bambino durante il pasto pulendolo e asciugandolo in continuazione, cambiandogli posizione, ecc.; evitare, inoltre, di utilizzare gli altri componenti della famiglia, pupazzi e storielle per farlo mangiare, perché pretenderà ogni giorno qualcosa di diverso.
13. Offrire al bambino inappetente porzioni piccole, perché si scoraggia davanti al piatto troppo colmo.
14. Osservare l'atteggiamento del bambino nei confronti del pasto quando è in compagnia di amici o fuori casa: si possono trarre informazioni e suggerimenti importanti.

fonte: http://www.kwsalute.kataweb.it
 
Top
albachiara1
view post Posted on 26/9/2008, 20:07




sai che quando la mia bambina non mangiava piangevo di brutto.....
avevo 19 anni, ero sola e tutti mi dicevano che non le davo da mangiare.
adesso ha 24 anni, una figlia di 4, e pesa 40 kg.........
 
Top
Sherry76
view post Posted on 27/9/2008, 07:49




Ho cercato quell'articolo perchè gradatamente da un mese Leonardo sta diventando inapettente...
e noi siamo molto preoccupati.. ora da due giorni rifiuta anche la colazione... e noi non sappiamo come fare....
 
Top
Sherry76
view post Posted on 3/10/2008, 14:41




Il bambino che non mangia

Ogni bambino è in grado di regolamentare il proprio introito calorico giornaliero, calibrandolo sulle proprie necessità. Non tutti i bambini necessitano un uguale numero di calorie, queste dipendono dall'età, dal peso, dalla struttura fisica, dalla quantità di moto giornaliero.
Spetta ai genitori indirizzare l'appetito del proprio bambino verso alimenti sani e nutrienti, rispettandone i gusti e i desideri, ma senza farsi "ricattare", se cediamo una bistecca per una barretta di cioccolato, otterremo un bambino malnutrito per carenza di nutrienti e sovrappeso per eccesso di grassi e zuccheri.

Nessun bambino si lascia morire di fame, è necessario avere la fermezza di proporre pasti equilibrati nelle corrette porzioni (mai esagerare e pretendere di "ingozzare" il bambino) e se si riceve un rifiuto, lasciar perdere fino al pasto successivo. Evitare la girandola delle proposte alternative, che rendono il bambino insicuro, non lo educano a una corretta alimentazione e, a lungo andare, lo convincono a tiranneggiare i genitori o chiunque cucini per lui.

Se, dopo le dovute considerazioni, risulta evidente che il bambino non mangia a sufficienza, risulta sottopeso e il pediatra lo trova comunque in salute, sfruttare alcuni piccoli trucchi:

* creare aspettative intorno ai piatti proposti ( i fagioli dei cow boys, gli spinaci di braccio di ferro, gli spaghetti con le polpette di Lilli e il vagabondo, il tonno che mangiano gli squali…..)
* creare un ambiente sereno e allegro, apparecchiare la tavola con piatti colorati e tovaglioli che ritraggano i suoi personaggi preferiti;
* farlo partecipare alla creazione del piatto lasciandolo "pasticciare" in cucina (anche con l'aiuto di riviste specializzate)

fonte: http://www.dietaenutrizione.it/
 
Top
Sherry76
view post Posted on 7/10/2008, 14:09




Il rifiuto del cibo è uno dei comportamenti del bambino che maggiormente genera uno stato di ansia e di preoccupazione in molti genitori e soprattutto in molte mamme.
Tale rifiuto può comparire sia progressivamente che improvvisamente ed alcune volte manifestarsi in concomitanza di un cambiamento nella dieta del bambino. In queste situazioni, solitamente una madre mette in atto tutta una serie di manovre (farlo giocare, distrarlo, alimentarlo mentre dorme, costringerlo ad aprire la bocca…), con l’obiettivo di far mangiare a tutti i costi il proprio figlio. Il momento del pasto rischia così di trasformarsi in una lotta tra lui e la sua mamma, dalla quale egli spesso ne esce vincitore, e di essere vissuto da entrambi come una situazione che genera un forte stress ed una grande tensione.
Perché spesso un bambino si rifiuta di mangiare?
E’ importante partire dal presupposto che il rapporto che ciascun bambino stabilisce con il cibo è influenzato anche dalla sua indole e dal suo temperamento: così è possibile osservare bambini più intraprendenti e sempre molto golosi, che senza difficoltà sono disposti ad assaggiare dei nuovi cibi, come, al contrario, bambini molto più miti, che non manifestano particolari emozioni nei confronti del cibo, né quando mangiano ciò che desiderano, né quando non lo ottengono, o anche bambini maggiormente dubbiosi nei confronti di nuove abitudini alimentari, verso le quali manifestano un atteggiamento di rifiuto e di chiusura.
Insieme a ciò, nel rapporto madre-bambino, l’alimentazione può essere considerata non solo il simbolo del loro legame, ma anche del loro successivo e progressivo distacco, per cui è come se, attraverso il rifiuto del cibo, il bambino iniziasse ad esprimere una sua graduale separazione dalla madre e ricerca di autonomia, legata anche al fatto che un alimento possa piacergli più di un altro, per iniziare in questo modo ad esprimere delle sue chiare preferenze. Così, nelle situazioni in cui il bambino si rifiuta di mangiare, è molto importante cogliere anche il significato di questi suoi messaggi, per evitare di correre il rischio che una madre possa ulteriormente ostinarsi nel tentare di alimentarlo e di esprimergli il suo dispiacere e la sua rabbia per il suo comportamento, con il rischio conseguente di poter accrescere il rifiuto del bambino per il cibo.
Molto spesso può accadere anche che un atteggiamento particolarmente ansioso e pressante dei genitori possa generare nel bambino un comportamento oppositivo nell’alimentazione, attraverso il quale egli tenta di esprime il bisogno di sentire rispettati i suoi confini: in altri termini è come se egli in questo modo comunicasse un suo malessere legato al fatto di sentire su di sé un carico eccessivo di cure e di attenzioni.
Insieme a ciò, non sono da sottovalutare anche le situazioni in cui il bambino, attraverso le variazioni del suo appetito o il rifiuto per il cibo, manifesta un suo disagio legato un evento specifico vissuto all’interno del contesto familiare o anche al di fuori di esso.

fonte: http://www.paginebimbo.it/Psicologia.aspx?ID=776
 
Top
Sherry76
view post Posted on 27/5/2009, 06:31




Se il bambino rifiuta il cibo

Il fenomeno del rifiuto del cibo in infanzia è un problema fonte di grandi preoccupazioni per i genitori. I disturbi dell’alimentazione in infanzia rappresentano una categoria diagnostica ad alta prevalenza, anche perché è molto documentato il ricorso al pediatra per identificare le cause di questo delicato problema.

Anzitutto è opportuno chiarire che sono molti i fattori implicati nella regolazione del ciclo fame- sazietà, così come bisogna tener conto del fatto che esistono le differenze individuali. Alcuni bambini cioè, mostrano pattern di regolazione dei ritmi vitali prevedibili e facilmente gestibili fin dai primi giorni di vita, mentre altri sviluppano precocemente difficoltà nei cicli sonno-veglia, fame-sazientà.

Queste differenze dipendono sia da fattori temperamentali che da caratteristiche ascrivibili alla relazione madre-bambino. Il momento dell’alimentazione infatti non è solo finalizzato alla nutrizione. Esso è luogo prediletto di uno scambio relazionale, affettivo e comunicativo tra madre e bambino. Eventuali difficoltà relazionali possono quindi interferire nel normale svolgimento della nutrizione.

Il rifiuto del cibo del bambino, intorno all’età dello svezzamento, può dipendere però anche da intolleranze alimentari, problemi inerenti all’omeostasi come l’ipersensibilità alla consistenza e/o alla temperatura di determinati cibi o problemi neurologici relativi alla masticazione. Prima di considerare qualsiasi ipotesi sulla relazione madre-bambino è pertanto necessario escludere fattori di tipo organico o disturbi di rilevanza clinica che possono sottostare alla condizione del rifiuto del cibo.

La conseguenza di una insufficiente assunzione di cibo parte del bambino sfocia in un modesto accrescimento fisico, che può cristallizzarsi in un vero e proprio disturbo alimentare noto in letteratura con il nome di Not Organic Failure to Trive, o Anoressia infantile.

Un altro momento critico in cui il rifiuto del cibo raggiunge una considerevole incidenza è rappresentato tra il secondo ed il terzo anno di vita, nel passaggio all’alimentazione autonoma. Qui, osservando attentamente il comportamento della diade madre-bambino nel momento del pasto appare spesso un conflitto all’interno della relazione in riferimento all’autonomia. E’ infatti evidente che a quest’età i bambini spesso manifestano il desiderio di mangiare da soli, impugnando autonomamente le posate e portando il cibo alla bocca. L’intrusività della madre, che per velocizzare il momento del pasto si ostina ad imboccare il figlio può determinare come reazione il rifiuto del cibo da parte del bambino. Una simile problematica quindi fa ipotizzare una difficoltà all’interno della relazione che non ha nulla a che vedere con un capriccio o con una richiesta di attenzioni da parte del bambino.

Un altro indizio di questo tipo di problematica è dato dal caso in cui il bambino manifesta un’alimentazione corretta in presenza di altre figure di riferimento, come la nonna o la baby-sitter, mentre il rifiuto del cibo avviene esclusivamente in presenza della madre.
L’osservazione del momento del pasto da parte di esperti è utile anche per identificare altri tipi di difficoltà: alcune madri infatti riferiscono uno scarso introito di cibo da parte del proprio figlio, mentre all’osservazione esso risulta essere nella norma. Questo avviene perché alcune madri valutano la loro adeguatezza di care-giver in rapporto a quanto mangia il proprio figlio, con il rischio che la quantità di cibo che il bambino mangia non sembri loro mai abbastanza.
Ancora il rifiuto del cibo può manifestarsi non come condizione primaria, ma come conseguenza di altri diturbi di natura psicologica a carico del bambino: ad esempio in presenza di un disturbo dell’adattamento, di un disturbo affettivo o di un disturbo da stress post-traumatico
Dott.ssa Isabella Ricci
Psicologa

fonte: http://www.pianetamamma.it/



voglio sottolineare questo passo:

CITAZIONE
Un altro momento critico in cui il rifiuto del cibo raggiunge una considerevole incidenza è rappresentato tra il secondo ed il terzo anno di vita, nel passaggio all’alimentazione autonoma. Qui, osservando attentamente il comportamento della diade madre-bambino nel momento del pasto appare spesso un conflitto all’interno della relazione in riferimento all’autonomia. E’ infatti evidente che a quest’età i bambini spesso manifestano il desiderio di mangiare da soli, impugnando autonomamente le posate e portando il cibo alla bocca. L’intrusività della madre, che per velocizzare il momento del pasto si ostina ad imboccare il figlio può determinare come reazione il rifiuto del cibo da parte del bambino. Una simile problematica quindi fa ipotizzare una difficoltà all’interno della relazione che non ha nulla a che vedere con un capriccio o con una richiesta di attenzioni da parte del bambino.

ho notato diverse volte che se al momento del pasto mettevo il piatto davanti a Leonardo e dandogli le posate lo lasciavo libero di mangiare da solo.. mangiava di più...;

mentre c'è un rifiuto categorico all'essere imboccato...

da oggi voglio provare a lasciargli più autonomia...



 
Top
Rossyokkiblu
view post Posted on 27/5/2009, 09:24




Serena, a discapito della pulizia della cunina e dei vestiti, purtroppo... i bimbi pasticciando mangiano, e poi ormai Leonardo è grande anche se per te è sempre un pulcino...
 
Top
Sherry76
view post Posted on 27/5/2009, 12:26




CITAZIONE (Rossyokkiblu @ 27/5/2009, 10:24)
Serena, a discapito della pulizia della cunina e dei vestiti, purtroppo... i bimbi pasticciando mangiano, e poi ormai Leonardo è grande anche se per te è sempre un pulcino...

ma io non mi preoccupo della cucina e dei vestiti da lavare...

mi preoccupo soltanto che non mangia...

quindi non è che non lo volevamo lasciar mangiar da solo.. ma è perchè proprio aveva un rifiuto dei pasti...

non ci dovevamo preoccupare se saltava colazione, pranzo e cena??


 
Top
Rossyokkiblu
view post Posted on 27/5/2009, 16:41




A volte i bambini fanno i capricci anche per magiare e vogliono dire qualcosa...
Ad esempio ci sono bimbi che se li porti in giro mangiano distratti magari dall'aria aperta, o se vanno a mangiare a casa dei nonni, anche alle 5 fanno un pasto che nemmeno a oranzo o cena, penso che l'inappetenza spesso sia dovuta anche ai cambi climatici, che incidono anche sui + piccoli.
 
Top
8 replies since 26/9/2008, 14:15   12940 views
  Share