Cos'èLa mancanza di appetito è un sintomo molto comune nei bambini ed è fonte di ansia e preoccupazione per i genitori.
Può essere transitoria, per un giorno soltanto ad esempio, e non rappresenta in questo caso un problema; oppure è un fenomeno più duraturo ed è allora importante individuarne la causa.
Cause Normalmente esistono, nella vita di un bambino, dei periodi in cui l'appetito è diminuito: durante lo svezzamento, le funzioni intestinali del bambino presentano delle alterazioni, la crescita rallenta e l'appetito diminuisce; intorno ai 6-12 mesi, è la dentizione che può ostacolare un buon appetito; intorno ai 18-24 mesi di vita si può avere nuovamente una riduzione dell'appetito, legata alla contemporanea diminuzione delle richieste dell'organismo rispetto al primo anno di vita; in età scolare possono subentrare piccoli problemi psicologici, per lo più legati alla scuola, che influiscono sull'appetito del bambino.
Qualunque malattia acuta, come l'influenza e le bronchiti o anche la loro fase di incubazione, possono provocare una riduzione di appetito, che però si risolverà con la guarigione del bambino.
L'eruzione dei denti, come detto prima, rappresenta una causa di inappetenza: le gengive gonfie, arrossate e dolenti ostacolano sicuramente una normale alimentazione.
Quasi sempre, comunque, alla base dell'inappetenza, ci sono errati comportamenti da parte degli adulti e, soprattutto, dei genitori. I bambini vengono influenzati negativamente dall'irregolarità nell'orario dei pasti, dalle tensioni fra i genitori e, principalmente, dai tentativi di forzarli a mangiare. Non c'è niente che riesca a influenzare negativamente l' alimentazione di un bambino quanto le preoccupazioni dei genitori. Se, in caso di rifiuto di un pasto da parte del bambino, la mamma entra in crisi perché pensa che "morirà di fame", si innescherà un circolo vizioso: la mamma cercherà in mille modi di convincerlo o costringerlo a mangiare qualunque cosa; il bambino, spaventato a sua volta dal cibo utilizzato contro di lui quasi come un'arma, lo respingerà ancora di più, rifiutando anche gli alimenti che prediligeva, incrementando così le paure della mamma. Alla fine, il bambino rifiuterà il cibo per abitudine. Ricordate: la più forte arma nelle mani di un bambino per richiamare l'attenzione dei genitori o per punirli è il rifiuto del cibo.
Il bambino può inoltre esprimere con l' inappetenza situazioni di disagio ambientale anche extra-familiare: difficoltà di socializzazione e relazionali; eventi stressanti acuti (incidente, ladri) e carenze affettive protratte.
A volte l' inappetenza, specialmente nel bambino di età inferiore all' anno, è legata alla irrazionale e sfrenata corsa alla prova di nuovi latti ed alimenti.
Non bisogna, comunque, sottovalutare questo sintomo poiché può essere la spia di patologie più rilevanti e gravi; i regolari controlli pediatrici, con la valutazione della crescita, permettono di escludere un'evenienza di questo tipo.
Cosa fare 1. Non preoccuparsi in caso di inappetenza transitoria: un bambino può rimanere digiuno per oltre 24 ore senza conseguenze; l'importante è che assuma liquidi. Questo vale anche in presenza di malattie acute.
2. Effettuare i regolari controlli dal pediatra per assicurarsi che l'accrescimento sia regolare e che non ci siano problemi di fondo.
3. Distribuire i 4 pasti della giornata in modo sempre regolare. Far si che la durata del pasto sia di almeno 20 minuti.
4. Variare il menu del bambino sia per quanto riguarda il sapore e il modo di presentarlo. I bambini si incuriosiscono con le variazioni e sono stimolati ad assaggiare cose nuove.
5. Rispettare i gusti del bambino: non è vero che solo gli adulti hanno preferenze alimentari. Se il bambino per es. non gradisce i formaggi, si possono sempre cucinare piatti in cui i formaggi sono presenti anche se in piccole quantità e non immediatamente riconoscibili.
6. Evitare gli alimenti "fuori pasto" (caramelle, merendine, patatine, ecc.) ed evitare che il bambino beva subito prima del pasto, soprattutto bevande gassate. Lo stomaco dovrebbe essere vuoto nel momento in cui il bambino inizia il pasto.
7. Lasciare, per quanto possibile, che il bambino mangi da solo senza essere imboccato; verso la fine del primo anno di vita al bambino piace affrontare la pappa per conto suo. In questo modo il bambino collegherà al piacere del nutrirsi il piacere del gioco, dell'esplorazione del cibo.
8. Non forzare il bambino né minacciarlo con castighi e privazioni; evitare imposizioni, insistenza e ogni genere di pressione.
9. Far giocare il bambino, possibilmente all'aria aperta e al sole, far praticare nuoto: l' attività fisica serve a stimolare in modo naturale l'appetito.
10. Utilizzare con molta cautela e solo sotto stretto controllo medico i farmaci stimolanti l'appetito, come gli antistaminici, che possono provocare diversi effetti collaterali e, quando sospesi, possono creare una ulteriore diminuzione dell'appetito.
11. Far sì che l'atmosfera intorno al bambino che mangia sia serena e allegra.
12. Non distrarre il bambino durante il pasto pulendolo e asciugandolo in continuazione, cambiandogli posizione, ecc.; evitare, inoltre, di utilizzare gli altri componenti della famiglia, pupazzi e storielle per farlo mangiare, perché pretenderà ogni giorno qualcosa di diverso.
13. Offrire al bambino inappetente porzioni piccole, perché si scoraggia davanti al piatto troppo colmo.
14. Osservare l'atteggiamento del bambino nei confronti del pasto quando è in compagnia di amici o fuori casa: si possono trarre informazioni e suggerimenti importanti.
fonte:
http://www.kwsalute.kataweb.it