| Diagnosi e sintomi tipici Si manifesta, in alcuni casi, con lo stato febbrile (febbre) (90%), comparsa di linfonodi palpabili sul collo, sulla nuca e sulle ascelle (90%), stanchezza, astenia (70%), in alcuni casi si avverte un ingrossamento della milza (30-40%), del fegato (15% ancora più frequente l'aumento delle transaminasi), mal di gola intenso accompagnato da alterazione delle tonsille (75%), che possono presentare placche e ricoprirsi di un essudato di colore biancastro. In diversi casi (20-30%), si può manifestare un esantema fugace simil-morbilloso. Il decorso naturale è benigno.
Esistono diversi test per la diagnosi di mononucleosi da EBV (Virus di Epstein-Barr); il più usato è il "mono test", che ricerca gli anticorpi eterofili, che tuttavia in un 25% dei casi può risultare falsamente negativo, ed in un 10% falsamente positivo. Nei neonati e bambini piccoli, sono necessari altri tipi di test. Quadri simili di malattia possono essere dati dall'infezione da Citomegalovirus (CMV), dalla toxoplasmosi, da virus epatitici, da influenza e faringiti di varia natura, dall'infezione acuta da HIV, dalla sarcoidosi e da altre linfoadenopatie generalizzate.
Modalità di contrazione del virus Questa infezione è molto contagiosa e si propaga soprattutto attraverso saliva e urine. Il contagio avviene:
tramite uno scambio di saliva (nella cultura popolare tale patologia viene definita anche malattia del bacio). L'80-90% della popolazione adulta dei paesi occidentali dimostra di aver avuto in passato una infezione da EBV (Virus di Epstein-Barr), l'agente più frequente della mononucleosi; i picchi di infezione sono la prima infanzia e l'età adolescenziale. Nell'infanzia, l'infezione si contrae in genere per la condivisione in famiglia di bicchieri o posate; decorre in genere asintomatica, o indistinguibile da una faringite o sindrome influenzale. Nell'età giovanile è invece più frequente la forma classica di mononucleosi (nel 75% dei casi); in età adulta invece è tipica una forma lieve, con febbre, malessere e debolezza. Normalmente una persona smette di essere infettiva dopo circa 5-7 giorni dalla cessazione dei sintomi più evidenti, anche se possono esserci riattivazioni asintomatiche del virus (che rimane per sempre latente in una piccola percentuale di linfociti B) con nuova eliminazione tramite la saliva. Il Citomegalovirus altro responsabile di un quadro monunucleosico, si trasmette spesso anche per via sessuale. Toxoplasma Gondii, infine, un protozoo che può dare una infezione simile, viene trasmesso dal gatto, per circuito oro-fecale. Anche le trasfusioni sono fonte possibile di infezione.
Terapia e Prognosi Contro la mononucleosi non vi sono cure specifiche; anche gli antivirali di ultima generazione hanno una efficacia ancora in discussione. Il trattamento antibiotico, invece, può avere addirittura effetti nocivi (reazioni simil-allergiche); è indicato solo nel 10-20% dei casi in cui si associa una faringite streptococcica. La terapia è il riposo a letto fino alla scomparsa della febbre, l'evitare attività fisica pesante per 1-2 mesi; in caso di faringite grave con problemi di respirazione, o piastrinopenia o soppressione midollare, rare complicanze, sono indicati corticosteroidi. Nella maggioranza dei casi, comunque, la malattia decorre in non più di 4 mesi senza ripercussioni di alcun tipo.[senza fonte]
Rare complicazioni La complicazione grave più frequente è la rottura della milza, a rischio nei casi (circa il 40%) in cui questa sia ingrossata; pertanto si consiglia di non eseguire attività fisica soggetta a traumatismi fino alla risoluzione del quadro. È in alcune condizioni, caratterizzate da grave immunosoppressione congenita o acquisita, che il virus di Epstein-Barr può riattivarsi o persistere nella fase litica, dando origine a forme cliniche molto gravi. Il virus di Epstein-Barr è stato infatti associato con un gran numero di malattie, anche neoplastiche, per molte delle quali è ormai definitivamente accertato il suo ruolo eziopatogenetico.
In casi eccezionali (meno del 1%), in particolare in immunodepressi, si può manifestare una pericolosa encefalite. In alcuni individui, probabilmente predisposti per cause congenite o acquisite che alterano la risposta immunitaria contro il virus, l'infezione primaria non è controllata ed il virus di Epstein-Barr continua a replicarsi provocando un'infezione cronica attiva (CAEBV) di cui si conoscono forme molto gravi o severe (SCAEBV). Questa sindrome ha avuto diverse definizioni, anche perché si sovrappone con altre non ben definite come la sindrome da stanchezza cronica e la sindrome da emofagocitosi EBV correlata. Contrariamente a quanto asserito negli anni passati, nei pazienti con CAEBV si segnalano sempre più frequentemente neoplasie linfoidi originate dalle cellule T e dalle cellule NK e non dai linfociti B, come generalmente si osserva nelle malattie linfoproliferative post-trapianto EBV positive.
L'EBV in particolare, ma anche gli altri agenti infettivi che posson dare quadri simil-mononucleosici (CMV, toxoplasma, virus epatitici, HIV), sono tra le cause riconosciute della sindrome da stanchezza cronica, probabilmente a causa degli squilibri che possono apportare al sistema endocrino; un'intensa debolezza durante la fase acuta della mononucleosi conferisce un maggior rischio di sviluppare poi questa complicanza.
Fonte-Wikipedia.org-
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