Dizionario delle Religioni

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Sherry76
view post Posted on 2/9/2009, 15:29




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ADOZIONISMO. 1) In senso stretto, eresia sorta in Spagna nel sec. VIII, secondo cui Cristo, come uomo, non è vero figlio di Dio, ma solo suo figlio adottivo. I principali rappresentanti furono Elipando, arcivescovo di Toledo, e Felice, vescovo di Urgel. Richiamati all'ortodossia da papa Adriano I fin dal 785, furono poi condannati dal Concilio di Francoforte (794).
2) In senso lato, il termine indica anche una corrente ereticale del cristianesimo primitivo che considerava Cristo come un uomo dotato di poteri divini. Sostenitori di questa eresia furono, alla fine del sec. I, lo gnostico Cerinto e un po' più tardi gli ebioniti e i monarchiani. Alla fine del sec. II l'adozionismo assume una caratteristica razionalista con Teodoto di Bisanzio, uomo molto istruito che, per scusare la sua apostasia durante una persecuzione, avrebbe sostenuto di “non aver rinnegato Dio, ma solo un uomo”. Egli infatti vedeva in Gesù Cristo solo un uomo di santità superiore, a cui Dio aveva affidato la salvezza degli uomini. Le sue affermazioni ereticali furono condannate da papa Vittore I, ma ebbero diffusione anche in Occidente ad opera di un certo Artemone (inizio sec. III). In Oriente il seguace più illustre di Teodoto di Bisanzio fu Paolo di Samosata, condannato dal Concilio di Antiochia nel 268.

ALLEANZA EVANGELICA MONDIALE. (World's Evangelical Alliance), alleanza organizzata nel 1846 a Londra da evangelici inglesi, scozzesi e americani, con lo scopo di accomunare i singoli credenti delle diverse Chiese e denominazioni evangeliche, costituendo una delle prime realizzazioni del contemporaneo movimento ecumenico; vi riuscì solo parzialmente (convocazione di 11 assemblee internazionali, fra il 1855 e il 1906, di cui 2 a Firenze) per i sempre crescenti dissidi ecclesiastici, teologici, nazionali e razziali che si manifestarono al suo interno.

AMICALISMO. movimento religioso nativista africano (del Congo ex francese), il cui esatto nome è Amicale Balali, fondato nel 1926 da André Matsua. Il fondatore, perseguitato dalle autorità francesi, dopo la sua morte (1942) divenne il “Cristo” degli amicalisti. Come molti altri movimenti nativisti africani, l'amicalismo intendeva opporsi ai bianchi con la creazione di un “cristianesimo” negro. Pertanto la rivolta politica ai bianchi diventava anzitutto una rivolta culturale: l'indipendenza politica si doveva fondare su un'indipendenza culturale. Ciò che il cristianesimo era nella cultura dei bianchi, l'amicalismo doveva diventare per la cultura indigena congolese. Questo confronto spiega l'assunzione da parte dell'amicalismo di forme del culto cristiano, quali il segno della croce e le chiese.

AMICI DI DIO. associazioni religiose tedesche e svizzere, che, nel sec. XIV, seguirono gli insegnamenti mistici dei domenicani tedeschi. La loro dottrina è raccolta nel trattato Teologia germanica. Capo del movimento sarebbe stato un non meglio identificato “Amico di Dio”, che alcuni asserirono, ma senza fondamento, di poter riconoscere in Martino di Magonza, o in Niccolò di Basilea o ancora in Giovanni di Rütberg. A quest'ultimo sono attribuiti anche vari trattati, ma la critica ne esclude persino l'esistenza.

AMICIZIA CRISTIANA. società segreta cristiana, fondata fra il 1778 e il 1780 da padre Nicolaus von Diessbach a Torino. Si proponeva la diffusione della buona stampa e si componeva di sei laici e sacerdoti e sei donne del ceto aristocratico, che si raccoglievano ogni settimana o quindici giorni nella biblioteca di cui disponevano per organizzare la loro attività: compilazione o aggiornamento di un catalogo, in cui i libri erano divisi in otto categorie, rispondenti alle varie esigenze spirituali dei lettori; distribuzione dei libri dati in prestito e di altri invece regalati. Per sfuggire alle critiche ed evitare angherie della polizia, agivano nel più assoluto segreto. Tra il 1780 e il 1803 la società si diffuse anche nei centri di Milano, Firenze, Roma, Friburgo, Parigi, Vienna, Augusta di Baviera, Varsavia. Dispersa durante la Rivoluzione francese e il periodo napoleonico, le fu infusa nuova vitalità da padre Lanteri, che nel 1817 la trasformò in società pubblica con la nuova denominazione di Amicizie Cattoliche. Continuò la sua attività, cercando di opporsi alla larga diffusione della Bibbia, operata dai protestanti in quel periodo. Fu definitivamente soppressa da Carlo Felice nel 1828.

AMIDAISMO O AMIDISMO. orientamento del buddhismo cinese e giapponese, accentrato sulla caritatevole figura del Dhyāni-Buddha Amitābha, con l'idea che soltanto il suo aiuto può condurre alla salvezza. Un'importante setta buddhista, detta jodo (cinese, Ching-t'u), ha organizzato e teorizzato quest'orientamento.

ANABATTISMO, ANABATTISTI. Definizione polemica data a quei gruppi cristiani (detti anche catabattisti) che a partire dal sec. XVI si rifiutarono, sulla base di un rigoroso biblicismo, di battezzare i bambini. Sulla loro origine storica vi sono divergenze di studiosi; gli uni li ricollegano al movimento nato in Sassonia nel 1522 a opera di T. Müntzer, Carlostadio e dei profeti di Zwickau; gli altri allo zwinglismo più radicale fiorito a Zurigo. Vi è quindi una certa confusione tra anabattisti e spiritualisti. A Zurigo gli anabattisti furono agli inizi evangelici radicali “che non si erano ancora posto il problema del battesimo dei credenti adulti, ma, dopo la disputa del 29 gennaio 1523, vollero andare oltre Zwingli nella questione delle decime, del prestito a interesse, delle immagini e della messa” (Vinay). Alfieri del movimento furono C. Grebel e l'ex francescano G. Stumpf, i quali cominciarono a sostenere che il battesimo era contrario all'insegnamento della Scrittura. Si ebbero così i primi battesimi di adulti (a Zollikon, 1525). Sotto questo profilo è inesatto parlare di anabattisti, in quanto il primo battesimo non era giudicato valido. Le loro teorie si diffusero ben presto, seppure contrastate da cattolici e riformisti, nella Svizzera tedesca e di lì in Austria (con l'ex prete B. Hubmaier). Grebel e Manz furono tra le prime vittime della repressione ecclesiastica. Altri anabattisti perseguitati furono G. Blaurock e M. Sattler, che diffuse l'anabattismo in Germania. Da allora le idee anabattistiche, anticonformiste, antistituzionali con ampie implicazioni politico-economiche (come la guerra dei contadini) si diffusero in tutta Europa fino alla Moravia e alla Polonia manifestandosi in più correnti. Enumeriamo, oltre ai fratelli svizzeri, gli hutteriti, i münsteriti, i mennoniti (seguaci dell'olandese Menno Simons). Gli anabattisti furono presenti anche in Italia, soprattutto nel Veneto, e si caratterizzarono per le tendenze razionalistiche (umanesimo illuministico e antitrinitarismo; vedi antitrinitari). Si trattò cioè di un movimento di persone colte più che di umili strati popolari come altrove. Pacifismo da una parte e violenza dall'altra, profetismo e apocalittica, settarismo religioso e protesta sociale, giustificazione per fede, richiamo diretto allo Spirito Santo furono componenti comuni e contraddittorie nelle diverse tendenze anabattistiche.

ANACORETI. Chi vive solo, lontano dal consorzio umano, dedito alla contemplazione e alle pratiche ascetiche. Religione La solitudine degli anacoreti non era quasi mai assoluta, perché spesso si riunivano, nelle feste, per la preghiera e il pasto in comune, dando luogo a una forma intermedia tra completo isolamento e vita cenobitica. Loro caratteristiche la preghiera, il lavoro manuale, l'aspra penitenza, la mancanza di un superiore e di una regola. Il fenomeno dell'anacoretismo nacque in Egitto nella seconda metà del sec. III e si sviluppò largamente durante le persecuzioni di Decio e di Valeriano. Secondo San Girolamo, ebbe a suo fondatore San Paolo di Tebe verso il 250, e nel periodo della sua massima fioritura fu reso noto da Sant'Antonio, che ebbe numerosi seguaci. In Egitto l'anacoretismo fiorì nel deserto della Tebaide con Sant'Antonio, nella valle della Nitria con Ammonio (sec. IV), nella solitudine dello Scete con Macario il Grande. Dall'Egitto l'anacoretismo si diffuse in Palestina con Ilarione di Gaza e San Nilo (m. ca. 430). In Siria si sviluppò nelle forme particolari dei reclusi e degli stiliti. In Occidente l'anacoretismo comparve verso la metà del sec. IV e subì un grande sviluppo: la cella dell'eremita fu sovente il primo elemento del futuro cenobio. Eremitica fu anche la prima esperienza di San Benedetto. In seguito avvenne il fenomeno inverso, cioè i monasteri fornirono elementi per la vita cenobitica e nel sec. XI furono fondati gli ordini eremitici (benedettini di Fonteavellana, di Camaldoli e di Vallombrosa). L'eremitaggio di singoli tuttavia, anche se limitato, sussistette anche dopo questa data.

ANDROGINISMO. Presenza di caratteri maschili e femminili in un solo individuo. In particolare, in medicina, lo stesso che androginia. In funzione religiosa si trova in personaggi mitici a cui è attribuita una natura bisessuale; sta a rappresentare l'eccezionale potenza fornita dall'unione del maschile col femminile (una specie della “coincidenza degli opposti” perseguita da filosofi e alchimisti). Tale potenza è però sentita anche negativamente come potere indistinto, caotico e perciò pericoloso. Un noto esempio di androginismo è dato da Ermafrodito. In azioni rituali l'androginismo può trovare espressione nei costumi liturgici dell'operatore, alludenti alla bisessualità o a caratteri femminili se l'operatore è maschio e maschili se è femmina.

ANGELICI. seguaci di una setta eretica, condannati da Sant'Agostino nel De haeresibus: tributavano un culto divino agli angeli e sostenevano che per la salvezza fosse necessaria l'osservanza della legge, portata a Mosè dagli angeli. La stessa denominazione fu assunta da un'associazione segreta fondata nel settembre 1860; i suoi seguaci presumevano di essere in possesso della purezza angelica. Furono condannati dai vescovi della Lombardia e del Veneto.

ANGLICANESIMO. La dottrina e l'amministrazione ecclesiale che formano il fondamento e la struttura della Chiesa anglicana. Centro della Chiesa è la Bibbia, di cui si sottolineano i significati devozionale ed etico. Anche la liturgia è impostata sulla Bibbia. Base dell'anglicanesimo, soprattutto nella Bassa Chiesa (di tendenza protestante), sono i 39 articoli (Trinità; Incarnazione; salvezza per sola fede; condanna del purgatorio e delle indulgenze; Santa Cena ed ecclesiologia di tipo protestante). Nell'Alta Chiesa, invece, di tendenza cattolicizzante, ha molto peso il Prayer Book. La liturgia assume un valore dottrinale, in cui il senso “cattolico” della Chiesa ha peso rilevante. Ci si preoccupa infatti di rifarsi alla più antica Chiesa cristiana, così che “la linea protestante viene inglobata all'interno di un sistema “cattolico”” (G. Bouchard). Le dogmatizzazioni cattoliche, però, dell'infallibilità papale (Concilio Vaticano I) e dell'assunzione corporea di Maria in cielo (1950) non sono state accolte dall'anglicanesimo, anche per le loro implicazioni antiecumeniche. Va comunque notato che, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta del sec. XX, si è accentuato il dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica romana, nonostante il permanere di profonde divergenze. Di portata storica, sulla via della riconciliazione con Roma, sono state la visita di Giovanni Paolo II a Canterbury nel 1982 e quelle degli arcivescovi di Canterbury R. Runcie (1989) e G. L. Carey (1992 e 1996) a Roma. Un motivo di grave disaccordo è tuttavia rappresentato ancora dall'ordinazione sacerdotale delle donne, esclusa dalla Chiesa di Roma e invece approvata nel 1992 dal Sinodo generale della Chiesa d'Inghilterra, dopo analoghe decisioni assunte da altre Chiese anglicane.

ANGLOCATTOLICESIMO. Corrente teologica interna all'anglicanesimo, sorta nel sec. XIX dal Movimento di Oxford, guidato da J. H. Newman ed E. B. Pusey dal 1833: sostiene l'appartenenza della Chiesa anglicana, insieme con la Chiesa ortodossa e la Chiesa romana, a un'unica Chiesa cattolica (teoria dei tre rami), sulla base delle caratteristiche istituzionali (ordinamento gerarchico e successione apostolica dell'episcopato) e teologiche (cattolicità del Book of Common Prayer) dell'anglicanesimo.

ANIMISMO. Tendenza a considerare l'anima come principio della vita e del pensiero. L'animismo è un tipo di religione individuato e denominato così dallo scozzese E. B. Tylor, etnologo e fondatore della scienza storico-religiosa. Si tratta di una religione accentrata sulla nozione e sul culto di esseri “spirituali” (spiriti) che animerebbero il mondo: uomini, animali, piante e, in genere, ogni manifestazione naturale (sole, luna, fiumi, sorgenti, vento, tempeste, ecc.). Una religione di questo genere veniva attribuita da Tylor alle popolazioni primitive; sarebbe una religione spontanea, che non presupporrebbe altra cultura come fondamento, ma nascerebbe dalle esperienze psicofisiche di ogni individuo e dalla mentalità ancora infantile di quei primi uomini che a esse avrebbero dato una spiegazione e una rozza sistemazione. Le esperienze del sonno, degli stati psicopatologici e della morte avrebbero fornito la nozione essenziale di anima. Sogno, allucinazioni, ecc., danno la sensazione che uno spirito-anima abbandoni il corpo in cui alberga, per vagare in regioni ignote, incontrarsi con altri spiriti e vivere, insomma, una vita diversa da quella normale: una vita superumana, e perciò contrassegnata dalla sacralità. La conferma, poi, dell'esistenza dello spirito-anima verrebbe dalla morte, quando cioè il corpo, abbandonato per sempre dal proprio spirito-anima, resta “inanimato”. Da questa concezione fondamentale si passa con facilità alle illazioni e ai costrutti propri di una mentalità infantile, che avrebbe portato i primi uomini ad attribuire a tutto il mondo circostante quegli spiriti-anima che essi avevano scoperto in sé: di qui l'animazione di fiumi, alberi, ecc., ossia la formazione di una religione animista. Una simile religione permetteva all'uomo di trattare con le cose inanimate come se fossero esseri viventi, dandogli così l'illusione di poter influire in qualche modo sulla natura. Questo genere di comportamento umano viene accettato da Tylor come istintivo, fondandosi il suo giudizio sul comportamento del bambino che parla con gli oggetti inanimati che lo circondano e pretende di influire in tal modo su di essi. La teoria tyloriana sull'animismo va inquadrata in una corrente di studi etnologici e antropologici, l'evoluzionismo, per la quale l'umanità si sarebbe naturalmente e gradualmente evoluta, attraverso il passaggio di fasi comuni a tutti i popoli, muovendo dal momento semianimalesco degli istinti per arrivare fino all'ultima tappa costituita dalla moderna civiltà occidentale. Nella visione di un simile sviluppo Tylor vedeva nell'animismo il primo gradino dell'evoluzione religiosa che avrebbe portato l'uomo a religioni sempre più elevate, fino all'apice raggiunto dal monoteismo. Le teorie di Tylor vennero superate già nell'ambito dell'evoluzionismo, dove si cercò di definire una forma di religione ancora più primitiva o istintiva: il cosiddetto preanimismo magico (o animatismo). Ma l'evoluzionismo stesso fu a sua volta superato dalla problematica storico-religiosa, cui certe risposte fondate sul semplice rinvio a presunti istinti non bastavano più. Si continuò tuttavia a parlare di animismo, ma ora non più intendendo una forma organica di religione, bensì un modo di espressione religiosa rinvenibile a ogni livello. In pratica: la credenza in esseri sovrumani, spiriti o demoni, che vengono localizzati in posti religiosamente importanti o la cui importanza è religiosamente rilevata.

ANTICONCORDATARIO. Che è in contrasto con un concordato. In particolare, gruppo di vescovi francesi che si opposero al concordato tra Pio VII e Napoleone (15 luglio 1801) e si rifugiarono a Londra, dando origine allo scisma della Petite Église, che si protrasse per circa un secolo sino agli anni che precedettero la I guerra mondiale.

ANTICRISTO. L'antagonista del Cristo che, secondo la credenza cristiana, alla fine del mondo, tenterà i cristiani con falsi miracoli, ma sarà annientato all'apparire del Cristo. Il concetto dell'Anticristo esce dalla vaga identificazione dei “gentili” con “i nemici di Dio” per individuarsi in una singola persona nella II Epistola di San Paolo ai Tessalonicesi, come “l'uomo del peccato” (2, 6-12). Il concetto è presente anche nelle epistole di San Giovanni, ma con riferimento al presente (I, 2, 18-22; 4, 3; II, 7): l'Anticristo non è più però un solo individuo, ma una pluralità di negatori del Cristo e questo è il segno che la fine dei tempi è imminente. Nell'Apocalisse, Giovanni torna a parlare dell'Anticristo identificandolo con le due bestie (13, 1-17), che rappresentano i due aspetti dell'opposizione al Cristo, l'uno il potere politico di Roma, l'altro l'intelligenza pagana, entrambi inviati da Satana (il Dragone) per dar battaglia al Cristo e confondere i suoi fedeli. Il concetto ritorna nella Didachè (16, 3-4) e nell'Epistola di Barnaba (4, 3). I padri della Chiesa, unanimi nel descrivere le caratteristiche dell'Anticristo, si dividono sul problema della sua interpretazione, collettiva o individuale; Sant'Agostino, in particolare, avverte che le parole dell'apostolo sono oscure e quindi la questione non presenta una soluzione definitiva. Gli esegeti moderni, inquadrando l'argomento nella concezione neotestamentaria del “regno del male” contrapposto al “regno di Dio”, propendono per un'interpretazione collettiva. § Per estensione, il termine ha assunto l'accezione di nemico e persecutore del cristianesimo o della Chiesa: “un'epoca di scismi e di anticristi” (Comisso); anche individuo scellerato e malvagio.

ANTINOMIANI. Vocabolo coniato da Lutero per definire i seguaci del suo discepolo Johann Agricola, che, in contrasto con il maestro, sosteneva l'abolizione dell'antica legge mosaica e quindi anche dei dieci comandamenti. L'eresia era sorta fin dai primi tempi del cristianesimo presso gli gnostici e i nicolaiti, per i quali anche gli atti moralmente più indegni avevano perso ogni peccaminosità, essendo stata abolita la legge antica. Di uguale opinione furono i nuovi nicolaiti del sec. XI, mentre gli anabattisti (sec. XVI) negavano ogni valore alle leggi civili. Agricola portò alle sue estreme conseguenze il principio luterano della “fede senza le opere”, deducendone l'assoluta indifferenza degli atti umani di fronte alla responsabilità morale. La polemica fra luterani e antinomiani fu pacificata dalla “formula di concordia” del 1577, ma l'eresia acquistò nuovo vigore tra i puritani del sec. XVII in forza del dogma calvinistico sulla predestinazione predeterminata (ante praevisa merita). Controllata dai vescovi anglicani, l'eresia ebbe un ritorno di fiamma nel sec. XIX in alcuni gruppi isolati inglesi.

ANTIOCHIA, CHIESA DI. comunità religiosa che assunse rilevanza per l'espansione del cristianesimo in Asia Minore, Armenia e Osroene. Il Vangelo fu portato ad Antiochia da giudei convertiti e presto vi si formò una comunità vasta e prospera specialmente per l'apostolato di San Barnaba e di San Paolo. Quivi per la prima volta i seguaci di Cristo furono chiamati cristiani (Atti 11, 19-26). Capo di quella Chiesa fu per qualche tempo anche San Pietro (Galati 2, 11). Fra i suoi vescovi spiccano le figure del martire Sant'Ignazio; di Teofilo, celebre apologeta; di San Demetriano e di Sant'Eustazio, personaggio di primo piano nel Concilio di Nicea (325), dove fu confermata la funzione di chiesa metropolitana di Antiochia sui vescovi della Celesiria, della Cilicia, della Mesopotamia, della Palestina e di Cipro. Nella seconda metà del sec. IV la Chiesa antiochena fu travagliata dallo scisma di Melezio e anche nel Concilio di Efeso (431) non si schierò prontamente con la condanna di Nestorio; il Concilio di Calcedonia (451), innalzando il Patriarcato di Costantinopoli a prima sede dell'Oriente, eclissò il primato di Antiochia. La comunità fu preda del monofisismo, che vi creò una propria gerarchia in contrapposizione a quella ortodossa. La rovina fu accelerata dall'occupazione araba della Siria (638-969); i cristiani ortodossi conobbero persecuzioni e la sede patriarcale fu spesso vacante. La situazione migliorò alquanto sotto i Bizantini (969-1098) e i Latini (1098-1268), ma precipitò nuovamente con l'avvento dei Mamelucchi (1268). Alla fine del sec. XVI il patriarca dissidente Namat Allāh iniziò il movimento di riunificazione alla Chiesa cattolica: l'unione diventò operante solo nel sec. XVIII con l'erezione della Chiesa di rito siro, che, assieme alla fondazione della Chiesa cattolica di rito melchita, costituì un'efficace ripresa del cristianesimo in Siria.

ANTIOCHIA, CONCILI DI. sinodi tenutisi nella città di Antiochia tra il sec. III e IV: tra i concili principali si ricordano quelli del 264 e del 268 contro Paolo di Samosata, che negava i misteri della Trinità e dell'Incarnazione, precorrendo le interpretazioni di Ario e di Nestorio. § Il Concilio del 341, nel quale fu condannato il sabellianismo di Marcello d'Ancira e furono sanciti venticinque canoni sulla disciplina ecclesiastica. § Il Concilio del 379, che segnò il trionfo dell'ortodossia sull'arianesimo

ANTIOCHIA, SCUOLA DI. scuola di esegesi della Bibbia, fiorita tra il 370 e il 430 ad Antiochia. Contrariamente a quella di Alessandria, dedita soprattutto a un'interpretazione allegorica, la Scuola di Antiochia. riteneva necessaria all'interpretazione delle Sacre Scritture la spiegazione del loro significato letterale, grammaticale e storico, ricercandola nei testi più fedeli a quelli originali. Pur non rigettando i significati “spirituali” e “tipici”, riteneva però che questi dovessero basarsi sul senso letterale per non cadere in spiegazioni puramente fantastiche. Suoi illustri rappresentanti furono: Luciano di Antiochia (il fondatore), Diodoro di Tarso (il teorico della scuola), Giovanni Crisostomo, Teodoro di Mopsuestia, Nestorio

ANTITRINITARI. eretici che non accettano il dogma trinitario o, secondo la Chiesa cattolica, introducono errori in esso. Il dogma fu negato già nel sec. II da Prassea, che ammetteva solo la persona del Padre (patripassiani); nel sec. III, accanto al dualismo manicheo (Bene e Male) troviamo le negazioni di Noeto e di Sabellio e quelle, più gravi, di Ario (che negava la consustanzialità del Figlio) e di Macedonio (che non ammetteva la divinità dello Spirito Santo). Questi errori furono condannati dai concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381). Nel Medioevo incorsero in errori contro la SS. Trinità Abelardo e Gioachino da Fiore. Il “libero esame” luterano favorì il risorgere dell'eresia, che trovò sostenitori nei “liberi spiriti” della riforma protestante, specialmente in Michele Serveto e negli italiani Lelio e Fausto Socini. Questi ultimi si fecero alfieri di un rinnovamento totale del cristianesimo sulla base delle sacre scritture e perciò negarono anche il dogma trinitario. I loro seguaci subirono gravi persecuzioni e trovarono finalmente rifugio in Transilvania, dove esistono in sparuti gruppi. La persistenza degli antitrinitari in Inghilterra è dovuta all'interpretazione largamente liberale che Arminio e i suoi seguaci fecero del “libero esame”, alla presenza di una forte corrente razionalistica e all'editto di tolleranza del 1689. Emigrati nell'America Settentrionale, alcuni gruppi diffusero con successo le loro dottrine e furono chiamati “unitari” in contrapposizione a quanti restavano fedeli al dogma trinitario. Sono ca. 100.000 con centro a Boston: applicano un'assoluta libertà di credo e la massima tolleranza in materia religiosa. Sono antitrinitari anche i seguaci di Swedenborg e gli scientisti.

ANTONIANI. denominazione comune a diversi ordini religiosi, che nell'organizzazione e nello spirito che li anima s'ispirano agli insegnamenti di Sant'Antonio del deserto. § Già verso il 305 una colonia di eremiti si era posta sotto la guida spirituale del santo, formando una specie di comunità. L'opera fu continuata dai suoi imitatori, che nel corso del sec. IV costituirono in Egitto colonie di solitari, che nel corso del tempo raccolsero fino a 6000 persone: ogni eremita viveva del proprio lavoro e al vespro si ritirava nella cella, dove iniziava il canto dei salmi; al sabato e alla domenica era celebrato il servizio divino in comune. Tra i fondatori si annoverano Sant'Ammonio (nella Nitria) e San Macario (nella regione di Scete). Gli Antoniani di Vienne, sorti nel 1095 in occasione dell'epidemia di ergotismo gangrenoso (il cosiddetto “fuoco di Sant'Antonio”), si dedicarono alla cura di questo male e furono costituiti in ordine da Bonifacio VIII (1297) con la regola di Sant'Agostino. Confluirono nell'Ordine di Malta nel 1778. Oggi gli Antoniani sono diffusi principalmente in Medio Oriente, dove operano l'Ordine Maronita della Beata Maria Vergine, l'Ordine Libanese Maronita, l'Ordine Antoniano Maronita e l'Ordine Antoniano di S. Ormisda dei Caldei. Dei suddetti ordini, i primi tre hanno sede in Libano, l'ultimo in Iraq.

ANTROPOMORFISMO. In filosofia, la tendenza a spiegare la realtà partendo da concetti riguardanti la natura e il comportamento umano. In questo senso può esistere un antropomorfismo anche nelle scienze. L'antropomorfismo filosofico ha il suo fondamento nella natura dell'uomo, che costituisce un microcosmo in cui si rispecchiano le leggi dell'universo, e nell'analogia fra leggi dell'essere e leggi del conoscere. La prima e più celebre critica dell'antropomorfismo ci è data da Senofane di Colofone, che in nome di una nuova areté (virtù), guidata dalla ragione, trova indegno dell'uomo onorare gli dei narrando le battaglie di Titani e Giganti o le “azioni illecite” di Zeus e di Cronos. Il filosofo fa giustizia di tutti questi antropomorfismi definendoli “finzioni degli antichi”, che il saggio deve rigettare “per una migliore conoscenza intorno agli dei e al tutto”. Ogni filosofia o teologia razionalistica – in particolare quelle di ispirazione illuministica – ha poi proseguito la polemica su questa traccia. In religione l'antropomorfismo è la rappresentazione in forma umana delle divinità e degli altri esseri extraumani venerati. A parte le necessità espressive riferibili al processo d'individuazione di questi esseri mediante una loro personificazione, l'antropomorfismo ottiene di rendere in qualche modo “umano” ciò che umano non è e quindi facilita il rapporto culturale con esso. L'antropomorfismo religioso è alla base dell'arte figurativa e della poesia dell'antica Grecia: scultori e pittori effigiarono bellissime immagini divine e i poeti attribuirono agli dei sentimenti umani. § Nell'Antico Testamento frequenti sono le espressioni antropomorfiche riferite a Yahwèh: gli sono infatti attribuite azioni e passioni proprie dello spirito umano: si parla di bocca, di mani e di altre membra come se Dio possedesse un corpo. Queste espressioni hanno il preciso compito di rendere accessibili concetti difficili anche al popolo e sono d'altronde controbilanciate da precise affermazioni sulla spiritualità di Dio.

ANTU, RELIGIONE. (femminile di Anu), nel pantheon mesopotamico, nome di personalità divina chiaramente secondaria, artificiosamente derivata da quella di Anu, col quale è sempre nominata in coppia nei testi magici, nelle liste di divinità, ecc., senza avere culto autonomo. Paredra effettiva di Anu è del resto (almeno a Uruk) Inanna-Ishtar.

ANU, RELIGIONE. (sumerico An, accadico Anu, cielo), dio del cielo, ma anche il “dio” in genere (con lo stesso segno, nella scrittura cuneiforme, viene indicato sia “cielo” sia “dio”). In tutte le fasi della religione mesopotamica Anu rimase il capo teorico del pantheon e, come tale, compare all'inizio delle liste di divinità; però la preminenza effettiva è di Enlil in epoca sumerica e poi di Marduk a partire dalla I dinastia di Babilonia, mentre la posizione e la personalità di Anu sono piuttosto vaghe e lontane. È divinità cosmica, spettando a lui il cielo, e propriamente la volta celeste, separata dalla terra-acqua per mezzo dell'aria. Nella genealogia divina è il primo dio dotato di vera personalità (dopo le coppie mitiche di Lahmu e Lahamu, Anšar e Kišar) e da lui discendono tutti gli altri dei. Anu è perciò “padre” e “re” degli dei; da lui deriva la regalità (che “scese dal cielo” all'inizio dei tempi); è responsabile delle tavole del destino e ha il potere di assegnare l'immortalità; presso di lui si rifugiano gli dei al momento del diluvio. È in sostanza un essere “supremo” di carattere celeste. Centro principale del culto di Anu è Uruk, dove comunque la sua figlia-paredra Inanna-Ishtar ha un ruolo molto più attivo e appariscente. Il tempio di Anu è detto Bīt reš (tempio principale) e anche il nome del tempio di Inanna (É-anna, tempio di An o del cielo) mostra la sua presenza. Nella scrittura pittografica viene raffigurato da una stella, mentre sui kudurru (pietre di confine) le sue raffigurazioni simboliche sono il trono e la tiara.

ASCETISMO. Il complesso delle pratiche ascetiche codificate e teorizzate nell'ambito di una religione superiore, in vista di una salvezza mistica a mezzo della liberazione della persona dai legami della vita mondana.
Religione: generalità La tesi fondamentale di ogni ascetismo è che la vita normale impedisce la salvezza, sia che per salvezza s'intenda la liberazione dal ciclo delle esistenze come nelle religioni e filosofie indiane, sia che s'intenda una salvezza escatologica oltremondana. Da un altro punto di vista, l'ascetismo acquista meriti o poteri: in una parola fa santi. Forme di vita ascetica, fuori del cristianesimo, sono, per esempio, il monachesimo tibetano e lo yoga.
Religione: cristianesimo Nel cristianesimo l'ascetismo ha sempre avuto sin dalle origini largo spazio e si esprime nell'esercizio costante per reprimere la tendenza al male della natura umana e portarla a un progressivo perfezionamento spirituale. Esso si fonda sull'adesione a Cristo, perché nella sua diuturna lotta al male e nello sforzo per l'acquisto delle virtù il cristiano ha bisogno dell'aiuto continuo della grazia, anche se rimane sempre come protagonista la sua volontà umana. Cristo invita il cristiano all'ascetismo indicandolo come la “via stretta” e San Paolo chiarisce ulteriormente il concetto parlando di lotta continua tra la “carne di peccato” e lo spirito, in cui il cristiano perseverante si riveste “dell'uomo nuovo modellato da Cristo”. Nei primi secoli del cristianesimo l'ascetismo è soprattutto preparazione al martirio e amore per la verginità. I cristiani d'oriente accentuavano anche la necessità di raggiungere uno stato di apàtheia, di assoluta indifferenza alle passioni. Tra il sec. III e il IV l'ideale dell'ascetismo si diffonde e viene vissuto dai Padri del deserto e dai primi monaci. E per secoli è il monachesimo la principale espressione della vita ascetica. Nel Medioevo l'ascetismo acquista caratteri nuovi: la contemplazione e partecipazione alle sofferenze del Redentore, l'ideale della povertà (negli ordini mendicanti), l'“imitazione di Cristo”. In età moderna sorgono poi varie congregazioni sia maschili sia femminili, che uniscono la vita ascetica a varie forme di apostolato. § Parallelo all'ascetismo è il costituirsi della teologia ascetica. Gli inizi sono rintracciabili già in epoca patristica, anche se non è ancora del tutto distinta dalla teologia morale e dalla teologia mistica. Si sviluppa e viene sempre più chiaramente definita con la scolastica (Ugo di San Vittore, San Bonaventura, San Tommaso d'Aquino). In tempi più recenti vanno ricordati Sant'Ignazio, San Francesco di Sales, Sant'Alfonso de' Liguori. Nella prassi la teologia ascetica si divide in tre parti, corrispondenti alle tre “vie” o stadi della vita ascetica: la via purgativa (repressione del peccato), la via illuminativa (esercizio delle virtù), la via unitiva (contemplazione della Divinità).

ASCLEPIADI. (greco Asklēpiádai), specie di casta sacerdotale dell'antica Grecia che si diceva discendere dal dio Asclepio, nel cui ambito veniva trasmessa, di generazione in generazione, l'arte medica, insieme a culti guaritori. A questa casta apparteneva anche la famiglia di Ippocrate, il celebre medico dell'antichità. Si conoscevano anche Asclepiadi mitici, tra cui ricordiamo Podalirio e Macaone, menzionati nell'Iliade.

ASSUNZIONISTI Congregazione fondata nel 1845 da Emanuele d'Alzon, nel Collegio dell'Annunziata di Nîmes. L'azione degli Assunzionisti si esplica in tutti i campi dell'apostolato: cura d'anime, insegnamento, azione sociale, propaganda missionaria, stampa apologetica, ecc. La loro regola s'ispira a quella agostiniana; perciò con decreto pontificio del 25 marzo 1925 gli Assunzionisti sono stati aggregati agli Eremitani di Sant'Agostino, prendendo il nome di Agostiniani dell'Assunzione. Nel 2001 la congregazione conta 950 membri distribuiti in 26 Stati del mondo.

ATEISMO. In senso stretto l'ateismo è la negazione dell'esistenza di Dio. Possono tuttavia essere assimilate all'ateismo tutte quelle dottrine che negano una qualsiasi causalità di Dio sul mondo.
Ateismo pratico e teoretico
Si può distinguere tra un ateismo pratico, comportamento per cui si agisce come se Dio non ci fosse, e un ateismo teoretico, negazione consapevole dell'esistenza di Dio. Riguardo alla seconda forma di ateismo, va precisato che esistono in questo senso un ateismo negativo, che ha alla base della sua negazione l'indifferenza per il problema di Dio, dichiarato non rilevante, e un ateismo positivo, che si presenta come ribellione contro Dio, in vista dell'affermazione di altri principi. La forma più semplice di ateismo negativo è lo scetticismo. Sia lo scetticismo antico (Carneade) sia l'empirismo illuministico moderno (Hume) tendono a svuotare di significato la disputa intorno a Dio o per l'impossibilità di provarne l'esistenza o per la contraddittorietà del concetto stesso di Dio. Una seconda forma di ateismo negativo è quella rappresentata dagli epicurei, i quali ammettono l'esistenza degli dei, ma negano che essi si interessino del mondo. Una terza e più radicale forma di tale ateismo è quella propria della filosofia analitica contemporanea (Carnap), che vede Dio come un nome senza significato e definisce i problemi sollevati da tale nome come non problemi, la cui unica soluzione possibile è il rifiutarne la formulazione stessa. L'ateismo positivo ha avuto più numerose forme di espressione. Una prima è costituita dal materialismo, nelle sue varie manifestazioni (La Mettrie, d'Holbach, Moleschott), che sostituisce Dio come principio dell'universo con un principio materiale. Una seconda è data dall'umanismo nelle sue varie forme: si tratta di negare Dio per salvare l'uomo. La forma più celebre di tale ateismo è quella espressa da Feuerbach che vede in Dio l'immagine capovolta dell'uomo; la negazione di Dio si presenta quindi come la possibilità unica di restituire l'uomo all'uomo.
Altre forme di ateismo
Sempre in questa prospettiva si collocano altre forme di ateismo come l'ateismo politico (Marx) che vede la negazione di Dio come una conseguenza di un rapporto non più alienato tra l'uomo e la società. Anche l'ateismo di Nietzsche, teso a negare Dio come immagine di un vecchio mondo di valori per sostituire a esso un'umanità nuova (il superuomo), si pone in questa direzione. Sartre infine intende l'ateismo come un dovere morale: affermare l'esistenza prima di ogni essenza significa credere all'esistenza e alla libertà dell'uomo prima e contro ogni concetto di Dio. La negazione di Dio è l'affermazione dell'assoluta libertà dell'uomo che progetta se stesso come Dio. Nonostante le apparenze la forma più radicale di ateismo è l'ateismo negativo, poiché, mentre l'ateismo positivo, come lo stesso Feuerbach ammette, non è un vero ateismo, in quanto nega l'esistenza di Dio, ma ne ammette gli attributi (amore, onnipotenza, ecc.) semplicemente riferendoli all'uomo anziché a Dio, l'ateismo negativo invece dichiara a priori l'improponibilità di qualsiasi questione riguardante Dio. Non può perciò essere considerato, come invece fu spesso fatto per l'ateismo positivo, conseguenza di una falsa immagine di Dio. Il dialogo quindi con ogni forma religiosa di pensiero si presenta più difficile. Una terza forma di ateismo fu di fatto considerato nella storia della filosofia il panteismo (sia nel Medioevo: Davide di Dinant, Amalrico di Bène; sia nell'età moderna: Spinoza, Fichte). Esso viene infatti a negare gli attributi tradizionali di Dio (quali in primo luogo la personalità) e a identificare Dio e natura, perdendo l'infinita distanza tra l'uomo e Dio. Anche la posizione kantiana, per quanto non neghi Dio, ammettendolo anzi come un postulato necessario della vita morale, conduce di fatto a ridurre Dio a una mera esigenza morale dell'uomo e a svuotarne di significato l'esistenza autonoma. Esiste infine una quarta forma di ateismo, nata in ambito religioso. Le sue lontane origini possono essere ricercate in Schleiermacher, il quale riduceva la religione a esperienza religiosa e dichiarava la nozione di Dio inessenziale a quest'esperienza definita vagamente come sentimento di dipendenza. La moderna teologia della secolarizzazione e in particolare la teologia della morte di Dio (Van Buren, Hamilton, Altizer, ecc.), insistendo sull'aspetto profano del mondo e sull'assenza di Dio da esso o sull'umanità di Cristo, anziché sulla sua divinità, possono essere definite un ateismo cristiano. Tale ateismo in definitiva, nato dall'esigenza di ritradurre il nome di Dio in un linguaggio significativo per l'uomo d'oggi, culmina nel rifiuto della trascendenza e nello smarrimento quindi di ciò che più essenzialmente è costitutivo del rapporto uomo-Dio.
Teologia cattolica
I teologi cattolici considerano sempre colpevole l'ateismo pratico, mentre nel caso dell'ateismo teoretico fanno una distinzione: l'ateismo negativo, consistendo in un'ignoranza assoluta di Dio, è incolpevole, mentre l'ateismo positivo, che è negazione esplicita dell'esistenza di Dio, è colpevole, perché la fede in Dio si perde solo per colpa. Oggi nella teologia cattolica si fanno sentire però delle voci più sfumate. Per esempio il teologo L. Billot ha sottolineato la necessità di considerare l'individuo in rapporto al suo ambiente sociale, da cui è condizionato. Inoltre si parla di ateismo nominale (conoscenza non autentica di Dio); di atei che credono di esser tali, ma in realtà accettano in modo inespresso la trascendenza, non raggiungendo un'espressione adeguata di essa; infine di ateismo completo, che si chiude esplicitamente e coscientemente alla trascendenza.

AVVENTISTI. Nome comune a vari gruppi cristiani che credono in un'imminente seconda venuta del Cristo. Gli avventisti più noti sono quelli che si richiamano all'agricoltore del Massachusetts William Miller (1782-1849), il quale, convertitosi e datosi alla meditazione delle Sacre Scritture, affermò che il “ritorno del Signore” sarebbe dovuto avvenire nel 1843. Questa persuasione diede origine a una predicazione che ebbe larga eco nel clima di “risveglio” (revival) anglosassone del sec. XIX. Deluso dai falsi calcoli del Miller, basati sulle profezie di Daniele, il movimento in un primo momento si sfasciò, ma poi si riprese, formando appunto la Chiesa degli avventisti. Ellen Gould White collaborò in modo decisivo alla formazione del nuovo movimento e a lei si deve l'introduzione della festa del sabato (vetero-testamentaria) donde il nome attuale di avventisti del settimo giorno o sabbatisti, che dal 1861 in poi ebbero una diffusione sempre maggiore soprattutto negli U.S.A. sia per il forte spirito organizzativo, sia per la creazione di tipografie e quindi l'utilizzazione della stampa quale strumento di cultura e di proselitismo. La massima valutazione della Bibbia, le dottrine della salvezza per la sola grazia di Cristo, la credenza nel suo prossimo ritorno, il versamento volontario di decime, il rigore morale, l'attività missionaria sostenuta da fondi rilevanti sono punti centrali del movimento degli avventisti del settimo giorno che, radicato nell'America Settentrionale, già nel 1953 aveva 2000 missioni in tutto il mondo e centinaia di case editrici, scuole, cliniche e anche università. Il numero complessivo dei membri è di ca. 5 milioni. In Italia gli avventisti sono arrivati negli anni Venti: le loro comunità contano alcune migliaia di membri.
fonte: http://www.sapere.it/
 
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